Il dramma delle studentesse ugandesi

Le studentesse rischiano quotidianamente di essere rapite o di incorrere in altri pericoli per la loro incolumità. A volte la scuola più vicina è a due ore di cammino.

di Eleonora Di Prete

“Voglio condividere con voi il lavoro che ogni giorno portiamo avanti insieme ai bambini e alle comunità locali del distretto di Lira, in Uganda, grazie alle donazioni che arrivano dai nostri sponsor. Lavoriamo per migliorare le condizioni di vita dei bambini e delle bambine in questa zona dell’Africa aiutandoli a gettare le basi per costruire un futuro migliore. Educhiamo i bambini e le loro famiglie circa l’importanza dell’istruzione, convinti del fatto che essa possa essere una delle chiavi per uscire dalla situazione stagnante vissuta in questi luoghi”.

 Con queste parole Stephen Nabende, Program Area Manager di Plan Uganda nel distretto di Lira, inizia il suo racconto relativo al lavoro che ogni giorno svolge a stretto contatto con le comunità locali e i bambini in particolar modo, mosso dall’obiettivo primario di educarli sul valore dell’istruzione.

Nel mondo sono ben 57 milioni i bambini che non hanno accesso alla scuola primaria, con una maggioranza di bambine che rappresentano i 30 milioni del totale.

L’Organizzazione Plan Italia ha assemblato questi dati, tratti dal Global Monitoring Report e dall’Istituto di Statistica dell’UNESCO, in un dossier che mostra quanto la situazione, vissuta soprattutto dalle bambine, sia drammatica.

Ci concentriamo sul discorso dell’istruzione proprio per gli enormi benefici che questa porta ai giovani in termini di emancipazione, uguaglianza e protezione. La tematica assume una maggiore valenza se riferita in particolar modo alle bambine, le più colpite dal retaggio culturale locale che le vuole spesso spose ancora in tenera età, schiave o soggette a rapimenti, maltrattamenti e sfruttamento.

Il lavoro portato avanti da Plan in tal senso verte proprio sull’obiettivo di fornire (alle bambine ma non solo) la fiducia e gli strumenti per combattere la disuguaglianza di genere e gli equilibri alla base della violenza.

Le ricerche di Plan, corroborate dall’esperienza di persone come Stephen Nabende e il suo team, mostrano che se le adolescenti frequentano la scuola e acquisiscono vere abilità troveranno un lavoro migliore e percepiranno maggiori guadagni, si sposeranno più tardi e avranno meno figli e più sani. Nel lungo termine l’istruzione secondaria protegge inoltre le ragazze dall’HIV e AIDS, da molestie sessuali e dal traffico di essere umani oltre a portare benefici economici all’intera comunità in termini di aumenti percentuali del Pil Nazionale. La carenza di manodopera qualificata infatti non può essere soddisfatta da coloro che hanno solo la licenza primaria.

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Stephen Nabende parla di obiettivi educativi in una comunità che, come lui stesso spiega, si trova in condizioni generali drammatiche. “Il distretto di Lira comprende un’area geografica molto vasta per un totale di 32.279 abitanti, di cui 16.377 sono donne. Appartenenti al gruppo etnico dei Lou, la maggior parte della popolazione è cristiana, con una ristretta percentuale di musulmani. L’area si sta riprendendo ora da 20 anni di guerra civile: per oltre 10 anni infatti i locali sono stati tenuti nei Campi sotto la costante sorveglianza di soldati. Plan ha iniziato il lavoro qui nel 2007, aiutando i locali a re-insediarsi nelle proprie aree. Oggi a Lira ci sono ancora molti casi di bambini capofamiglia, ragazzini per lo più rimasti orfani a causa dell’HIV, dell’Aids o della guerra.

 Le famiglie generalmente sono composte da sette persone e vivono in case di una sola stanza costruite con erba e paglia. Gran parte della popolazione locale un tempo lavorava nella pastorizia ma il bestiame è stato loro sottratto da una delle tribù vicine, quella dei nomadi guerrieri Karimojong. Oggi gran parte dei vecchi pastori si dedicano all’agricoltura, coltivando prevalentemente girasoli.

Le famiglie vivono senza elettricità e per raggiungere i centri più forniti del distretto devono affrontare molta strada, lungo percorsi spesso inagibili a causa delle piogge. Anche l’accesso all’acqua potabile è una sfida quotidiana e spesso le persone sono costrette a condividere i pozzi aperti con gli animali. La raccolta dell’acqua è importante per i villaggi e nelle famiglie questo compito riguarda principalmente le bambine, costrette a rinunciare ad andare a scuola per assolverlo.

