Il piano russo per spartire l’Ucraina

L’idea di Zhirinovsky immaginerebbe un ritorno allo status di confini precedente al patto Molotov-Ribbentrop, l’accordo tra nazisti e sovietici con cui le due potenze si sono spartite l’Europa orientale nel 1939. Un ritorno al passato, dove ogni nazione rientrerebbe in possesso dei territori persi durante il secondo conflitto mondiale.

di Alessandro Iacopini

Vladimir Zhirinovsky

IL PIANO PER L’UCRAINA DI ZHIRINOVSKY – “Lo Stato ucraino è sparito, e ogni terra deve avere un padrone. I polacchi a ovest, i russi a est”. È questa la proposta inviata per lettera dal vice Presidente della Duma e capo del partito Liberal-Democratico di Russia (Lpdr) Vladimir Zhirinovsky al Ministero degli Esteri polacco. A renderlo noto sono stati i media polacchi lunedì scorso, che hanno immediatamente riportato anche la reazione della diplomazia di Varsavia: “È un’idea talmente strana – ha spiegato un portavoce del Ministero degli esteri – che nessuno l’ha presa sul serio”.

L’ESPANSIONE DELL’ORSO RUSSO – Ma oltre alla Polonia, come hanno in seguito precisato le televisioni polacche, cui spetterebbe la parte più occidentale dell’Ucraina, la proposta di Zhirinovsky coinvolgerebbe anche altri due paesi confinanti con l’Ucraina, l’Ungheria e la Romania, cui spetterebbero rispettivamente una porzione dei Carpazi e l’area della città di Černivci. Interpellati dalla stampa, né il Ministero degli esteri rumeno né quello ungherese hanno voluto commentare, pur ammettendo di aver ricevuto una lettera da parte di Zhirinovsky con la medesima proposta. Secondo quanto trapelato, inoltre, il piano di Zhirinovsky prevedrebbe un’Ucraina limitata alla sola regione di Kiev e ad altre piccole province adiacenti alla capitale, considerate in ogni caso dal leader nazionalista russo “un regalo della storia”.

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RITORNO AL PASSATO – In sostanza, come sottolineato da molti osservatori internazionali dopo la diffusione della notizia, l’idea di Zhirinovsky immaginerebbe un ritorno allo status di confini precedente al patto Molotov-Ribbentrop, l’accordo tra nazisti e sovietici con cui le due potenze si sono spartite l’Europa orientale nel 1939. Un ritorno al passato, dove ogni nazione rientrerebbe in possesso dei territori persi durante il secondo conflitto mondiale. In ogni modo, dopo i nervosismi scatenati nelle cancellerie europee dalle parole del vicepresidente della Duma, l’ufficio stampa del partito Liberal-Democratico di Russia si è affrettato spiegare che ”non si tratta di alcuna spartizione del territorio” ma bensì di una “consultazione referendaria”, da proporre nelle regioni interessate.

TRA LA MACCHIETTA E LA NOMENKLATURA – Anche se in parte stemperato dalla proposta referendaria, lo scenario prospettato da Zhirinovsky non può non avere aspetti inquietanti, che rimandano alla mente gli anni precedenti proprio alla seconda guerra mondiale. Tuttavia Vladimir Zhirinovsky non è del tutto nuovo a queste uscite, che a volte entrano nel campo delle boutade elettorali e altre nel campo di Ballon d’essai del Cremlino. Nel primo caso, per far breccia nell’elettorato ultranazionalista e xenofobo a cui il suo partito fa riferimento – il nome Liberal-Democratico non deve ingannare – Zirinovsky non si fa remore a prospettare, ad esempio, l’improponibile annessione alla Russia di parte del Kazakistan, sua terra d’origine, oppure l’espulsione delle donne russe sposate con stranieri o ancora l’utilizzo di segretissime armi che possono distruggere il mondo in 15 minuti. Nel secondo caso, invece, come sottolineano molti esperti di politica russa, Zhirinovsky sarebbe usato dal Cremlino per saggiare – grazie ai suoi modi poco ortodossi – gli umori interni e internazionali alle possibili mosse di Mosca. Non a caso, i suoi uomini sono stati i primi a paventare la secessione della Crimea dall’Ucraina e poi ha proporre il referendum per confermarne l’annessione alla Russia. Da sottolineare anche il rapporto tra il capo del partito nazionalista russo e l’Italia. Particolarmente vicino alla Lega e al suo leader storico Umberto Bossi, Zhirinovsky balzò sulle cronache rosa italiane nel 2009, quando scrisse due lettere a Silvio Berlusconi e a Veronica Lario per dargli consigli su come affrontare la separazione.

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Un personaggio controverso quindi, macchietta a detta di alcuni, esponente di spicco della Nomenklatura secondo altri. Fatto sta che Zhirinovsky guida il partito da lui fondato dal 1989 e ha attraversato senza troppi problemi tutta la storia recente della Russia, rimanendo sempre a stretto contatto con i massimi vertici del paese, prima nell’era Boris Eltsin e poi quella di Vladimir Putin. C’è da chiedersi se la proposta di spartire l’Ucraina rientri nel campo della sparata elettorale o dietro si nasconde in realtà la mano del Cremlino. Difficile dare una risposta, anche perché l’attuale crisi di Crimea ci sta insegnando come sia arduo arrivare a conclusioni certe.


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