Assegnato ufficialmente il riconoscimento al medico egiziano Mohammed Helmy, che a Berlino salvò quattro persone dalla persecuzione nazista. Per la prima volta lo Yad Vashem – il memoriale della Shoah a Gerusalemme – riconosce un arabo come Giusto tra le Nazioni.
Il museo Yad Vashem o museo dell’Olocausto, fondato nel 1953, è il memoriale ufficiale di Israele di tutte le vittime ebree dell’Olocausto. Il nome viene dalla Bibbia, che in Isaia 56:5 recita: “Concederò nella mia casa e dentro le mie mura un memoriale e un nome… darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato”. La storica decisione è stata ufficializzata ieri con l’assegnazione dell’onorificenza della gratitudine a quanti misero a rischio la propria vita per salvare quella degli ebrei.
Nato a Khartoum nel 1901, Helmy andò in Germania per studiare medicina e vi restò anche una volta laureato. Lavorò presso il prestigioso Robert Koch Institute di Berlino prima di finire lui stesso vittima delle leggi razziali, che lo consideravano comunque non ariano. Per un certo periodo – racconta lo Yad Vashem, che ha ricostruito la sua storia – fu persino incarcerato. Ma, quando iniziò la deportazione degli ebrei, questo precedente non lo fermò dall’esporsi in prima persona per aiutare Anna Boros, una ventunenne ebrea amica di famiglia e sua paziente.
La nascose in una baita che aveva fuori città e trovò in altri luoghi una sistemazione anche per tre suoi parenti. A tutti la presentò come una sua cugina di Dresda e attraverso una lunga serie di peripezie riuscì sempre a sfuggire agli interrogatori della Gestapo. Anche dopo la guerra Mohammed Helmy ha continuato a vivere in Germania, dove è morto nel 1982. Yad Vashem finora non è riuscito a rintracciare nessun suo parente, ma la speranza è che arrivando ora la notizia anche in Egitto qualcuno si faccia avanti. Nel frattempo la medaglia e il diploma con l’onorificenza resteranno esposte nel museo di Gerusalemme.
Del riconoscimento di un arabo come Giusto tra le Nazioni si era parlato una prima volta già qualche anno fa quando era stata presentata ufficialmente la candidatura del tunisino Khaled Abdelwahhab. Allora l’onorificenza venne negata, pur riconoscendo che Abdelwahhab aveva offerto ospitalità ad alcuni ebrei nei mesi in cui la Tunisia era occupata dai nazisti; l’Istituto di Gerusalemme aveva ritenuto che questo gesto – nelle condizioni in cui si trovava il Paese – non avesse comportato un vero e proprio rischio (che è uno dei requisiti su cui si basa il titolo di Giusto tra le nazioni). Questa volta invece per l’egiziano Mohammed Helmy, nel contesto della Berlino nazista, l’eroismo del gesto è inequivocabile.
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