La foto del corpo esanime del piccolo Omar, tra le braccia del disperato padre, è diventata il simbolo del dolore palestinese durante l’ultima offensiva militare israeliana, Colonna di Nuvole (che ha lasciato sul campo oltre 170 morti). Il bimbo, di soli 11 mesi, è il figlio di Jihad Misharawi, collaboratore della Bbc.
Tra famiglie interamente cancellate dalle bombe e piccoli bambini uccisi negli “attacchi mirati”, si è ritenuto inizialmente che anche il piccolo Omar fosse rimasto vittima dei massicci e indiscriminati bombardamenti dell’aviazione israeliana. Ma un rapporto dell’Onu del 6 marzo ha dichiarato che invece il bimbo sarebbe morto “probabilmente a causa di un razzo palestinese che mancò Israele“. Matthias Behnke, capo degli uffici dell’Alto Commissariato Onu nei Territori, ha spiegato alla stampa che “non poteva affermare senza ombra di dubbio” che la morte del piccolo fosse stata causata da un razzo palestinese ma che le informazioni raccolte sul posto sentendo i testimoni oculari portavano a quella conclusione.
A supporto di questa tesi, come riporta Le persone e la dignità, c’è il fatto che i razzi venivano lanciati da una postazione non lontana dalla casa di al-Masharawi. E i danni riportati dall’abitazione sono, secondo Behnke, molto diversi da quelli che avrebbe prodotto un missile israeliano. “I testimoni hanno raccontato che il tetto della casa è stato colpito da una palla di fuoco, un’immagine che fa pensare ai frammenti di un razzo“.
I razzi usati dalle brigate armate a Gaza sono prevalentemente di matrice artigianale e non indirizzabili verso obiettivi precisi. Non è certo la prima volta che i loro attacchi finiscono per il colpire gli stessi civili gazawi, dato che spesso le postazioni usate sono proprio vicino ai centri abitati. Né la Bbc né – tantomeno – Hamas hanno commentato il rapporto dell’Onu.
Quello che è stato per mesi un simbolo dell’oppressione israeliana si è rivelato essere ben altro. Ma è il simbolo a essere venuto meno, non la tragedia che questo avrebbe dovuto rappresentare. Perché se testate come Amici di Israele e Informazione Corretta usano il termine “Pallywood“, va ricordato il perché di questa guerra. Se una fotografia – dal significato inizialmente distorto – apre il problema irrisolto degli ingovernabili e pericolosi razzi delle brigate nella Striscia, c’è la morte di un altro bambino che non può essere taciuta. Quella del tredicenne Ahmed Younis Khader Abu Daqqa – ucciso dalle mitragliatrici israeliane mentre giocava a pallone nel cortile di casa sua, vicino a Khan Younis – che ha scatenato le reazioni armate palestinesi e la conseguente operazione militare israeliana. Non si ceda perciò alla banale deduzione di cui sopra. Perché è il simbolo a essere venuto meno, non la tragedia che questo avrebbe dovuto rappresentare.
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