Il 6 luglio scorso è stata inaugurata a Torino, in via Genova nella zona Lingotto, la prima moschea (dopo quella di Roma a cui è affiliata) riconosciuta in modo ufficiale, come luogo di culto, dallo Stato italiano.
All’evento erano presenti il console del Marocco, Abdel Aziz Ashak, i rappresentati delle diverse comunità islamiche ed il vice sindaco di Torino, Tom De Alessandri, il quale ha dichiarato: “Oggi si realizza qualcosa di importante in cui si onora l’articolo 8 della Costituzione, quello della libertà di culto. E si dà concretezza ad un processo di vera democrazia”. Alle parole del vice sindaco hanno fatto seguito quelle di Elrhalmi Abdelrhami, rappresentante della Federazione Islamica: “La moschea non vuole essere solo luogo di culto, ma anche occasione di integrazione”.
La struttura nasce su di un edificio già esistente, usato come discoteca prima e come cinema dopo. La ristrutturazione, finanziata in parte dal Re del Marocco, Mohammed VI (a cui è intitolata la moschea) è costata circa 300.000 euro e tanta manodopera gratuita elargita da professionisti e non.
Durante la cerimonia di apertura non si sono fatti attendere esponenti leghisti, che hanno organizzato una breve protesta al grido: “Questa non è integrazione”, conclusasi con una visita guidata alla moschea ed un rinfresco offerto loro dai fedeli musulmani.
“Bismallah al-Rahaman al-Rahim” (in nome di Dio il Clemente e il Misericordioso), con queste parole si è aperta la prima preghiera del primo giorno di Ramadan.
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