“Le Murate erano un carcere, oggi diventano un luogo di libertà”. Questa l’introduzione del sindaco di Firenze Matteo Renzi all’inaugurazione della prima casa per attivisti digitali creata dal Robert F. Kennedy Center, la “RFK International House of Human Rights”, all’interno degli spazi delle Murate fiorentine.
“Inquilini” della casa saranno i dissidenti digitali, ragazzi e ragazze da tutto il mondo che grazie all’apporto della tecnologia si sono contraddistinti nella lotta per i diritti umani; Pakistan, Siria, Uganda, Messico e Filippine per citare alcuni dei Paesi. “Inauguriamo la casa per gli attivisti digitali nel mondo – ha continuato il sindaco – che portano avanti battaglie di libertà”. “La più grande forma di degrado da combattere – ha concluso Renzi – è la solitudine”.
Non è mancato un intervento di Kerry Kennedy, figlia di Robert F. Kennedy che ringraziando il sindaco di Firenze ha spiegato l’importanza dei social network e della tecnologia nelle battaglie e nelle lotte per i diritti: “Nella primavera araba i social sono stati fondamentali”, dice spiegando anche le app che ora stanno cambiando il modo di lottare in Uganda.
La struttura che accoglierà i gruppi di “digital activist”, oltre alle stanze dello staff, è dotata di dodici camere e due sale per incontri ed esposizioni, al suo interno ha inoltre sede la Robert F. Kennedy Center for Justice and Human Rights Europe, unica sede fuori dagli USA atta ad onorare la memoria del Senatore e a promuovere i diritti umani globali.
L’obiettivo del progetto è la realizzazione di un luogo internazionale di incontro, formazione e ricerca sull’utilizzo di IT e social media per promuovere i diritti umani, organizzando eventi e meeting tra organizzazioni di tutto il mondo attive nel medesimo campo si punta a creare quindi un solido network relazionale.
“Siamo fermamente convinti – spiega Kerry Kennedy, Presidente del RFK Center – che attraverso il confronto diretto tra i protagonisti sia possibile promuovere in ogni angolo del mondo la cultura della promozione dei diritti umani. E’ bello pensare che uno degli attori della movimento per i diritti umani del Pakistan e un attivista sudamericano possano scambiarsi consigli, condividere esperienze e diventare ancora più efficaci e sicuri”.
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