Mentre in Italia si è ancora immersi nell’oblio dei risultati elettorali, incredibile metafora di un paese che non funziona, il 28 febbraio scadono i termini dell’Emergenza Nord Africa. Il Ministero dell’Interno ha emesso una circolare secondo la quale tutte le persone accolte due anni fa all’indomani della rivoluzione libica, all’interno dei piani della Protezione Civile (che ha dismesso la responsabilità dell’accoglienza a fine 2012), dovrebbero ricevere cinquecento euro e fuoriuscire dai centri di accoglienza.
In effetti dalle frammentarie notizie che girano sembra che per la sorte delle persone accolte siano state individuate altre due soluzioni: rimpatrio assistito attraverso l’Oim e per le persone rientranti nelle categorie vulnerabili la possibilità di essere inseriti nello Sprar, anche se non si capisce bene con quali modalità, visto che un allargamento dei posti nel sistema di protezione per richiedenti e rifugiati, non è una cosa semplice.
Siamo alle solite, dunque, quelle di un paese che non riesce a gestire i processi di accoglienza dei migranti e che fa durare due anni un’emergenza senza pensare a come definire delle strategie con appropriate tempistiche.
Tra l’altro molti invii fatti dai Cara allo Sprar negli ultimi due anni, soprattutto di cittadini nigeriani, sono stati fatti passare per Ena (da alcuni riconosciuti come tali da altri no). E se il caos regna sovrano non si capisce bene cosa possa produrre dal punto di vista sociale questa data di chiusura dell’Emergenza Nord Africa, anche per chi non ha avuto ancora riconosciuto lo status di rifugiato.
Cosa succederà adesso, ammesso che le pratiche burocratiche per le fuoriuscite siano ultimate il 28 febbraio stesso? Cosa dovrebbero fare delle persone che si trovano a circolare su un territorio straniero con cinquecento euro? Alcuni operatori bolognesi che abbiamo interpellato non escludono che ci potrebbero essere occupazioni di massa, per cui a quel punto il problema si trasformerebbe in ordine pubblico. Vedremo nei prossimi giorni…
Marco Marano
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