“Fuga di cervelli”, tutti i falsi miti

Non esistono solo storie di successo; per uno che ce la fa, cento tornano a casa. La vita da emigrato è dura, ma regala anche molte soddisfazioni e sopratutto aiuta a crescere come persona. Il tutto però ad un prezzo, chiamato famiglia, amici e relazioni, che si è costretti a lasciare per qualche tempo, sperando che la scelta presa possa portare a quello che il nostro paese non ci ha saputo dare.

di Fabrizio Jennings

Ne siamo tutti testimoni, diretti o indiretti. Chiunque ha un amico, parente o conoscente che se n’è andato dall’Italia, probabilmente nell’ultimo anno, in cerca di qualcosa di meglio.

È sotto gli occhi tutti, un fenomeno in continua crescita, spesso generalizzato con l’espressione “fuga di cervelli”, ma composto da persone normali, senza specializzazioni di ricerca o ruoli manageriali. Siamo tutti immobili, intenti a fissare questo flusso di giovani che decidono di lasciare tutto e tutti per l’ignoto, ma non ci chiediamo il perchè di ciò. Non ci chiediamo se davvero sia giusto espatriare, o se davvero si abbiano maggiori possibilità e prospettive al di là del confine.

Anch’io come tanti miei coetanei ho deciso di lasciare il mio paese, ormai quattro anni fa. Sono partito per proseguire il mio percorso di studi, al termine dei quali ho deciso di rimanere, attratto dalla dinamicità di un sistema completamente diverso da quello italiano, e da maggiori opportunità.

Partivo con tante idee e speranze, e più il tempo passava, più il senso di delusione verso quel paese che non mi aveva dato la possibilità di esprimermi al meglio cresceva. Dopo quattro anni però, sono ancora in cerca di quel qualcosa che speravo di trovare lontano da casa, che sia un lavoro o semplicemente la possbilità di poter dimostrare quello che si vale.

In questi ultimi mesi sono stato testimone dell’incredibile flusso di italiani che si sono trasferiti a Londra, così come in altre città europee e non, pieni di coraggio e speranze, ma spesso disorganizzati e non consapevoli della realtà alla quale andavano in contro. Un realtà spesso spietata, dove la competizione predomina su ogni aspetto della vita. Il tanto ammirato concetto del “merito” è si possibile da raggiungere al di fuori dei confini italiani, ma bisogna anche conquistarselo fra migliaia di altri ragazzi provenienti da tutto il mondo, arrivati qua per lo stesso motivo.

Questa è la nuova diaspora, quella raccontata da Fabrizo Jennings nel suo ebook (€1.99 su amazon.it), quella di tanti “signor nessuno”, che stanchi del paese delle non opportunità e della staticità hanno deciso di provare il tutto per tutto in una realtà diversa. Si cerca di raccontare questa realtà, la quotidianità di questi ragazzi, che nessuno ha mai raccontato. I falsi miti vengono sfatati, nessun consiglio viene dato, è solo la descrizione di questa generazione costretta a cercare il proprio futuro lontano da dove lo avrebbe voluto trovare.

La differenza del mondo del lavoro e del concetto di “giovane” tra le due realtà, il sistema universitario più imitato nel mondo ma lontano anni luce da quello presente in Italia, l’analisi del fenomeno che sembra non interessare a chi dovrebbe prendere provvedimenti. Questi argomenti vengono trattati in questo breve racconto, che offre una visione diversa rispetto a quella fornita dai media.

Non esistono solo storie di successo; per uno che ce la fa, cento tornano a casa. La vita da emigrato è dura, ma regala anche molte soddisfazioni e sopratutto aiuta a crescere come persona. Il tutto però ad un prezzo, chiamato famiglia, amici e relazioni, che si è costretti a lasciare per qualche tempo, sperando che la scelta presa possa portare a quello che il nostro paese non ci ha saputo dare.


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