“Il miglior attacco è la difesa, servono per fare la pace“. Così Mario Mauro, nuovo ministro della Difesa, difende l’utilizzo dei fondi per acquistare F35 in un’intervista al Messaggero.
Già. “Sistemi di difesa avanzati, come gli F35, servono per fare la pace”, sostiene il ministro. “Se vogliamo la pace, dobbiamo dunque possedere dei sistemi di difesa che ci consentano di neutralizzare i pericoli che possono insorgere in conflitti che magari sono distanti migliaia di chilometri da casa nostra, ma che hanno la capacità di coinvolgere il mondo intero e di determinare lutti e povertà”.
“Noi che abbiamo sperimentato attraverso un progetto ardito, l’Unione europea, settanta anni di pace, abbiamo forse dimenticato che, prima, questioni anche marginali si risolvevano a cannonate. “Ora”, continua Mauro, “l’utilizzo di strumenti complessi come gli F35 si giustifica in una visione integrata delle esigenze di sicurezza da parte di attori della comunità internazionale che, attraverso l’esercizio della potestà della difesa, garantiscono la pace per tutti. Gli F35 saranno l’egida della pace e non uno sfizio da toglierci”.
Però il ministro rassicura che “in dieci anni avremo 33mila militari in meno” e che in occasione della Festa della Repubblica del 2 giugno non ci sarà il passaggio delle Frecce Tricolori perché “dobbiamo ridurre i costi”.
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[…] l’argomento degli interventi umanitari per giustificare l’acquisto dei caccia. L’avevamo già denunciato lo scorso 23 maggio quando il Ministro della Difesa Mario Mauro li aveva definiti degli strumenti […]
Caccia F35 può esplodere se colpito da fulmine”. E il Pentagono blocca i voli
La scoperta grazie a uno studio della difesa americana pubblicato in esclusiva dal Sunday Telegraph. La Lockheed Martin smentisce, ma l’Italia sta per spendere comunque 170 milioni di euro per acquistare 50 esemplari del modello incriminati. Di Pietro: “E’ gravissimo che si spendano soldi pubblici per acquistare bombe volanti”
Avveniristici, costosi ma praticamente inutilizzabili in caso di temporale. Nuovi guai per il caccia F35, l’ambizioso progetto delle forze armate americane che ha convinto l’Italia ad investire quasi 200 milioni di euro per acquistarne 50 esemplari. Venerdì scorso, infatti, il Pentagono ha sospeso i voli della versione per i Marine, la ‘B’, del caccia-bombardiere ‘stealth’ F-35 Jsf della Lockheed Martin.
Secondo la versione ufficiale, la causa dello stop è stato un ‘problema’ registrato durante un volo di addestramento della Usa Air Force nella base di Eglin in Florida: ‘qualcosa’ ha causato lo spegnimento del sistema propulsivo (in reattori) e ha costretto il pilota ad interrompere il decollo all’improvviso. Il blocco riguarda tutti i 25 F35 ‘B’ (a decollo corto e atterraggio verticale, Stovl) finora costruiti, mentre restano operative le versione ‘A’ per l’aeronautica (a decollo e atterraggio convenzionale), di cui l’Italia ne dovrebbe comprare 60, e ‘C’ per la Us Navy. Nel complesso, gli Usa e i loro alleati intendono costruirne 2.443 esemplari ad un costo globale e provvisorio di 323 miliardi di dollari. Al progetto partecipano anche Gran Bretagna, Italia ( che assemblerà le ali nell’impianto Alenia-Aermacchi di Cameri vicino Novara), Olanda, Australia, Canada, Norvegia, Danimarca, Turchia, Israele e Giappone.
La nota diffusa dal Pentagono, però, non specificava quale fosse stato in realtà il problema. A risolvere il caso ci ha pensato all’indomani il Sunday Telegraph: l’F-35 Jsf di Lockheed Martin potrebbe esplodere se venisse colpito da un fulmine perché il serbatoio di carburante salterebbe in aria. Secondo l’edizione domenicale del Telegraph, i tecnici hanno scoperto che la spasmodica ricerca di alleggerire il jet ha portato a ridurre eccessivamente lo spessore del serbatoio del carburante, rendendolo vulnerabile non solo al fuoco nemico rispetto ai jet più antiquati, ma anche ad un fulmine. Lo scoperta è contenuta in un rapporto dell’ ‘Operational Test and Evaluation Office‘ del Pentagono, che vieta ai 63 F-35 finora realizzati di volare a meno di 45 km da un temporale. Il tutto fino a quando non sarà modificato il serbatoio.
In serata, però, è arrivata la smentita della Lockheed Martin. ”Il programma di test per ilvelivolo F-35 Lightning II prevede che i test sulla protezione antifulmine siano realizzati nella fase conclusiva del programma di prove in volo. Per allora il programma prevede che il jet sia attrezzato opportunamente per volare in qualunque condizione meteorologica” ha precisato l’azienda per rispondere alla notizia pubblicata sul Sunday Telegraph. “Ad oggi – continua la nota – essendo i test in volo ancora in corso come previsto, il limite per le operazioni è fissato a 25 miglia da un temporale: si tratta di una distanza ritenuta sicura e ragionevole per svolgere le attività di test previste in questa fase”.
DAL SITO UGL DELLA POLIZIA DI STATO
http://www.uglpoliziadistato.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3738&Itemid=59
QUESTI AEREI NON DIFENDONO NEMMENO CHI LI PILOTA