Brenda, una ragazzina di appena 13 anni, ci racconta che le è permesso di andare a scuola solo se prima compie due viaggi per portare l’acqua a casa. Questa attività la costringe a perdere le prime due lezioni della mattina, motivo per cui viene punita dal proprio insegnante quando arriva (in ritardo) in classe. “Sono arrivata ad odiare la scuola, che ho quasi abbandonato del tutto”, confessa. Gli istituti di istruzione primaria sono inoltre ubicati lontano rispetto alle abitazioni delle famiglie più povere e per arrivarci ci si impiegano una o due ore a piedi, motivo per cui i più piccoli (soprattutto le bambine) rinunciano ad andarci.

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Le ragazzine più grandi affrontano invece il “viaggio”, rischiando però quotidianamente di essere rapite o di incorrere in altri pericoli per la loro incolumità. La situazione peggiora se si tenta di raggiungere gli istituti di istruzione secondaria, per la maggior parte ubicati nel centro cittadino di Lira, in quanto le ore di cammino sono oltre due.

 Oggi nell’area di Lira solo il 37% dei bambini completano la scuola primaria e di questi meno del 60% proseguono gli studi. Molti bambini rimangono a casa e si dedicano a lavori non qualificati per mantenere le proprie famiglie, nel caso delle bambine spesso vengono date in sposa giovanissime.

 Il nostro lavoro nell’area vuole porre un freno a questa situazione e molti risultati li abbiamo già raggiunti. Ogni giorno aiutiamo bambini e bambine nei loro percorsi di formazione, volti allo sviluppo di competenze mirate o a favorire attività di apprendistato. La percentuale di ragazzine che oggi frequentano tali corsi è aumentata rispetto al passato, quando invece ne erano completamente escluse. Vogliamo che sempre più bambine e giovani donne pensino “ciò che fanno i ragazzi posso farlo anche io”, come sempre più spesso dice Evelyn, 16 anni, una delle ragazze con le quali lavoriamo. Portiamo poi avanti un altro importante concetto: “Imparare senza avere paura”, nell’ambito di una campagna di responsabilizzazione di bambini, insegnanti e tutti i soggetti interessati per creare un ambiente scolastico sano dove bambini e bambine possano imparare in totale serenità e sicurezza, lontani da fenomeni di mobbing, molestie sessuali e punizioni corporali.

Spesso ci siamo sentiti dire: “Gli insegnanti ci puniscono se commettiamo degli errori. Siamo spaventati e non vogliamo andare più a scuola”. Oggi la campagna portata avanti ha permesso la creazione di comitati studenteschi volti ad offrire ai bambini e alle bambine una maggior tutela.

 Ma il nostro lavoro non finisce certo qui. Ci dedichiamo con determinazione alla lotta contro la malaria, che causa la maggior parte delle morti tra i bambini sotto i cinque anni. Possiamo dire di aver contribuito a ridurre incidenza della malattia tra le famiglie inserite nei progetti di Plan. Abbiamo formato un discreto numero di nativi che si occupano di Sanità per combattere i casi di malattie più comuni come appunto la malaria, la diarrea e la tosse. Ci ha gratificati e resi felici quando Thomas, 47 anni e uno dei leader locali, ha detto: “Se il team di Plan avesse iniziato a lavorare qui molto prima forse non avremmo perso tante persone a causa della malaria”.

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L’accesso alle strutture sanitarie è ancora oggi una sfida da vincere perché nell’area c’è solo un centro di primo soccorso il quale, nella maggior parte dei casi, manca di personale e medicinali, motivo per cui spesso i locali sono portati a medicarsi da soli. A causa della guerra infatti molte strutture sono state demolite.

 Il nostro lavoro a Lira è cominciato entrando in contatto con i bambini locali, parlando e confrontandoci con loro per capire quali sono le principali problematiche. Oggi incentiviamo sempre di più questo dialogo, gli incontri con i bambini e le loro famiglie perché siamo convinti che solo così potremo migliorare ancora di più le cose.

 Per questo motivo vogliamo ringraziare quanti offrono il loro contributo in termini di donazioni e adozioni a distanza per aiutarci a migliorare le condizioni di bambini, bambine ed intere comunità nel distretto di Lira. Portiamo avanti il nostro lavoro proprio con l’obiettivo di alzare la qualità di vita delle famiglie più povere e ghettizzate ed offrire loro una speranza. Grazie quindi a chi ci supporta e a quanti vorranno avvicinarsi alla nostra realtà”.


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