Si riaccendono le speranze per Meriam Yeilah Ibrahim, la donna sudanese di 27 anni condannata a morte per apostasia dal tribunale di Khartum. La condanna, infatti, non sarebbe definitiva e potrebbe essere annullata nel prosieguo del processo. Lo afferma Antonella Napoli, presidente di Italians For Darfur, la quale avrebbe ricevuto rassicurazioni in merito da Khalid Omer Yousif di Sudan Change Now, Ong che giovedì scorso aveva diffuso la notizia e lanciato una mobilitazione a sostegno della donna incinta di 8 mesi e madre di un bimbo di un anno e mezzo.
Precisazioni riguardo al processo in corso sono arrivate anche da Al-Fateh Ezzedin, presidente del Consiglio Nazionale sudanese, il quale ha affermato che “la sentenza di morte è una condanna di primo grado nell’ambito di un processo che avrà tutte le sue tappe giudiziarie, fino alla Corte Costituzionale”.
Meriam continua ad essere nel carcere dove dal 17 febbraio è rinchiusa insieme al figlio dopo che il fratello l’aveva denunciata per apostasia essendosi convertita al cristianesimo e sposata con un uomo di fede cristiana. Il tribunale, applicando la legge della Shari’a, l’aveva condannata a morte sospendendo la condanna fino al secondo anno del bimbo che a breve darà alla luce. Sempre che le complicazioni dovute allo stress non mettano a rischio la gravidanza della donna.
Profilo dell'autore
- Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.
Dello stesso autore
- Asia & Oceania22 Dicembre 2024Yasuke, il samurai africano che stupì il Giappone del XVI secolo
- Europa22 Dicembre 2024Come i nazisti si appropriarono del nudismo socialista per veicolare il mito della razza ariana
- Nord America21 Dicembre 2024“Uccidi l’indiano, salva l’uomo”: La storia dimenticata dei collegi per i nativi americani
- Asia & Oceania21 Dicembre 2024Wu Zetian, l’imperatrice che riscrisse le regole del potere in Cina