Euromaidan, la rivolta raccontata da due giovani artisti ucraini

EPA/ZURAB KURTSIKIDZE

Qui a Goleniów, Polonia, ci sono circa 15 gradi sottozero. Più o meno le stesse temperature di Kiev, Ucraina, dove i manifestanti di Euromaidan stanno lottando contro il regime di Viktor Yanukovych. Sono in casa con il mio coinquilino ucraino, Oleh Nesterov. In questi giorni è venuta a trovarlo da Charkiv Anastasia Medvedeva, la sua ragazza. Guardiamo con apprensione i video della rivolta a Kiev. Mentre parliamo sentiamo i suoni delle barricate in diretta. Rintocca un ritmo metallico. Chiedo ad Oleh cosa sia quel suono, ma mi risponde che non lo sa, che forse è un modo per chiamare a raccolta le popolazione. Dalle immagini si vede il muro di fuoco della barricata e le ombre dei manifestanti davanti. Sembra proprio l’inferno.

Oleh e io siamo stati selezionati per il programma Servizio Volontariato Europeo, finanziato dall’UE, per lavorare nel gruppo di Teatr Brama, un teatro di ricerca polacco, fondato da Daniel Jacewicz. Qui in Polonia abbiamo l’opportunità di continuare a fare teatro, che per entrambi è diventata una necessità di vita. Con il gruppo abbiamo creato uno spettacolo, “Fale” (Le Onde), che stiamo portando in giro per la Polonia. È un esempio di come il programma Youth in Action dell’UE stia stimolando i giovani a creare un proprio percorso di vita e a conoscere le realtà degli altri paesi. Molto spesso questo ha significato anche unire i giovani di diversi paesi, come nel nostro caso.

Qui in Polonia, con il gruppo di teatro, faremo dei concerti e degli spettacoli in supporto. Inoltre raccoglieremo in città vestiti e medicine da mandare ai manifestanti. Si può dire che il nostro sia un gruppo internazionale. Con noi in questo momento c’è infatti anche Jenny Crissey, da Chicago, che lavora nel teatro dal 2010, la quale ci farà da interprete, poiché il mio polacco non è ancora sufficiente a reggere lunghe conversazioni e Oleh e Anastasia non parlano inglese. E’ un articolo a otto mani. Non sono un giornalista, ma ho deciso di fare un’intervista ai miei amici ucraini perché in Italia non si sa molto su Euromaidan e la situazione ha quasi preso le dimensioni di una guerra civile.

di Francesco Lucio Pileggi

 

AP Photo/Sergei Chuzavkov

Quando è cominciato Euromaidan?
Oleh: Le proteste sono partite quando il presidente Yanukovych ha sospeso le trattative con Bruxelles per entrare nell’UE. Questo è successo dopo un incontro con Putin in Russia. In questo incontro il presidente russo ha voluto far valere la sua influenza economica su Yanukovych e sull’Ucraina. Ma questa, più che una causa, è stata la scintilla per una miccia che era già pronta.

E da qui sono partite le proteste a Kiev?
Oleh: Si, anche se il 21 novembre c’erano solo 2000 persone e il tutto era organizzato dai tre partiti di opposizione. Si sono riuniti a Kiev in piazza Maidan Nezalezhnosti (Piazza dell’Indipendenza, da cui prende il nome il movimento). Giorno dopo giorno, si sono unite altre persone, in grande maggioranza giovani e studenti, che più di tutti sono interessati a entrare nell’UE. La loro vita è lontana dagli anni con l’Unione Sovietica, molti di loro sono nati dopo la caduta del muro di Berlino. Anche io e Anastasia siamo nati dopo. Questa generazione ha avuto l’opportunità di viaggiare di più, di fare esperienze interculturali e molti hanno amici in Europa.

Era un protesta pacifica all’inizio?
Anastasia: Si, era pacifica. Ma il 30 novembre è arrivata la Berkut (unità speciale di polizia, famosa per essere particolarmente violenta, nda). Avevano bastoni, granate stordenti e gas lacrimogeno. Da quando la Berkut ha usato violenza sulla folla la protesta si è ingrandita moltissimo e ha cominciato a coinvolgere tutta la popolazione, non solo gli studenti.

