Il quotidiano Libero titola “Kyenge esaudita: posto statale pure agli immigrati”, ma la legge è di attuazione delle direttive EU, altrimenti avremmo subito una procedura di infrazione.
Dal 4 settembre 2013 i lavoratori stranieri potranno essere assunti nella Pubblica Amministrazione (QUI i dettagli e i requisiti necessari); finora era necessaria la cittadinanza italiana. Ai titolisti di Libero la cosa non è andata evidentemente a genio e hanno quindi spremuto le meningi per comprimere in 7 parole un perfetto concentrato di populismo.
“Kyenge esaudita: posto statale pure agli immigrati”, peccato che la novità sia semplicemente la conseguenza della legge europea 2013 (con cui lo Stato Italiano recepisce direttive dell’Unione Europea tra cui, appunto, quella sull’apertura a immigrati e rifugiati nei concorsi per lavorare nella Pubblica Amministrazione). Ed è lo stesso articolo – come riportato da Giornalettismo – a ricordarlo, seppure con la caratteristica sensibilità del quotidiano in questione:
A spalancare le porte del pubblico impiego agli immigrati è la legge europea 2013 che lo scorso 20 agosto è arrivata sulla nostra gazzetta ufficiale. La norma non lascia spazio ad interpretazioni e prevede l’accesso all’impiego nella Pubblica Amministrazione anche per chi ha un permesso di soggiorno di lungo periodo, lo status di rifugiato o lo status di protezione sussidiaria. Non importa che chi lavori nella nostra amministrazione sia italiano. Per la legge europea basta il permesso di soggiorno. Una norma, quella recepita da Bruxelles con cui l’Italia si è allineata alla normativa dell’Unione Europea per evitare che scattasse la procedura d’infrazione“.
La norma è assolutamente logica e condivisibile e quanti urlano agli “stranieri che ci rubano il lavoro” dovrebbero considerare che non si impone una quota minima obbligatoria ma ci si limita ad aprire – con metodo decisamente meritocratico – anche ad altre persone. Inoltre – e questo è il punto della cialtroneria mediatica a cui stiamo assistendo – va ricordato che se nella legge europea 2013 non fosse stata inserita anche la suddetta norma sulla Pubblica Amministrazione, ci saremmo dovuti accollare – e non sarebbe stata di certo la prima volta – multe salatissime nei confronti dell’Unione Europea; multe pagate, ovviamente, con i soldi delle nostre tasse (o meglio, di quelli che le pagano).
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