In morte di Clément Méric, antifascista

La fotografia del giovane Clément Méric campeggia in prima pagina su «Libération», che titola Mort d’un antifa.

Clément è morto ieri 6 giugno nel pomeriggio, dopo che alle 21.00 di mercoledì era stata dichiarata la sua morte cerebrale all’ospedale Pitié-Salpêtrière di Parigi.

Studente di Scienze politiche, Clément era militante di Action antifasciste Paris-banlieue e del sindacato di base Sud-solidaires.

Si trovava con amici in un appartamento di rue de Caumartin, nei pressi di Gare Sait-Lazare a Parigi, mercoledì 5 giugno attorno alle 18.00, nel quale si svolgeva un mercatino privato di vestiti. Vi si sono recati anche tre skin decisi a sollevare un alterco, che sulle prime si è limitato a un violento scambio verbale tra i due gruppi. Ma in strada le cose son cambiate immediatamente e l’aggressione, da verbale si è trasformata in rissa: Clément non ha però neanche avuto il tempo di parteciparvi, poiché colpito da un tirapugni di ferro ha battuto il capo a terra, su un pilonetto di ferro e da quel momento non ha ripreso conoscenza. Sarebbe morto il giorno dopo, ieri 6 giugno nel pomeriggio.

Omicidio volontario” per il quale, secondo la polizia giudiziaria, ci sarebbe già un nome: Esteban M., di 20 anni, militante della Jeunesses nationalistes revolutionnaires (JNR), così scrive «Libération». L’autopsia stabilirà in mattinata se è stato il pugno ricevuto o il colpo alla testa a determinare la ferita più grave che ha condotto Clément prima al coma e poi alla morte. Esteban M. fa parte di un gruppo di quattro militanti della JNR arrestati ieri, e riconosciuti come coloro che mercoledì diedero via all’alterco trasformatosi in tragedia. Tre di essi si sono dichiarati “prigionieri politici”, e sulle colonne di «Le Figaro» si avanza la possibile linea di legittima difesa, già avanzata dai legali dei quattro.

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La reazione istituzionale è unanime. Alle 23.00 di mercoledì è Alexis Corbière, consigliere parigino e segretario nazionale del Parti de gauche a emettere un comunicato: “È l’orrore fascista che viene a colpire al cuore di Parigi”. Di “assassinio premeditato” parla il ministro degli Interni Manuel Valls, il quale si dice determinato a sradicare la violenza dei gruppuscoli di estrema destra. Ed è quel che auspicano tanto il segretario del Partito socialista, Harlem Désir, quanto il suo omologo ecologista Jean-Vincent Placé, che chiedono la dissoluzione della galassia di gruppi, la cui violenza si è andata intensificando proprio all’indomani dell’approvazione della legge che permette in Francia il matrimonio tra gay. Anche il sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë denuncia l’accaduto riponendo sin da subito la speranza che polizia e attività giudiziaria giungano presto a identificare i responsabili. “Fermezza” che ha invocato nei loro confronti anche Nathalie Kosciusko-Morizet dell’Ump di centro-destra (Union pour un mouvement populaire); mentre a destra Marine Le Pen ha sostenuto che “in uno stato di diritto la responsabilità è individuale” e infine il leader della JNR, Serge Ayoub, dichiara la sua organizzazione estranea all’aggressione.

L’omicidio di Clément Méric è però l’ultimo di una serie inquietante di episodi, come ricorda «Le Monde» che ne riporta brevemente i più significativi: nel 2011 a Villeurbanne (Rhône); nel 2012 a Besançon, Toulouse, Grenoble; nel 2013 nella sola Lyon si arrivano a contare dal 2011 una quarantina di aggressioni. Aggressioni sempre perpetrate con spranghe di ferro, mazze da baseball, tirapugni di ferro, da gruppi appartenenti o gravitanti all’area dell’estrema destra radicale della JNR, del Bloc identitaire, del Gud (Groupe unité défense, un movimento studentesco), o della Troisième voie, molto legata al Bloc identitaire ma ostile al Front nationale di Marine Le Pen.

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Gruppi che fanno della violenza una prassi ordinaria, l’arma con cui aggrediscono i ragazzi della sinistra, ma anche agenti di polizia, giornalisti, cercando, secondo H. Désir del Ps, che vede nell’azionismo di estrema destra un tentativo di destabilizzazione delle istituzioni democratiche. Se è il disordine da temere però, secondo il segretario dell’Ump Jean-François Copé, allora vanno disciolti tutti i gruppi, tanto quelli di estrema destra quanto quelli estrema sinistra («Le Monde»).

 Massimo Bonato


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