Otto Bitjoka, un afro-lombardo tra impegno sociale e meritocrazia

intervista di Ebla Ahmed

Per me che sono cresciuta in Inghilterra, è normale trovarmi di fronte politici di diversi backgrounds. Basta essere preparati a lottare per quel Paese, perché “è la vita delle persone che hai fra le mani e non i pomodori”. Se è vero che l’Italia vuole uscire dalla crisi e cerca di rinnovarsi, premiare il merito delle persone, allora in questa Italia c’e una persona che, secondo me, è molto preparata. E si è messo in gioco, chiedendo il voto della popolazione lombarda.

Si chiama Otto Bitjoka è un uomo afro-lombardo, sposato con una milanese e da trent’anni, vive, appunto, a Milano, città dove è cresciuto e dove si è anche laureato, alla Cattolica, in Scienze Economiche e Bancarie. Mentre lo intervisto, mi sento subito a mio agio e con molta semplicità mi spiega argomenti che, di solito, dalla bocca degli altri politici sono difficili da capire.

Qual è il suo background?
Sono consulente per importanti aziende italiane e istituzioni governative africane. Nel 1999 ho creato una società che offre servizi telematici e Imprendim, associazione degli imprenditori immigrati per stimolare un confronto con il mondo dell’imprenditoria. Nel 2004 invece ho creato Ethnoland e per garantire l’accesso al credito agli imprenditori immigrati, ho istituito il Fondo PR.IM.I. e ho promosso una serie di convegni presso l’ABI e AssoFIN.

L’espressione: “Il merito è il motore del futuro” fa parte del suo motto. Perché?
Ritengo che il merito possa essere la chiave per uscire dalla crisi. E’ necessario mettersi in gioco insieme nel lavoro e correre tutti con le stesse opportunità. Solo a pari merito, infatti, si può vivere bene. Il merito è forma di maestà e competenza, eccellenza di un Paese.

E’ vero che da sempre è sempre impegnato nel sociale?
Ho ricevuto diversi riconoscimenti pubblici. E anche per questo, per impegnarmi nel sociale, ho deciso di candidarmi nella lista del consiglio Regionale “Con Ambrosoli presidente – Patto civico”. Io mi dedico molto al superamento delle discriminazioni. Molte utili proposte sono state pubblicate su www.certidiritti.it.

Ha appena detto che nel 2004 ha formato Ethnoland. Successivamente ha messo in piedi Talea. Cosa sarebbero? Insomma, il suo impegno è sempre stato in aiuto agli immigrati anche per investire in Italia e quindi arricchire il Paese?
La mia Fondazione ha l’obiettivo di radicare nel territorio la cultura del confronto, consentendo ai neocittadini di realizzare la propria diversità e affermare la propria identità come fattore di ricchezza. La Fondazione Ethnoland nasce anche con lo scopo di promuovere progetti di sviluppo e co-sviluppo in Italia e nei paesi di provenienza degli immigrati. L’attività di Ethnoland si concretizza con lo sviluppo di una dialettica a livello nazionale per un pluralismo culturale, che passa attraverso azioni e progetti sviluppati sul campo e attraverso l’organizzazione di dibattiti generali, corsi, studi sui target emergenti e sulle loro abitudini, convenzioni con altre Fondazioni in Italia e all’estero, promozione della pace e di una vita pacifica.

Talea (scuola di leadership degli immigrati qualificati) è un’iniziativa della Fondazione Ethnoland che nasce dalla consapevolezza di come i giovani stranieri più preparati siano invisibili agli occhi del mercato del lavoro italiano. E, allo stesso tempo, di quanto siano importanti una cultura plurale e un orientamento al diversity management. Talea è rivolta agli immigrati con percorsi di eccellenza durante gli studi universitari, brillanti dottorandi, con il massimo dei voti e un interessante curriculum di studi, giovani talenti, professionisti iscritti agli albi e aperti all’innovazione.

Cosa pensa dei “Nuovi Italiani”, delle cosiddette “Seconde Generazioni”?
L’Italia è matura per concedere il diritto di voto agli immigrati regolari, così come la cittadinanza a chi nasce in questo Paese. Basta solo avere orecchie per sentire. La questione deve restare fuori dal dibattito politico e dai programmi dei singoli partiti. E’ un “patto di civiltà” avere gli stessi diritti e non deve essere strumentalizzato da partiti politici.

Che significato ha per lei l’espressione Diversity Management?
Il diversity management (cultura della diversità nell’impresa) crea valore aggiunto al sistema produttivo e rende più performante il capitale umano qualificato, consentendo a chiunque la possibilità di una crescita sociale equa. La diversità è un arricchimento, una totale ricchezza. Dalle diversità cogliamo la “migliore specie”. Io sono contrario alla discriminazione di qualsiasi genere, orientamento sessuale, disabilità, età, nazionalità e origine etnica, religione e credenze personali. Il talento straniero è invisibile. Io sono per dare visibilità alle competenze di tutti.

Molti italiani l’accusano di pensare solo agli interessi degli immigrati. Cosa risponde?
Io sono ‘UNO DI NOI’ e il “Noi” è inteso come italiano. Vorrei restituire la dignità alla persona umana senza tener conto delle differenze. E se qualcuno pensa che voglio solo tutelare un certo gruppo di persone, agisce in mala fede. Pensa in mala fede. Sono italiano e amo questo Paese a prescindere dalle mie origini. Ho sudato e investito tutto (anche mia moglie è milanese) in questo Paese che sento mio. Chi più di me può capirlo? Se un immigrato di colore venisse eletto sarebbe il simbolo che la Lombardia è una società civile plurale. Non è bella una società “dell’uno contro l’altro”. Oggi la Lombardia deve essere una società aperta al multiculturalismo, tenendo conto e guardando verso l’Europa e con la ricchezza “dell’esperienza del diverso”.

Ci dica, allora, tre buoni motivi per votarla…
Sicurezza, legalità, onestà. Io cammino a schiena dritta come ho sempre fatto.


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