Sadali, il villaggio sardo ripopolato grazie ai buoni spesa

A volte per reagire alla crisi in cui ci troviamo si rende necessaria una buona dose di creatività. L’Italia nella sua storia ha spesso fatto proprio questo principio e in questi ultimi anni non ha fatto eccezione Sadali, un villaggio di 900 anime nell’entroterra sardo che vive un concreto problema di spopolamento.

Per poter affrontare quest’emergenza, l’amministrazione locale si è inventata un originale stratagemma: pagare le giovani coppie per trasferirsi stabilmente nel villaggio. Nello specifico l’offerta si compone di un’erogazione di 200 euro al mese in buoni spesa per la durata di due anni; unica condizione è che il comune da cui si proviene deve avere più di 3000 abitanti poiché altrimenti si rischia di ripopolare un villaggio alle spese di un altro. L’iniziativa ha permesso al piccolo paese sardo di passare da 928 a 958 persone in poco più di 2 anni.

«Per un paese come il nostro, che si è spopolato ininterrottamente dagli anni ’60 in poi, una trentina di persone in più in pochi anni sono un successo: equivalgono più o meno a un incremento del 3%» queste le parole del sindaco Romina Mura, neo-deputata PD, che parlando dell’iniziativa ha aggiunto come i bonus nominativi offerti non sono spendibili al di fuori del territorio comunale. Questo non può che far contenti sia i commercianti che i normali cittadini sadalesi, finanziatori indiretti del progetto, consapevoli del fatto che i soldi erogati restano nel territorio e che stanno contribuendo ad evitare l’avvento di un paese fantasma.

I neoresidenti sadalesi hanno un identikit preciso, sono ragazzi con età compresa tra i 25 e i 40 anni, sposati, livello d’istruzione medio-alto e con esperienze professionali perlopiù artigianali o agricole che portano loro ad essere desiderosi, commenta il sindaco, «di mettersi in discussione e di rimettere le mani nella terra: non a caso, molti di loro stanno riportando a nuovo vigore gli orti abbandonati della zona».

E’ una scelta di vita quindi, quella di trasferirsi nel piccolo centro. Tra i protagonisti ci sono Andrea Possenti e sua moglie Elena, entrambi 28enni di Cagliari che cercano di coinvolgere nel progetto anche altre coppie e lo fanno attraverso il blog “Ripopola Sadali” (blog.libero.it/ripopolasadali/).«Noi vogliamo cogliere l’occasione dei bonus per trasferirci lì e risvegliare il paese organizzando attività culturali e iniziative legate all’ecosostenibilità», spiega Andrea, grafico pubblicitario nonché neo papà.«Finora ci sono state circa duecento persone che si sono interessate a questo progetto. Ma tranne quattro famiglie “pioniere” che già si sono spostate, l’idea non è ancora andata in porto. Primo perché sembra non ci siano molte case in affitto. E secondo perché nel villaggio non c’è ancora il clima ideale: una parte dei residenti teme che andiamo lì per stravolgere tutto. Noi invece vogliamo solo arricchire quella comunità. Speriamo di farcela», dice.

Un’idea quella di Sadali che in poco tempo ha fatto il giro d’Italia stuzzicando l’interesse di realtà simili, interessate all’esperimento.

Ad esempio a San Giovanni d’Asso, un piccolo borgo di 900 abitanti vicino Siena, l’amministrazione ha promosso nel 2011 un esperimento simile all’originale: 300 euro di contributo affitto per dodici mesi a chi decide di trasferire la residenza; anche se il sindaco Michele Boscagli ci tiene a precisare: «È stato un bando una tantum, non l’abbiamo rinnovato per mancanza di fondi».

«Le domande sono state una quarantina, ma a oggi si è trasferita una sola famiglia: tutte ci chiedevano anche un lavoro. In questo periodo di crisi, se non si offre anche un’occupazione, le iniziative del genere rischiano di essere non abbastanza efficaci».

Un messaggio recepito forse dal Comune di Quiliano, in provincia di Savona, nel quale si è deciso di affidare in concessione gratutita alcuni terreni da coltivare. «Nel campo ci sono alcune piante tipiche del posto, come l’albicocco, e la persona che si aggiudica il bando dovrà curare la raccolta dei frutti e fare manutenzione: se non è un vero e proprio lavoro, poco ci manca», dice il primo cittadino Alberto Ferrando.

Un’idea quest’ultima che ha dei precedenti illustri; fu la Chiesa ortodossa in Grecia nel 2012 a mettere a disposizione appezzamenti di terreno per le famiglie più gravemente colpite dalla recessione.

Il sindaco precisa però come l’amministrazione non si sia ispirata a nessun caso particolare. «Gli enti locali devono fare sempre di necessità virtù. Le morse del patto di stabilità interno non ci permettono di avere abbastanza risorse per sostenere il reddito di chi è più in difficoltà. E così, soprattutto nelle realtà più piccole, bisogna usare tanta fantasia».

Alex Bizzarri

 


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