“In questa Hanukkah e in questo Giorno del Ringraziamento portate il Prawer Plan nei vostri momenti di condivisione. Educate i vostri amici e le vostre famiglie sull’imminente espropriazione di decine di migliaia di beduini dalle proprie case e dai propri villaggi nel Negev“. Jewish voice for peace – un’organizzazione di ebrei statunitensi per la giustizia sociale e l’autodeterminazione dei popoli – ha alzato la voce contro la deportazione dei beduini del Negev e continua a farlo anche in occasione della “festa delle luci e dell’inaugurazione” il cui primo giorno, quest’anno, coincide con la Festa del ringraziamento.
E proprio quest’ultima celebrazione fornisce un ulteriore spunto di riflessione: “Non permettere alla Storia di ripetersi di nuovo. Nel 1838”, continua Jwfp in un file che vi consigliamo di visionare, “il Congresso ha votato per deportare 12mila Cherokee dalla loro terra nativa”. Sette, come le luci da accendere sul candelabro durante la Hanukkah, sono le “luci” sociali da diffondere. Dalla luce sulla storia dei beduini del Negev a quella degli ebrei della Diaspora che sostengono i diritti dei popoli aborigeni.
E, per concludere, una preghiera:
Baruch atah adonai eloheinu melech ha’olam, asher yatzar or b’choshech, shir b’maavak, v’kehila b’yimei milchama.
Beato è il Santo che riempie la creazione, che crea la luce nelle tenebre, una canzone nella lotta, la fraternità in tempo di guerra.
Con questo spirito di fraternità e giustizia sociale, alziamo la nostra voce insieme a Jewish voice for peace: “Hanukkah Sameach!”
Profilo dell'autore
- Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.
Dello stesso autore
- Americhe20 Dicembre 2024Usare l’AI per ridare un’identità a 10 milioni di schiavi afroamericani
- Centro e Sud America20 Dicembre 2024Capoeira, la ‘danza’ che preparava gli schiavi alla libertà
- Nord America19 Dicembre 2024La vita straordinaria di Elizabeth Miller, da Vogue a reporter di guerra
- Europa19 Dicembre 2024La doppia vita di Solomon Perel, nella Hitlerjugend per sopravvivere all’Olocausto