Il giornalista belga, accusato di terrorismo, è stato scarcerato ma con obbligo di dimora. Si attende ora di sapere se sarà mandato in Turchia, come chiedono le autorità di Ankara. Di Giulia Sabella
Resterà in Italia Bahar Kimyongür, il giornalista e attivista belga di origine turca arrestato il 21 novembre all’aeroporto di Bergamo, dove era arrivato per partecipare ad una serie di conferenze sul Medio Oriente. Nella seduta di martedì mattina la Corte di appello di Brescia ha infatti ordinato la sua scarcerazione con obbligo di dimora, come ha spiegato l’avvocato del giornalista, Federico Romoli.
Anche se non si trova più in carcere, la vicenda non è certo terminata. Kimyongür ora è a casa di un amico in una località della Toscana ed attende di sapere se verrà mandato in Turchia, dove è accusato di terrorismo. Le autorità di Ankara hanno infatti 40 giorni di tempo dal momento del suo arresto per inviare i documenti necessari a chiederne l’estradizione.
Non è la prima volta che il giornalista si trova in questa situazione. Kimyongür è accusato di far parte del Dhkp-c, considerata un’organizzazione terroristica dall’Unione Europea e con la quale ha sempre detto di non aver nessun legame. La sua colpa è quella di aver tradotto in francese alcuni comunicati dell’organizzazione e di aver manifestato 13 anni fa contro un ex ministro turco al parlamento europeo di Bruxelles. Nel 2009 la giustizia belga lo ha assolto da ogni accusa, ma nonostante questo la Turchia continua a chiederne l’estradizione. Nel 2006 venne arrestato anche in Olanda, ma allora i giudici decisero di scarcerarlo, r. Adesso si attende la decisione della corte italiana.
I sostenitori di Kimyongür affermano che dietro alle accuse c’è la volontà di colpire una persona che Ankara ritiene scomoda. Il giornalista negli ultimi anni ha duramente criticato Recep Tayyip Erdoğan, il primo ministro turco. Nel suo ultimo libro, Syriana, la conquête continue, Kimyongür ha accusato la Turchia di interferire nella guerra civile siriana, finanziando e sostenendo gli oppositori di Bashar al Assad. Oltre a lavorare in una Ong svizzera, “International Institute for Peace, Justice and Human Rights”, Kimyongur da anni scrive sul sito Investig’Action, diretto dal giornalista belga Michel Collon.
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