Più di 1500 destinazioni in 90 paesi differenti. Ecco quello che offre Trans Artist, centro culturale internazionale, a pittori, fotografi, disegnatori e scultori di tutto il mondo: la possibilità di spostarsi nei cinque continenti e di ottenere fondi per i propri progetti, a seconda delle diverse preferenze e inclinazioni. Scegliere il luogo dove lavorare e avere gli strumenti finanziari per farlo: un sogno molto difficile da realizzare per chi lavora nel campo della cultura, e non solo.
Lo strumento principale per dare forma a questa nuovissima “cooperazione culturale internazionale” si chiama “Artist-in-Residence”: si tratta di una rete globale di centri di residenza per artisti e curatori che si pubblicizzano a vicenda e si mantengono in costante contatto fra loro. I centri dei progetti Artist-in-Residence significano condizioni di lavoro ottimali e stimolanti per la creatività. Non a caso i governi di molti stati, nonché realtà quali Unesco-Aschberg e Ford Foundation, incoraggiano i progetti di Artist-in-Residence nel campo della promozione culturale.
Il fenomeno ha alle spalle più di un secolo di storia. Gli artisti hanno sempre registrato l’esigenza di viaggiare, non solo per confrontarsi con altre comunità artistiche, ma anche per estendere il loro bacino di acquirenti, in cerca di nuove commissioni e ammiratori. Già intorno al 1900 si legge dei primi esperimenti di Artist-in-Residence in Europa, Stati Uniti e Regno Unito. Il più famoso è sicuramente Worpswede, la colonia fondata nel 1889 da alcuni artisti, tra cui Heinrich Vogeler e Rainer Maria Rilke: questo villaggio vicino Bremen venne trasformato in un luogo di incontro culturale famoso a livello globale, tanto da essere ribattezzato Weltdorf (villaggio del mondo). Nel 1971 il luogo vide infine la fondazione del Künstlerhäuser Worpswede, uno dei primi e più rinomati centri residenziali per artisti aperto ad un’utenza variegata.
È con l’era della globalizzazione, tuttavia, che l’Artist-in-Residence si è affermato come uno degli elementi fondamentali per il mercato dell’arte. A partire dal 1990, una nuova ondata di centri residenziali per artisti sono fioriti, in particolare, al fine di gettare un ponte tra il “vecchio” occidente e le nuove potenze orientali, africane e sud-americane: la diversità di paesi come Brasile, Cameroon, Estonia, Giappone, Vietnam è diventata un prezioso e pacifico laboratorio per nuovi incontri artistici. La qualità e la varietà dei progetti si estende di giorno in giorno: workshop inter-disciplinari, progetti “nomadi”, residenze collaborative sono solo alcuni dei modi in cui l’arte raggiunge nuove frontiere attraverso la cooperazione internazionale.
La Trans Artist si è unita alla MEDIA Desk Nederland il primo gennaio 2013, per dare vita alla SICA: l’organizzazione per la cooperazione culturale internazionale. Esperimenti come quello della Trans Artist, o della SICA, appunto, rappresentano nuovi e interessanti realtà. Si delineano così nuovi orizzonti, tanto nel mondo del sociale quanto in quello della bellezza e della cultura.
Rossella De Falco
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