Quindi le persone in qualche modo aspettavano un momento per ribellarsi al governo di Yanukovych?
Anastasia: Questo governo è di fatto un regime, anche se la chiamano democrazia. Tutti lo sanno ma il partito al potere può tenere in scacco la gente in molti modi, influenzare e fare pressione quando arriva il momento del voto.

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AP Photo/Sergei Grits

Ad esempio come?
Oleh: Lo fanno anche su noi studenti, come è successo nella nostra scuola di teatro. Il deputato di Charkiv pagò per la ristrutturazione del dormitorio studentesco. Qualche mese dopo, arrivato il momento delle elezioni, il direttore della scuola di teatro, che è iscritto al partito di governo, passò per i corridoi del dormitorio dicendo a tutti: “Non sono qui per cambiare le vostre idee, non voglio influenzarvi, ma ricordatevi chi ha pagato la ristrutturazione del dormitorio”.

Qual’è stata la reazione degli studenti?
Anastasia: I giovani, in genere, non prestano molta attenzione alla politica, un partito vale l’altro, e quindi, in quel momento, c’è stata qualche risata e qualche chiacchiera. Poi quando devono decidere, non essendo informati o interessati a cosa dicono i vari partiti, scelgono quel deputato perché ha pagato per il dormitorio.

E in che atmosfera si è svolto il voto?
Oleh: Il direttore della scuola di teatro andò di classe in classe a scrivere i nomi dei presenti. Mentre faceva questo era controllato a distanza da un membro del partito, che non faceva null’altro che fissarlo durante il controllo.

Anastasia: Non bisogna dimenticare poi, che il voto nullo va direttamente al partito che prende più voti.

Dopo l’esplosione di novembre come è proseguita la protesta?
Oleh: Dopo alcune settimane la situazione a Kiev si era ridimensionata, anche per il freddo che avanzava. Agli inizi di gennaio siamo stati a Kiev a vedere la piazza, ma abbiamo trovato poche persone. C’erano molti senzatetto che si trovavano li anche perché i manifestanti distribuiscono una zuppa calda ogni giorno.

E poi la manifestazione è esplosa di nuovo e notevolmente più forte di prima. In Italia non se ne conoscono bene i motivi, potreste spiegarli?
Anastasia: La causa sono le leggi anti-protesta che il governo ha introdotto il 16 gennaio. Leggi che di fatto sono dittatoriali, che dichiarano lo stato di emergenza e il diritto di usare la forza da parte del governo su chiunque protesti. Molti giornalisti stanno rischiando la vita per il semplice fatto di raccontare quello che succede. Per la legge, ora, possono essere dichiarati criminali colpevoli di diffamazione o di infiammare le tensioni. Semplicemente la gente non ne può più di vivere in un regime e questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ora le motivazioni sono andate molto oltre l’annessione all’Unione Europea, ora si tratta di diritti umani e civili.

Come si sta comportando quindi Yanukovych con gli Euromaidaners?
Oleh: La Berkut è estremamente violenta. Ufficialmente i morti sono 6-7, ma in realtà ci sono più o meno altre 50 persone che mancano all’appello. Quelli che vengono catturati vengono umiliati, spogliati nudi in mezzo alla strada con 15 gradi sottozero e picchiati. Il corpo di uno dei morti ufficiali è stato trovato senza vestiti in mezzo alla foresta. La polizia è andata a prelevare i manifestanti feriti all’ospedale per metterli in prigione. I medici naturalmente reagiscono impotenti all’ “applicazione della legge”. La pena prevede 15 anni di reclusione, secondo le decisioni prese il 16 gennaio. Yanukovych chiama i manifestanti estremisti, provocatori, radicali di destra. In realtà la maggior parte di loro sono semplici cittadini. Ma in mezzo a loro ci sono anche dei mercenari pagati dal governo.

AP Photo/Sergei Grits

Mercenari?
Oleh: Io ho studiato a Charkiv. Questa città dell’Ucraina orientale è piena di praticanti di arti marziali. Sono spesso giovani senza lavoro. So che molti di questi lottatori sono stati pagati per unirsi segretamente ai manifestanti per fomentare le violenze e attaccare la polizia e il governo con la forza.

