testo e foto di Monica Ranieri
Da Piazza Vittorio, noto cuore pulsante e simbolo di un volto capitolino che si riflette in una pluralità di lingue e di storie in cammino, la rete “Città Migrande” (partita da Torino e poi estesa anche a Milano, Firenze, Napoli e Genova) ha deciso di far partire a Roma una serie di visite guidate alla scoperta dell’intreccio fra due componenti il paesaggio urbano che non di rado soffrono per una diffusa indifferenza e noncuranza loro riservata: il patrimonio monumentale e artistico del quartiere e la sua memoria storica ed il nuovo e multiforme patrimonio culturale rappresentato da una storia in costruzione, quella dei luoghi, degli angoli, degli edifici che la vita ed il lavoro delle comunità migranti caratterizzano e rendono vivi, teatro dello sforzo quotidiano di conciliare la speranza in una nuova vita con la percezione dell’assenza o della lontananza di un’origine.
L’idea madre del progetto – promosso e gestito dalla operativa torinese Viaggi Solidali, e delle Onlus Oxfam Italia ed ACRA a partire dal 2009 – è quella che ci spiega Francesco Vietti, antropologo e scrittore, a Roma in rappresentanza di Viaggi Solidali: “Si tratta di organizzare passeggiate interculturali accompagnati dai migranti, fornendo occasione di raccontarsi a cittadini che abbiamo come esperienza esistenziale quella della migrazione o di essere figli di migranti e che possono raccontare sia la loro esperienza biografica e le storie di migrazione degli altri cittadini che sono arrivati in Italia, sia la storia del territorio, e quindi anche conoscere meglio e trasmettere la loro passione per la città dove vivono”. Attività chiave del progetto è la formazione di guide che, anche se prive di esperienza nel settore, dimostrano attitudine alla mediazione e alla comunicazione culturale, mentre suo fine ultimo è quello di dare avvio ad un’attività imprenditoriale in campo turistico, che pur se responsabile, possa costituire una concreta possibilità di reddito per i migranti coinvolti. La qualità della formazione è garantita attraverso corsi che includono la carta dei principi del turismo responsabile, le tecniche di comunicazione necessaria, ma che spaziano poi soprattutto dalla conoscenza della storia del territorio e della storia locale alle modalità di costruzione di quella che Francesco definisce come “una storia alternativa dei territori non giocata sull’identità dominante ma su quelle storie di minoranze storiche, linguistiche e religiose che costituiscono il panorama culturale di un territorio”.
Ciò che rende concretamente interessante il progetto è inoltre la fase in cui viene stabilito l’itinerario: alla proposizione di uno schema da parte degli operatori turistici professionisti segue discussione, arricchimento ed ampliamento del percorso in base al contributo delle guide, che suggeriscono tappe, incontri ed interlocutori da incontrare sul territorio. Per la città di Roma referente del progetto è Laura Valieri, la quale chiarisce che la composizione del gruppo di guide migranti romane è stata resa possibile dalla collaborazione con una serie di associazioni radicate ed operanti sul territorio, come l’associazione Esquilino Laboratorio 2020, l’associazione di genitori della scuola “Di Donato”, il progetto “Mediazione Sociale Esquilino”, e l’associazione Italia-Bangladesh, rappresentata nel gruppo delle guide da Mina Sultan Ahamed, l’Associazione delle Donne Capoverdiane in Italia, attiva da oltre venticinque anni e presieduta da Angela Spencer Teque, apprendista guida e in Italia da 36 anni.
Al lavoro sul progetto “Roma Migranda” da due anni, il gruppo ha proposto per l’occasione un itinerario che partendo dalla Porta Magica di Piazza Vittorio ha esplorato la storia delle architetture circostanti, per poi addentrarsi nella rete di strade che si snoda intorno alla Piazza conducendo a punti di notevole interesse storico e artistico come l’Auditorium di Mecenate, la Chiesa di Sant’Alfonso, l’Arco di Gallieno in prossimità del quale si realizza un emblematico incontro fra la Chiesa di San Vito e un centro islamico, fermandosi lungo il percorso a visitare prima un’erboristeria cinese, un tempio buddista di Via Ferruccio ed una bottega di artigianato afgano-pakistano, per terminare infine al Nuovo Mercato dell’Esquilino, dove le guide hanno offerto un’esauriente spiegazione riguardante spezie ed aromi. Cicerone ufficiale della prima uscita è Wael Elmenshawy, trentatrenne egiziano padre da otto mesi di un bimbo che lui è contento di aver fatto nascere in Italia, in quella che lui definisce “società multiculturale in cui si potranno vedere tante religioni e culture” perché “gli stranieri sono una ricchezza, ognuno porta la sua cultura e prova a rappresentarla”. Wael è arrivato a CittàMigrande tramite l’associazione di volontariato CuciMondo, ma non è affatto un novizio essendo stato guida turistica in Egitto ed avendo sempre lavorato a Roma nel settore del turismo. Ed infatti è perfettamente a suo agio nei panni dell’intrattenitore interculturale, destreggiandosi con abilità fra le domande dei turisti e la spiegazione di culture anche differenti dalla sua. Parlando con Wael appare chiara la sua volontà di comunicare e di aderire a Città Migranda facendo suo il concetto di responsabilità, una responsabilità avvertita nei confronti di se stesso, della propria cultura e del paese nel quale ha deciso di radicare, per un periodo o forse per sempre, la propria esperienza: la responsabilità di essere portavoce della propria cultura, di un punto di vista diverso ma complementare sul mondo e quindi di farsi conoscere, e di saper ascoltare il racconto dell’altro.
Lamine Ka, giovane senegalese collega-guida di Wael, definisce “Roma Migranda” un’occasione per conoscere l’altro ma, nella sua ottica, rappresenta forse qualcosa di più complesso, quasi un modo per appropriarsi di uno spazio di cittadinanza che possa diventare comune, travalicando ma al contempo rispettando ed esaltando la differenza: “Il percorso è destinato agli abitanti della città di Roma, per far comprendere loro la compresenza di varie culture, soprattutto in questo punto in cui convivono attività di tutte le nazionalità. C’è tantissima gente di Roma interessata a sapere, scoprire, vedere, come noi viviamo, perché noi, come immigrati siamo venuti anche con la nostra cultura, con la nostra religione. E Il percorso mostra noi per come siamo, come lavoriamo, come pensiamo questo paese e come pensiamo il nostro paese, come realizziamo questa integrazione perché vivendo qui dobbiamo anche integrarci per partecipare alla vita attiva di questo paese”. Insieme ad Angela, Sultan, Wael e Lamine si stanno formando e opereranno come guide anche la coppia di ucraini Oksana Boyko e Mykhylo Duminsky (chiamato da tutti Michele), genitori di una bellissima bimba nata in Italia, e ancora Nibir e Shirina (Bangladesh), Sakun (Nepal), Wen (Cina).
La prima passeggiata romana, avvenuta il 20 aprile, è stata inoltre l’occasione per gli organizzatori per visitare, insieme alle guide migranti delle altre città delle rete, il Museo Etnografico “Pigorini” che ospita in questi giorni, nell’ ambito del programma “[S]oggetti migranti,dietro le cose le persone”, l’esposizione incentrata sullo sviluppo della rete curata da Viaggi Solidali. Per ulteriori info cliccate qui.
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