In Australia, Paese famoso per la propria apertura all’immigrazione, la questione rifugiati è un argomento controverso quanto nel resto dei paesi occidentali. I giornali riportano ogni settimana lo sbarco di imbarcazioni fatiscenti di profughi da ogni parte del mondo presso Christmas Island, la Lampedusa australiana, e la possibilità di integrarli nello Stato accende aspramente l’opinione pubblica.
SBS, Special Broadcasting Service, è una rete di canali televisivi, radiofonici e programmi in rete che offre servizi culturali e di intrattenimento con lo scopo di soddisfare a 360° la ricca e preziosa multi etnicità che contraddistingue la società australiana: nel palinsesto sono presenti quotidianamente telegiornali, talk show e documentari in tutte le lingue parlate dalla popolazione nazionale.
Questa florida produzione ha realizzato negli ultimi due anni un programma televisivo unico nel suo genere: Go Back to Where You Come From. Si tratta di un reality show nel quale 6 partecipanti australiani doc, con posizioni radicali nei confronti dei rifugiati che sbarcano in Australia, si sono resi disponibili per 26 giorni a ripercorrere al contrario la strada, o meglio la fuga, che ha portato tanti profughi nella loro terra. Ogni tappa del loro percorso è stata supportata dalle riflessioni di un professore universitario esperto in materia, per coglierne i significati complessi.
Per calarsi completamente nella realtà vissuta dai rifugiati, il “gioco” ha imposto regole rigide: prima di partire ad ognuno è stato requisito cellulare e portafoglio per provare in prima persona la sensazione di chi scappa senza avere nulla con sé.
Nella prima edizione del 2011 sono state scelte sei persone comuni con opinioni rigide sull’argomento; i protagonisti, seguiti dalle telecamere di SBS, sono stati divisi in due gruppi per conoscere due diverse famiglie di rifugiati stabilitesi in Australia: una congolese e una irachena. Dopo aver vissuto nelle loro case, aver ascoltato le loro storie e aver praticato le loro usanze, sono stati trasportati a bordo di un’imbarcazione pericolante verso la Malesia. Qui hanno conosciuto la realtà dell’accoglienza in una struttura di “passaggio”, un limbo nel quale molte famiglie sono costrette a sostare in condizioni precarie e malsane in attesa della nuova partenza verso la meta ambita.
La tappa successiva ha portato i sei intraprendenti australiani nel primo dei campi profughi che le due famiglie hanno vissuto non appena scappati dal loro Paese, ovvero rispettivamente il campo dell’UNHCR in Kenya e una struttura di accoglienza in Giordana. Infine sono stati immersi fin dentro la realtà di partenza di quelle famiglie: la Repubblica Democratica del Congo e l’Iraq, scortati dai caschi blu dell’UN da un lato e delle forze militari statunitensi dall’altro.
La seconda edizione, conclusa lo scorso dicembre, ha visto partecipare 6 personaggi noti tra politici, attori, scrittrici e showgirl.
Questa edizione, ugualmente divisa in due gruppi, ha coinvolto i partecipanti nelle vite di una famiglia somala ed una afgana. Il loro viaggio li ha portati a conoscere di persona due dei luoghi più disperati e pericolosi del pianeta: Mogadiscio, in Somalia, e Kabul, in Afganistan. Dopo aver ripercorso la tappa “limbo” in Indonesia, i protagonisti di questa serie hanno infine conosciuto sulla propria pelle la condizione dei centri di detenzione temporanea di Christmas Island.
Il programma è stato un esperimento sociale più che un semplice reality, nel quale i protagonisti hanno toccato con mano un problema fin lì conosciuto solo attraverso il filtro dei mezzi di comunicazione.
Imbarcarsi nel buio su una nave insicura, vivere un’imboscata della polizia in un edificio dove centinaia di disperati si nascondono in attesa di scappare nuovamente, mettersi in fila in un campo profughi per la propria razione di farina quotidiana, condividere spazi affollati e decadenti con centinaia di persone sconosciute: queste e tante altre situazioni non possono lasciare nessun essere umano insensibile. Ma se è vero che qualcuno ha cambiato opinione grazie a quest’avventura, alcuni hanno solo, perlomeno, moderato i toni .
Dal carattere costruito e compassionevole, il reality ha avuto comunque il merito di far conoscere ai protagonisti con i loro occhi la disperazione che si nasconde dietro i volti di molti degli immigrati che fino a quel momento erano solo gli stranieri della porta accanto, con i loro fastidiosi “diversi” modi di fare.
Un’idea originale tesa ad aprire gli occhi verso “l’altro”: un motivo sufficiente per essere degna di nota e di un giudizio positivo.
Tutte le puntate della prima e della seconda edizione sono disponibili online: http://www.sbs.com.au/goback/
Profilo dell'autore
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Come si possono sentitizzare 30 anni di vita e il carattere di una donna in una biografia di poche righe? Proviamo:
Nata a Roma ma non romana fino all'osso.
Italiana ma meticcia nell'animo, grazie alla ricchezza assorbita dalle esperienze in giro per il mondo e dal contatto con le altre culture anche nel mio paese.
Laureata in Relazione Internazionali ma appassionata di Cooperazione Internazionale, migrazioni e diversità culturali.
Fundraiser ma insegnante di italiano per stranieri.
Amante della storia e delle tradizioni ma Viaggiatrice sempre in cerca di nuove idee per creare "Altro".
...E in questo caso: Blogger per apportare il mio contributo al progetto interessante ed oggi più che mai necessario di Frontierenews.it, per sostenere un "mondo plurale".
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Ciao Eleonora! Un nuovo articolo molto interessante…
Il tuo diario di viaggio australiano e’ stato molto prezioso per me…
Ti leggo con piacere da oltre 6 mesi e da circa 2 mi trovo a Melbourne.
Sarebbe bello incontrarti di persona per confrontare le nostre esperienze. Nei prossimi giorni seguiro’ lo Human Rights Art and Film Festival dell’ACMI, in Federation Square. Ti lascio la mia e-mail: andreasciurti@hotmail.it . A presto!