In un’intervista al Fatto Quotidiano Moni Ovadia annuncia il suo addio alla comunità ebraica di Milano. “Ho imparato dai profeti d’Israele che bisogna essere al fianco dell’oppresso”, ha dichiarato l’attore riferendosi al popolo palestinese. Iscritto alla comunità “per rispetto dei miei genitori”, Ovadia ha deciso di andarsene perché non vuole “più stare in un posto che si chiama comunità ebraica ma è l’ufficio propaganda di un governo”.
“Gli ebrei sono come tutti gli altri. Si trovano in una condizione in cui il nazionalismo è a portata di mano? Diventano i peggiori nazionalisti, malgrado la Torah condanni l’idolatria della terra. L’ebraismo è una cosa, lo Stato d’Israele un’altra. Qualcuno ha sostituito la Torah con Israele. Il buon ebreo, dunque, non è quello che segue la Torah, ma quello che sostiene Tel Aviv. I sinceri democratici – tipo La Russa – sono amici d’Israele. E non importa se fino a poco tempo fa facevano il saluto romano inneggiando a quelli che hanno sterminato la nostra gente“.
Poi “l’attore col capo coperto” commenta l’affaire Vauro: “La vignetta su Fiamma Nirenstein prendeva in giro la disinvoltura con cui una donna, appassionatissima della causa israeliana, può sedere in Parlamento accanto a uno come Ciarrapico, che non ha mai smesso di dirsi fascista. Ha fatto benissimo Vauro a querelare chi gli dava dell’antisemita. Non solo perché ha vinto in due gradi di giudizio, ma perché l’accusa di antisemitismo è troppo grave per usarla a sproposito”.
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“Gli ebrei sono come tutti gli altri. Si trovano in una condizione in cui il nazionalismo è a portata di mano? Diventano i peggiori nazionalisti, malgrado la Torah condanni l’idolatria della terra. L’ebraismo è una cosa, lo Stato d’Israele un’altra
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