Anastasia: E non solo questo. Ci sono degli amici della mia famiglia che hanno un’industria a Luhansk. Hanno ricevuto visite da parte del partito al potere, che gli ha chiesto di mandare i loro dipendenti a fare delle manifestazioni anti-Euromaidan in cambio di denaro. In effetti ci sono diverse manifestazioni del genere nel paese. La situazione, in generale, è molto simile alla Rivoluzione Arancione del 2004.

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Cosa succede se si rifiutano di andare?
Anastasia: possono essere sospesi dal lavoro, o perderlo. O addirittura, in alcuni casi, uccisi o perdere dei familiari. La gente ha paura dei politici perché sono persone che hanno molto potere, soprattutto economico, sono come la mafia in questo. Yanukovych e i suoi ministri posseggono le aziende più ricche del paese, comprese quelle delle utenze come il gas, l’elettricità, ecc., che da noi sono private. Il figlio di Yanukovych in questo momento è la persona più ricca d’Ucraina. Possono influenzare la popolazione in molti modi. Comunque questi politici non fanno parte degli uomini di cultura. In internet è pieno di video in cui i politici ucraini fanno errori grammaticali, si ubriacano in pubblico e fanno discorsi da ignoranti e spesso la gente si prende gioco di loro.

Voi venite dall’est dell’Ucraina. So che molti dei problemi attuali derivano dal fatto che il paese è diviso tra est e ovest. Mi piacerebbe che spiegaste meglio in cosa consiste questo conflitto, di cui in Italia non si sa molto.
Anastasia: Il discorso è lungo e complesso, ma proviamo a spiegarlo in poche parole. Il paese è diviso in due dal fiume Dnepr. Da noi si usa dire “la spiaggia sinistra e la spiaggia destra”. Attualmente la spiaggia destra (l’est) è la parte del paese dove si trovano le industrie e si parla prevalentemente russo. In generale qui la popolazione non ha ancora un forte sentimento nazionale e molti sentono un legame con la Russia. La spiaggia sinistra (l’ovest), invece, è la zona dove si trova la cultura e l’agricoltura. Qui si parla prevalentemente ucraino ed il sentimento nazionale è più forte. Per l’UE e gli Stati Uniti il fatto che l’Ucraina sia divisa conviene, preferiscono che diventi una specie di Messico d’Europa, uno stato cuscinetto in mezzo tra UE e Russia. In estrema sintesi, la divisione dell’Ucraina deriva dal fatto che il suo territorio, nei secoli passati, fu diviso. Alcune parti di esso furono conquistate dalla Russia, ad est, ed altre d’Impero Asburgico, ad ovest. Gli austriaci furono più liberali con la cultura ucraina, mentre la Russia represse in tutti i modi qualunque riferimento alla lingua. Era perfino vietato parlare di Ucraina.

Invece l’Unione Sovietica come si è comportata?
Oleh: Durante l’URSS, il governo sovietico ha ucciso i membri più importanti della cultura ucraina: poeti, artisti, scrittori, professori, intellettuali, filosofi, ecc. Tutta la cultura che parlava e scriveva ucraino è stata uccisa. Questo avvenne lentamente, nell’arco di una quarantina di anni. Successivamente l’URSS ammise di aver ucciso 60 intellettuali ucraini, ma ne mancano quasi 500 all’appello. In pratica l’Unione Sovietica ha annientato la cultura ucraina.

Tornando alle rivolte attuali, ho letto un articolo di Yuri Andrukhovych, scrittore ucraino presente alle rivolte, che ha dichiarato che proprio gli artisti, i poeti, gli intellettuali in genere, sono le persone che vengono più perseguitate nelle piazze in questo momento.
Oleh: È così, e sai qual’è il motivo? Perché le persone di cultura sono coloro che dicono ai manifestanti di non usare la violenza, di non lanciare le molotov, di non distruggere i palazzi del governo. Perché sanno che la violenza dei manifestanti è quello che Yanukovych vuole e può usare questo argomento per giustificare l’uso della Berkut per reprimere la rivolta.

