Il battaglione dei nerd ucraini

di Joshua Evangelista per Lookout (gennaio-febbraio 2015)

Oltre l’elegante quartiere Pechersk e l’NSK Olimijskyj – lo stadio che ha ospitato la finale di Euro 2012 – in un magazzino all’interno di un piccolo complesso industriale della periferia di Kiev, c’è un viavai di ingegneri, informatici e sviluppatori. Il Battaglione dei
nerd, come l’ha ribattezzato la stampa locale, lavora senza sosta per fornire supporti tecnologici all’esercito regolare e ai paramilitari nazionalisti dislocati nel Donbass. Gratuitamente.

“L’esercito è in balìa della corruzione, l’educazione militare è rimasta quasi del tutto invariata rispetto agli anni ‘60 e la tecnologia è così imbarazzante che in molti casi è praticamente impossibile connettere tra loro i battaglioni e individuare i nemici nascosti
nelle foreste. Per questo, noi tecnici informatici ci siamo sentiti in dovere di mettere le nostre competenze a servizio della patria”, ci racconta Max, sviluppatore a capo di questo particolare laboratorio bellico.

Army sos, l’organizzazione alla quale appartengono gli uomini di Max, è uno dei principali snodi del crowdfunding per i militari, che si nutre in maniera significativa delle donazioni della diaspora, soprattutto quella canadese. “Mentre parliamo, uno dei nostri responsabili è a Montreal per sbloccare dei fondi molto consistenti”, ci dice Oleksiy Savchenko, tra i leader della logistica di Army Sos, indicando con orgoglio una grande bandiera canadese affissa sopra a una dozzina di pacchi diretti a Donetsk. Una macchina ormai oliata e con obiettivi precisi: progettare e costruire accessori hi tech per i veicoli blindati, tablet geolocalizzatori e droni.

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Di giorno startupper dell’IT o dipendenti delle multinazionali web, la sera improvvisati ingegneri militari. “Riusciamo
a produrre nonostante l’inevitabile turnover. Dalle grandi aziende internazionali per le quali lavoriamo, abbiamo imparato a programmarci in maniera sistematica il lavoro in team”. Così, tra cartoni di pizza e precari equilibri familiari, si fanno le prove generali per avvicinarsi alla tecnologia russa. “Qui tutti rischiamo il divorzio”, ironizza Max, “ma ne vale la pena”.

Mentre due ingegneri provano un dispositivo su un elicottero telecomandato da riprodurre in scala sui droni faida-te,
la nostra attenzione cade su un numero notevole di Samsung Galaxy raccolti in un angolo. “Li raccattiamo un po’ da tutta Europa. Se sono rotti li ripariamo e poi installiamo delle app che abbiamo ideato per stanare i nemici”.

Sono in fase beta, ma già diversi comandanti hanno iniziato a usarle. “Il principio è quello delle mappe open source.
Trasmettendoci informazioni sulle posizioni dei separatisti e sulla qualità delle strade riusciamo a tracciare quasi in tempo
reale una panoramica del percorso verso il quale vanno incontro i mezzi pesanti dell’esercito in transito nel Donbass”.

Affinché tali dispositivi abbiano efficacia, è fondamentale un training non sempre in linea con le tempistiche dell’emergenza.
“L’essere aperti o meno a queste tecnologie”, spiega Savchenko, “può influire sulle vite di centinaia di combattenti”. La linea di supporto indipendente del Battaglione dei nerd è imprescindibile: si assiste chiunque è disposto a essere aiutato, che si tratti dell’esercito regolare o dei nazionalisti del Pravyy Sektor poco conta. “Vicino all’aeroporto di Donetsk, dove ci sono i peggiori combattimenti, c’è una moltitudine di combattenti: per noi è importante capire chi combatte effettivamente e chi finge, solo pertornare a casa da eroe di guerra”.

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I detrattori dei tecnici volontari si chiedono come persone totalmente digiune d’ingegneria bellica riescano a sviluppare tali dispositivi solo grazie a manuali trovati sul web e scaricabili in creative commons. “Sì, è vero, professionisti stranieri sono venuti qui per mettere a nostra disposiziione del know how significativo”, ammette Max. Rifiutandosi però di dirci chi c’è dietro a questa formazione di qualità.

Al di là della provenienza di fondi e conoscenze, gli sviluppatori fai-da-te sono entrati ormai nell’olimpo della narrazione nazionale pro-Kiev. Tra le figure più interessanti spicca Yaroslav Markevich, un imprenditore a capo di una piccola impresa digitale di Kharkov, storico hub della tecnologia aerea di sovietica memoria. Markevich ha sviluppato sia droni muniti di infrarossi per individuare attacchi notturni sia droni a lungo raggio, in grado di localizzare con precisione i target dell’artiglieria. La sua storia
è diventata virale sui social network. Da lì a essere eletto deputato nelle elezioni d’ottobre il passo è stato brevissimo, giusto il tempo necessario per diventare un eroe su Facebook.

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