L’8 luglio 2014 Israele lanciava l’operazione Margine Protettivo in cui, per oltre 50 giorni, l’aviazione dello Stato Ebraico ha bombardato a tappeto la Striscia di Gaza e – successivamente – attuato un’invasione di terra sul suolo palestinese. In risposta, hanno affermato i vertici militari israeliani, ai razzi artigianali delle brigate armate palestinesi. Il terzo e ultimo attacco maggiore delle forze armate israeliane da quando Hamas ha preso il potere a Gaza, nel 2007, ha causato oltre 2100 vittime palestinesi (principalmente civili, compresi 551 bambini) e 73 israeliane (principalmente soldati). Durante l’assalto israeliano a Gaza, sono state prese di mira anche 45 ambulanze e la distruzione dell’ospedale al-Wafa ha lasciato Gaza senza un centro di riabilitazione, con 1000 bambini disabili rimasti senza possibilità di curarsi (leggi QUI il report sugli attacchi agli ospedali). Gli oltre 100mila edifici palestinesi gravemente danneggiati o distrutti non sono stati ricostruiti. Spesso sono ancora rimaste le macerie e – con tagli alla corrente fino a 16 ore al giorno – le infrastrutture sono nel caos più totale.
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Ero accanto al mio collega, che stava piangendo. Mi ha abbracciato e ha detto “Youssef, Youssef”. Pensavo si riferisse ad un altro collega, ma ha aggiunto “Youssef, tuo figlio”. Parlava di mio figlio. Ero scioccato. Mi sono accasciato e ho pianto. Mio figlio è stato arso di fronte a me e non l’ho riconosciuto”.
Jaber Hassan Darabieh, padre del volontario sanitario Youssef Jaber Hassan Darabieh
“I 50 giorni di conflitto hanno visto l’uccisione di 2,262 palestinesi, 1500 dei quali erano civili, compresi 551 bambini e 305 donne. 71 israeliani sono stati uccisi 66 dei quali erano soldati e 1 era un bambino. 138 studenti che frequentavano le scuole UNRWA hanno perso la vita e almeno 814 sono stati feriti. Delle oltre 11.000 persone ferite a Gaza, 1000 sono bambini che rimarranno disabili a vita. La distruzione delle abitazioni è avvenuta su larga scala. Al picco massimo del conflitto, oltre mezzo milione di rifugiati sono scampati agli attacchi – circa 300.000 di loro hanno trovato rifugio in circa 90 scuole di UNRWA: sei volte il numero di rifugiati durante il conflitto del 2008/2009. UNRWA stima che circa 140,000 case siano state danneggiate o totalmente distrutte. Il processo di ricostruzione deve velocizzarsi affinché Gaza possa essere ricostruita”, ha dichiarato il Commissario Generale di UNRWA, Pierre Krähenbühl, in un comunicato.
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“A un anno dalla devastazione di Gaza che è costata la vita a oltre 1500 civili, compresi 551 bambini, le cause profonde del conflitto rimangono inascoltate. La disperazione, la miseria e la negazione della dignità derivanti dalle ostilità dello scorso anno e dal blocco rappresentano ormai il quotidiano per il popolo di Gaza. Le ferite psicologiche sono visibili ovunque a Gaza. Sono tantissimi i bambini traumatizzati dagli effetti delle ostilità e oltre un migliaio di persone vive in condizioni di permanente disabilità. Questo dovrebbe rappresentare un promemoria del fatto che i conflitti devono essere in prima battuta esaminati in base ai costi in termini umani che infliggono. Oltre a ciò, a 315 giorni dal cessate il fuoco, nessuna casa di quelle distrutte – oltre 12.000 – è stata ricostruita. Questa situazione lascia 120,000 persone senza un’abitazione. A ciò si deve aggiungere l’alto tasso di disoccupazione e la mancanza di prospettive per i giovani di Gaza. Una bomba ad orologeria per l’intera regione. È necessaria un’azione politica concreta su molti fronti per raggiungere il cambio di rotta necessario nella Striscia, che dovrebbe avere inizio con la cessazione del blocco, assicurando diritti e sicurezza a tutti, consentendo di aumentare le esportazioni da Gaza e stimolando la ripresa economica e la libertà di movimento dei civili. Nonostante nelle scorse settimane alcuni passi siano stati compiuti, si è ancora lontani dall’ottenere quanto necessario per apportare cambiamenti significativi nelle vite delle persone”, continua il comunicato dell’Unrwa.
“Vi è inoltre la necessità di accertare le responsabilità per la violazione delle leggi internazionali durante le ostilità del 2014. Le indagini devono proseguire in accordo con gli standard internazionali. Le vittime delle violazioni dovrebbero essere prontamente e adeguatamente compensate e ottenere un giusto risarcimento. Tra la disperazione in cui versa Gaza, la speranza è un lusso che comincia a scarseggiare e per questo cruciale. Questa settimana, le prime famiglie rifugiate hanno ricevuto assistenza da UNRWA per la ricostruzione delle loro case totalmente distrutte. Nonostante i numeri siano piccoli, e le operazioni siano in ritardo”, conclude il Commissario Generale di UNRWA, Pierre Krähenbühl, “questo sviluppo potrebbe essere significativo del fatto che, poco a poco, i fondi disperatamente richiesti potrebbero raggiungere la Striscia. Nel contesto Medio-orientale, sempre più instabile, negare bisogni e diritti al popolo di Gaza è un rischio che il mondo non può correre”.
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