Quando penso ad un Museo mi immagino ferma davanti a quella linea invisibile di rispetto, distacco e compostezza che bisogna tenere all’interno di uno spazio pubblico che conserva e protegge al suo interno “Arte”.
Ho sempre vissuto quella linea di separazione come un limite che sottolinea la distanza tra me, persona comune, e il mondo della “Cultura”: una linea verso la quale tendo per voglia di sapere ma che mantiene un costante distacco tra le due realtà.
Ma l’Arte nasce dalle persone. L’Arte è vita reale. Un Museo non dovrebbe condividere la sua ricchezza entrando in contatto con le persone?
Nella continua ricerca di questo approccio ho scoperto il MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove, senza linee di divisione, un museo dove vivono le persone. E non metaforicamente.
Infatti la storia di questo Museo nasce dall’occupazione nel settembre del 2009 dell’ex fabbrica della Fiorucci nella periferia di Roma, a Torre Spaccata, su via Prenestina. L’edificio era rimasto in disuso per 10 anni, gli attivisti di diversi movimenti, guidati dai Blocchi Precari Metropolitani, concretizzarono l’appropriazione dello spazio per permettere a 200 persone prive di casa e lavoro di avere un tetto.
Video dell’occupazione:
Da relitto di archeologia industriale, l’ex fabbrica ha preso vita e un nome: Metropoliz – Città Meticcia. Si sono stabilite all’interno 98 famiglie, 33 di etnia rom, 50 italiane ed altre di nazionalità latinoamericana, nord africane e mediorientali. Non poteva essere scelto aggettivo più adatto di “Meticcia” per questa convivenza.
Quando nel 2011 si riaccende il dibattito politico sull’emergenza casa, sulle possibilità di cambio di destinazione d’uso degli spazi per evitare nuove cementificazioni, i movimenti associativi che hanno sostenuto l’occupazione hanno presentato una petizione per la riqualificazione dello stabile con il proposito di rendere “gli spazi residenziali in armonia con le necessità culturali e sociali della zona, per la realizzazione di uno spazio eco-compatibile”. È in questo momento che viene piantato quel seme di Arte che ha fatto della Città Meticcia alla periferia di Roma un’esperienza artistica inedita.
La proposta è raccolta da due antropologi e film – maker, Giorgio De Finis e Fabrizio Boni, che decidono di girare un film sul Metropoliz. Il progetto è quello di raccontare la realtà dell’occupazione dell’ex fabbrica attraverso una metafora: la fuga sulla Luna. Metropoliz è infatti paragonato alla Luna, perché? Perché, anche secondo i trattati internazionali, la Luna è l’unico luogo veramente pubblico rimasto, dove non esiste la proprietà privata e dove è bandito l’uso delle armi. Costruire Metropoliz significa costruire la Luna sulla Terra.
Il film è pensato come la costruzione di una navicella pronta a partire per la Luna/Metropoliz: in un epoca in cui tutti fuggono altrove, gli abitanti di Metropoliz vogliono vivere qui. Let motiv del film : “La Luna al Popolo”.
Lo staff cinematografico e gli abitanti della città meticcia lavorano così a stretto contatto per mesi, allestendo lo spazio per la realizzazione del film; numerosi artisti sono coinvolti nel progetto per la decorazione degli spazi. Tra i primi artisti, Gian Maria Tosatti realizza un telescopio con bidoni di petrolio che si staglia nell’alto della torre della fabbrica e segnala ai passanti nella periferia che qualcosa di particolare sta succedendo dentro l’edificio. Giorno dopo giorno la spazio si arricchisce del lavoro di street art contemporanei provenienti da tutto il mondo.
trailer di “Space Metropoliz”:
Con la conclusione delle riprese del film Space Metropoliz, la storia non si conclude, piuttosto inizia: gli abitanti della “città nella città” chiedono ai due antropologi di rimanere. Lo spazio ormai ha un nuovo volto, i residenti si sono sentiti coinvolti, partecipi e ascoltati; il cinema è stato un forte strumento di aggregazione, di trasformazione del territorio, dal punto di vista ambientale e sociale.
Giorgio De Finis e Fabrizio Bono accettano ed è così che nasce il MAAM, Museo dell’Altro (città meticcia) e dell’Altrove (la Luna). Il nuovo obiettivo del progetto è quello di completare l’unione tra Arte e Persone, fare in modo che l’Arte sia coinvolta direttamente nella realtà e assuma il ruolo di difesa dell’occupazione abitativa della fabbrica.
Ad oggi più di 300 artisti contemporanei hanno realizzato le loro opere negli spazi del MAAM – Metropoliz: le opere del museo sono saldate in maniera inscindibile nello spazio abitativo. La cucina comune, come il cortile dove i piccoli abitanti di Metropoliz giocano, tutto è permeato d’arte e naturalmente vissuto. Alzando gli occhi davanti ad un murales toccante come quello di tronchi d’albero rappresentati con le sembianze di corpi umani viventi, si possono scorgere i panni stesi dalle finestre degli inquilini del piano superiore. Nella stanza a luce soffusa dove un artista sta lavorando alla realizzazione di un’intera nuova parete, si può ammirare una bambina vivace correre ingenuamente avanti e indietro saltando gli strumenti di lavoro lasciati a terra.
L’arte è diventata il mezzo, non il fine, un’arte che si presta a barricata in difesa dell’occupazione: oggi sgombrare Metropoliz-Città Meticcia significherebbe distruggere la ricchezza di un Museo di Arte Contemporanea di valore culturale e sociale inestimabile, nulla di meno di un Museo convenzionale istituzionalmente riconosciuto.
Nel giro di poco tempo il Maam è diventato un progetto collettivo, un luogo di sperimentazione culturale aperto, dove l’arte vive di persone, dove vengono realizzate iniziative segnate dalla partecipazione e dall’inclusione.
È così che ho sempre immaginato un Museo: un luogo ospitale, libero, utilizzato e permeato di vita, uno spazio fatto di relazioni, dove arte e persone si fondono e creano Altro, dove l’Arte affronta la quotidianità dei pregiudizi, si confronta con le convenzioni sociali e libera dalla paura nelle diversità.
Le parole non bastano, vi consiglio di andare a vedere con i vostri occhi.
Profilo dell'autore
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Come si possono sentitizzare 30 anni di vita e il carattere di una donna in una biografia di poche righe? Proviamo:
Nata a Roma ma non romana fino all'osso.
Italiana ma meticcia nell'animo, grazie alla ricchezza assorbita dalle esperienze in giro per il mondo e dal contatto con le altre culture anche nel mio paese.
Laureata in Relazione Internazionali ma appassionata di Cooperazione Internazionale, migrazioni e diversità culturali.
Fundraiser ma insegnante di italiano per stranieri.
Amante della storia e delle tradizioni ma Viaggiatrice sempre in cerca di nuove idee per creare "Altro".
...E in questo caso: Blogger per apportare il mio contributo al progetto interessante ed oggi più che mai necessario di Frontierenews.it, per sostenere un "mondo plurale".
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