Le sfide della finanza etica, tra sostenibilità e tutela dell’ambiente

È possibile investire con coscienza e nel rispetto di ciò che ci circonda? Parte del mondo della finanza sembrerebbe muoversi proprio verso la sostenibilità ambientale; e questa è la sfida che ha raccolto anche l’italiana ECPI (realtà nata nel 1999 per perseguire la creazione e la selezione dei prodotti finanziari ad alto valore sociale), che ha firmato una joint venture con la tedesca Aquila Capital. La partnership è stata presentata giovedì 15 maggio a Milano.

“Il mondo è attraversato da mega trend che consistono in cambiamenti sociali, ambientali e demografici che impattano e impatteranno l’umanità negli anni a venire”, ha dichiarato il Dott. Michele Calcaterra, AD del gruppo italiano ECPI. “È fondamentale”, ha aggiunto Paolo Tolla, Presidente di ECPI, “che la comunità finanziaria riconosca l’importanza dei temi ambientali, sociali, e di governance nell’ambito delle proprie scelte di investimento, non solo per il valore economico ad essi connesso, ma anche per il loro significato morale”.

La partnership è stata realizzata per “soddisfare la crescente domanda di investimenti in beni reali di sostenibilità” (in primis agricoltura ed energie rinnovabili), secondo quanto dichiarato da Roman Rosslenbroich, AD di Aquila Capital.

Qual è però esattamente la consistenza della sostenibilità della finanza così presentata? “Il concetto di fondo”, ha dichiarato Paolo Tolla, “è che esista anche nel campo finanziario, e non soltanto in quello industriale, una proposta di sviluppo del valore degli investimenti che garantisca la crescita degli investimenti attraverso la loro sostenibilità nel medio-lungo periodo. Pertanto una finanza sostenibile seleziona gli investimenti nei diversi comparti delle attività produttive attribuendo parametri di rischiosità graduali e differenti, e privilegia proprio la durata degli investimenti nel tempo rispetto ad una logica meramente speculativa che non le può appartenere”.

Gli investimenti vengono selezionati attraverso l’attribuzione di ratings ESG, formato da tre parametri: E (Environmental), S (Social Responsibility) e G (Corporate Governance). Questi requisiti vengono posti in maniera che gli investimenti “beneficino da un lato della mitigazione dei rischi e dall’altro del miglioramento delle performances di rendimento”, basandosi “sull’osservazione di indicatori alternativi non finanziari tali da individuare e premiare elementi distintivi nella gestione delle politiche sociali, ambientali e nel funzionamento della struttura di governance societaria”.


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