Napoli: raid a colpi di pistola contro gli immigrati

Un nigeriano ferito alle gambe da una pallottola e un senegalese rimasto miracolosamente illeso dopo che gli hanno sparato alle spalle. Due storie inquietanti denunciate da Repubblica.it che fanno luce sulla “caccia all’immigrato” in atto questa estate a Napoli. In entrambi i casi gli assalitori sarebbero dei giovanissimi armati di pistola che per noia o per gioco hanno sparato sui migranti per il semplice fatto che fossero neri.

I primo raid è avvenuto a metà agosto a Forcella ai danni di Henry Kwasu, nigeriano colpito da un proiettile alle gambe. Il secondo è avvenuto lo scorso 20 agosto nei pressi del Duomo quando un senegalese, la cui identità non è stata resa nota, è sfuggito ai colpi di pistola scappando per le vie del centro. “È stato come un tiro al bersaglio – racconta il ragazzo a Repubblica – è un miracolo che non mi abbiano colpito. Mi hanno sparato alle spalle, con una pistola, senza motivo. Stavo risalendo via Duomo quando all’improvviso ho sentito delle urla alle mie spalle, ma ho tirato dritto. Non so se qualcuno voleva avvertirmi perché aveva visto una pistola puntata su di me o se uno degli aggressori voleva farmi girare per trasformarmi in un bersaglio fermo, più facile. Poi ho sentito un colpo, ma ero troppo spaventato. Mi sono girato e ho notato due giovani. Uno di loro aveva la pistola in pugno, continuava a puntarla su di me, forse con aria di sfida. Poi sono scappato. Alcuni amici mi hanno detto che la stessa cosa, alcuni giorni prima, è accaduto ad un nigeriano. Dio ha voluto salvarmi”.

Secondo un portavoce della comunità pachistana, altri immigrati sarebbero stati colpiti dalla banda ma non avrebbero denunciato l’aggressione perché irregolari o per paura di ritorsioni. “Napoli non può fare finta che questo non accada – spiega a Repubblica Gianluca Petruzzo, dell’associazione 3Febbraio – Le forze dell’ordine fanno tutto quello che possono, ma c’è un problema di cultura e di sensibilità sul territorio”.

E la memoria torna alla strage di Castelvolturno e a quel tragico 18 settembre 2008 quando 6 africani furono giustiziati su ordine del camorrista Giuseppe Setola. L’obiettivo era dare un segnale agli spacciatori di colore della zona, anche se le indagini hanno poi dimostrato che nessuna delle vittime era collegata con lo spaccio di stupefacenti.

 


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