Ritorna la primavera. Dall’Italia alla Tunisia per il Forum Sociale Mondiale

Da Porto Alegre a Tunisi. Per la prima volta il Forum Sociale Mondiale varca l’oceano per spostarsi in un Paese di cultura araba. La capitale della Tunisia sarà la sede dell’incontro che si svolgerà da martedì 26 a domenica 30 marzo. Un appuntamento gravido di incognite. Che forum sarà? Riuscirà a ridare energia per una nuova spinta propulsiva a “los dabajos”, movimenti dal basso, per dirla con gli zapatisti, per ricordare a tutti che “un altro mondo è possibile”? Oppure si rivelerà, come è stato per gli ultimi forum, un contenitore vuoto, utile solo ai governi per farci rimbalzare e arginare le voci critiche alla globalizzazione liberista?

L’unico modo per rispondere a queste domande è quello di partecipare al forum sociale. Dall’Italia tantissime associazioni, comitati, sindacati di base e movimenti vari sono in partenza per Tunisi. La delegazione più numerosa sarà probabilmente quella al seguito di Ya Basta! in collaborazione con “Un Ponte Per”. Quasi un centinaio di attivisti stanno preparando gli zaini. Altri sono già in Tunisia per mettere a punto la logistica della “carovana” o per continuare i progetti di collaborazione per la realizzazione di media center a Sidi Bouzid, Regueb e Menzel Bouzaiane, nel sud del Paese.

I motivi per i quali Ya Basta! ha organizzato la sua carovana verso Tunisi ce li spiega Vilma Mazza, portavoce dell’associazione: “Ci andremo per capire cosa sta succedendo nel mondo arabo. Un mondo che ci è molto più vicino, e non solo geograficamente, di quanto tanta stampa vorrebbe farci credere. Ci andremo per scambiare esperienze, percorsi e desideri con chi sulle coste del nostro stesso mare sta affermando con determinazione che indietro non si può tornare, con chi chiede a gran voce giustizia sociale, libertà e democrazia reale”.

Quasi una Odissea: un viaggio per conoscere speranze e battaglie di chi vive sull’altra sponda del nostro mare. Un viaggio per vedere con i propri occhi e per ascoltare con le proprie orecchie. Un viaggio contro le mistificazioni. Niente come le primavere arabe ci hanno insegnato quanto fossero errati gli stereotipi benedetti dai giornali e dalle tv. Gli arabi, si diceva, sono fatti così: non hanno vissuto il Rinascimento, la Controriforma e le lotte operaie. Sono rimasti indietro nell’orologio della storia. La democrazia non è nel loro DNA. Possono essere governati soltanto o dagli integralisti (nemici dell’occidente) o da dittature più o meno soft. Dittature che, per riflesso, diventavano amiche dell’occidente e quindi “tollerabili”. In fondo, sottolineavano anche commentatori che si richiamavano alla sinistra, è meglio così anche per loro.

Un bel cumulo di menzogne che proprio le primavere arabe hanno spazzato via insieme ai governi fascisti e torturatori. Perché l’aspirazione alla libertà, alla difesa dei diritti fondamentali e alla partecipazione democratica percorrerà anche strade diverse ma non ha religione o razza.

Eppure, a due anni di distanza, le menzogne sul mondo arabo continuano ad essere contrabbandate da media e opinionisti televisivi. La spinta riformista data dalle rivoluzioni è conclusa, è stato detto. Le grandi mobilitazioni popolari sono oramai storia. Nelle piazze arabe è sceso il silenzio e un nuovo ordine globalizzato ha ripreso il governo della situazione.

“E’ un dato di fatto – conclude Vilma Mazza – che le grandi mobilitazioni della primavera araba oggi si scontrano con forme politico-istituzionale che vorrebbero chiudere spazi di libertà e di costruzione di un futuro diverso. Ma contro questa deriva sono riprese un po’ dappertutto, con grande forza e risonanza, soprattutto in Egitto e Tunisia, le manifestazioni moltitudinarie. Queste proteste in piazza ci aiutano a capire che la primavera araba non è stata solo una ventata passeggera, ma che in questi Paesi è in corso una vera e propria rivoluzione con tutti i suoi flussi e riflussi, i suoi limiti e delusioni, le sue innovazioni e potenzialità. Una rivoluzione che si è radicata nelle modalità del vivere quotidiano di uomini e donne insofferenti alle rigide imposizioni e che rivendicano le libertà individuali come uno status civile irrinunciabile”. Uno status che non ha colore, Paese o religione.

Riccardo Bottazzo


Profilo dell'autore

Riccardo Bottazzo
Giornalista professionista e veneziano doc. Quando non sono in giro per il mondo, mi trovate nella mia laguna a denunciare le sconsiderate politiche di “sviluppo” che la stanno trasformando in un braccio di mare aperto. Mi occupo soprattutto di battaglie per l’ambiente inteso come bene comune e di movimenti dal basso (che poi sono la stessa cosa). Ho lavorato nei Quotidiani dell’Espresso (Nuova Venezia e, in particolare, il Mattino di Padova). Ho fatto parte della redazione della rivista Carta e sono stato responsabile del supplemento Veneto del quotidiano Terra. Ho all’attivo alcuni libri come “Liberalaparola”, “Buongiorno Bosnia”, “Il porto dei destini sospesi”, “Caccia sporca”, “Il parco che verrà”. Ho anche curato e pubblicato alcuni ebook con reportage dal Brasile pre mondiale, dall’Iraq, dall’Algeria e dalla Tunisia dopo le rivoluzioni di Primavera, e dal Chiapas zapatista, dove ho accompagnato le brigate mediche e un bel po’ di carovane di Ya Basta. Ho anche pubblicato racconti e reportage in vari libri curati da altri come, ricordo solo, gli annuari della Fondazione Pace di Venezia, il Mio Mare e Ripartire di FrontiereNews.
Sono direttore di EcoMagazine, sito che si occupa di conflitti ambientali, e collaboro con Melting Pot, FrontiereNews, Global Project, Today, Desinformemonos, Young, Q Code Mag, il Manifesto e lo Straniero. Non riesco a stare fermo e ho sempre in progetto lunghi viaggi. Ho partecipato al Silk Road Race da Milano a Dushanbe, scrivendo reportage lungo la Via della seta e raccogliendo racconti e fotografia in un volume.
Non ho dimenticato la formazione scientifica che ho alle spalle e, quando ho tempo, vado a caccia di supposti fantasmi, case infestate o altri "mysteri" assieme agli amici del Cicap, con il quale collaboro per siti e riviste.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Potresti apprezzare anche

No widgets found. Go to Widget page and add the widget in Offcanvas Sidebar Widget Area.