Come i mass media ucraini trattano le notizie relative ad Euromaidan?
Anastasia: Il ruolo dei mass media in Ucraina in questo momento è soprattutto quello di provocare le persone e di spingerle le une contro le altre. Chi spinge contro i manifestanti, chi a favore. Ma il modo in cui lo fanno è invasivo, esagerato, in qualche modo “violento”. Le notizie si susseguono a grande velocità. Ieri sono stata ore a guardare le dirette e i servizi dei telegiornali. Alla fine mi sentivo stressata, destabilizzata. A volte falsificano le notizie: una volta hanno dichiarato una ragazza morta, ma era “solo” in coma. Tutto questo serve a dividere le persone. Per esempio divide le famiglie: può spingere un ragazzo a unirsi ad Euromaidan e a litigare con i genitori perché troppo giovane, oppure perché il padre supporta il partito di governo. Mantengono le persone in uno stato di panico e agitazione continua. Anche questo porta a violenze. A Lviv, ad esempio, hanno attaccato il palazzo di governo, distrutto i vetri del palazzo, tempestandolo di pietre e altri oggetti per far uscire il governatore. La situazione è complessa, anche perché c’è chi sostiene che la protesta debba essere pacifica e chi, invece, dice che in una rivoluzione queste cose si è costretti a farle, data la gravità della situazione.

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Ora siete qui in Polonia, guardate le notizie su internet e chiamate i vostri amici su Skype. Quali sono i vostri sentimenti?
Anastasia: Non vorrei unirmi alla protesta degli Euromaidaners, sono contraria alla violenza. Vorrei piuttosto fare qualcosa con l’arte e con la cultura, un’azione, una performance. Ora come ora mi sento strana, tra qualche giorno potrei tornare a casa e non trovarmi più in Ucraina, ma in Russia o chissà cos’altro. La mia missione è quella di far parte della cultura ucraina, di fare arte e spettacoli nel mio paese.

Oleh: Anch’io vorrei fare qualcosa come attore. Da una parte vorrei aiutare e soffro con i manifestanti, ma d’altro canto la situazione li è molto complessa. C’è troppa propaganda sia da parte del governo che da parte degli oppositori, è difficile fidarsi di chiunque. Yanukovych sta cercando di resistere perché sa che nel momento in cui lascia il governo verranno a galla tutti i suoi crimini, e probabilmente verrà messo in prigione come la Tymoshenko. Sembra che stiano giocando un gioco: chi vince va al governo e mette in prigione l’avversario.

Avete qualcosa da dire agli italiani che leggeranno l’intervista?
Anastasia: Quello che chiedo è di non sentire pietà per noi. Piuttosto ci dovrebbe essere un sentimento di solidarietà e fratellanza con il nostro paese. Vorrei che l’Ucraina sia un esempio per il mondo. Agli italiani dico di non avere paura. Di dire quello che pensano e provano. Auguro amore e capacità di stare insieme. Dico di perdonare le persone. Da noi in Ucraina l’est e l’ovest non sono capaci di perdonare, di stare insieme e di creare un’Ucraina unita. Quello che per me è importante, prima di pensare all’entrata con l’UE, oppure ad un’alleanza con la Russia, è pensare ad unire la mia gente in una sola nazione.

Oleh: Qui si combatte fratello contro fratello, i diritti umani vengono violati ogni giorno. Dico agli italiani di non farsi manipolare facilmente come succede in Ucraina.


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  • […] “Sono ucraina di Kiev e voglio spiegarvi perchè io e centinaia di persone siamo in piazza, per essere liberi”. Un’attivista dell’opposizione, da piazza Maiden, lancia un video-appello per richiamare l’attenzione sugli scontri a Kiev. Il governo ucraino – paragonato all’Unione Sovietica – viene accusato di dittatura, oppressione e di aggredire con violenza i manifestanti. ”Siamo un popolo civilizzato comandato da barbari e – continua l’attivista – temiamo a breve di non avere né telefoni né internet, se volete aiutarci diffondete questo video, fatelo vedere ai vostri amici, nel vostro Paese, al vostro governo”. ”Fate vedere queste immagini ai vostri amici”, chiede la ragazza alla fine del video. LEGGI ANCHE: Euromaidan, la rivolta raccontata da due giovani artisti ucraini […]

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