Per l’economista femminista i morti nigeriani valgono meno dei parigini

di Joshua Evangelista

Quando si deve valutare il capitale economico di una impresa si chiama un perito esterno indipendente che analizza il sistema aziendale nel suo complesso. Spetta a lui dare un valore complessivo all’azienda che vada oltre i numeri del fatturato e che tenga conto di tanti altri fattori, tra cui anche il potere del brand. Probabilmente la professoressa Elisabetta Addis, economista di fama internazionale e fondatrice del movimento Se non ora quando, si è sentita moralmente in dovere di autoproclamarsi perito che valuti il valore delle vite uccise dal terrorismo.

Questo è quello che emerge da un suo articolo pubblicato sull’Huffington Post secondo il quale i 2000 morti nigeriani per mano di Boko Haram hanno meno importanza dei 12 di Parigi. E chi prova a dire il contrario, secondo la professoressa, è “superficiale”. Il motivo è presto detto: “Perché 12 persone uccise a Parigi ci tolgono molta più speranza di poter uscire dalla barbarie, che non 2000 in Nigeria”, dal momento che una volta anche noi eravamo selvaggi, “però abbiamo migliorato almeno un pochino. Ci siamo inventati “i diritti”. Così uccidere una persona e trascinarne il cadavere non è più considerato una gloria. Nelle nostre città non succede più che si uccidano “i nemici” o, almeno, se succede ci scandalizziamo. In altri posti invece questo cambiamento è più lento”.

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L’articolo della Addis, portatrice universale di verità, ricalca vecchi motivetti di suprematismo culturale e valoriale che negli anni hanno creato fenomeni di “circoscritta” portata come l’impero britannico, l’affanno del “posto al sole” in Abissinia, la guerra in Iraq, i confini degli stati africani decisi a tavolino tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Così, giusto per citare senza ordine alcuni risultati di questa deriva.

L’Africa sarebbe quindi una sorta di estesissimo Far West dove, al posto di pistoleri, assalti ai treni e pellerossa che fanno lo scalpo, ci sono delle comunità primitive che in fondo in fondo non si scandalizzano per la morte di 2000 persone e per le bimbe farcite di esplosivo; ché tanto loro al valore della vita ci arriveranno fra qualche secolo… sono un po’ più lenti di noi, poverini.

Mentre invitiamo la vispa economista a immedesimarsi in un nigeriano che legge il suo articolo, vorremmo anche ricordarle che erano già passati secoli di diritti e illuminismo quando la nostra Europa ha prodotto le leggi razziali e lo sterminio scientifico di minoranze. E che per esportare i nostri amati diritti facciamo piazza pulita di quelli ai quali dobbiamo venderli.

Ahinoi, chi scrive questo articolo probabilmente non è arrivato al progresso e all’emancipazione delle amiche di Se non ora quando: è un selvaggio, retrograda e superficiale che crede i morti nigeriani e quelli francesi abbiano lo stesso valore. Forse perché non si è ancora convinto che l’economia delle vite umane è correlata al valore del brand “diritti occidentali acquisiti”.

Vero pure che in Occidente, a partire dalla ben nota “legge di McLurg”, abbiamo stabilito che a livello di notiziabilità la morte di un europeo vale quanto quella di 28 cinesi, mentre due minatori gallesi valgono almeno 100 pakistani.

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