Satira e libertà secondo il fumettista algerino Dilem

Il disegnatore algerino Dilem, uno dei migliori in Algeria, da anni minacciato di morte “non presentatemi come un minacciato di morte. Non c’è nessun merito a essere minacciati”, parla del suo rapporto con i disegnatori di Charlie Hebdo. Si commuove e non riesce a trattenere le lacrime parlando dei disegnatori di Charlie Hebdo che erano i suoi amici e con i quali ha collaborato.

“Indignamoci quando Boko Haram massacra abitanti di villaggi in Nigeria, quando un blogger saudita viene frustato, quando immigrati del Niger vengono espulsi dall’Algeria.. Ne abbiamo di motivi di indignazione”.

“È dal 1992 che ho messo una croce sulla vita normale. In Algeria mi hanno proposto armi, guardie del corpo e cose del genere, ma ho sempre rifiutato. Quando ti dicono centinaia di volte “veniamo a ucciderti” a un certo punto dici: “venite allora” e cerchi di continuare a fare ciò che sai fare.” “I disegni pubblicati su Charlie Hebdo che condannano l’aggressione israeliana a Gaza, io non le ho viste in nessun giornale algerino o arabo”, queste alcune cose che dice Dilem in questa intervista.

Il fumetto in Algeria ha pagato un altissimo prezzo durante gli anni del terrorismo (1992-2000): l’illustratore Dorbane viene ucciso nell’esplosione di un’autobomba, Brahim Guerbi – detto Gébé – viene buttato vicino a casa sua con le mani legate col filo di ferro e la gola tagliata, l’illustratore e editorialista Said Mekbel ucciso con una pallottola in testa in un bar del centro, l’illustratore Sid Ali Melouah, fondatore della rivista satirica Al-Manchar, sfugge a tre attentati, prima di fuggire in Francia, i disegnatori Slim, Assari e Gyps fuggono in Francia. E così pure la prima fumettista donna algerina Daiffa, minacciata per i suoi fumetti dedicati esclusivamente alle donne algerine.

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Tahar Lamri

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