a cura di Carlinho Utopia
Giovedì scorso il Comitato per i Diritti dei Bambini delle Nazioni Unite ha pubblicato una relazione sulla situazione della gioventù in Brasile, definendo allarmanti le condizioni dei minori nel paese. Secondo il rapporto, l’aumento delle esecuzioni sommarie e delle detenzioni è relazionato ai mega-eventi sportivi e al tentativo di “pulire” Rio de Janeiro in vista delle Olimpiadi del 2016.
Il Comitato sottolinea che il Brasile ha già uno dei maggiori indici di omicidi dei giovani nel mondo e che i minori nel paese sono diventati bersaglio della violenza della polizia, della criminalità organizzata e dei gruppi di sterminio.
Il rapporto è il risultato di una due giorni di incontri tra il Comitato dell’ONU ed il governo brasiliano, sottoposto, dopo dieci anni, ad un esame della sua politica per l’infanzia. Il risultato è una relazione che descrive una violenza acuta contro i giovani. “Le sfide sono enormi”, ha dichiarato il presidente del Comitato, Benyam Mezmur.
Renate Winter, vice-presidente del Comitato, punta il dito sulla “pulizia” che è stata promossa a Rio de Janeiro per preparare la città per i giochi olimpici. “Siamo di fronte a un’ondata di ‘pulizia’ messa in atto in vista delle Olimpiadi per mostrare al mondo una città senza questi problemi”. Secondo Winter, il governo ha mostrato riluttanza nel rispondere ad alcune domande durante la due giorni di incontri.
Secondo Mezmur, molti giovani sarebbero stati arrestati illegalmente. Anche Gehad Madi, esperto dell’ONU, denuncia la “pulizia”. “Abbiamo visto questa cosa accadere in una certa misura durante la Coppa del Mondo del 2014 e adesso stiamo chiedendo che si intervenga per evitare che si ripeta”, ha detto.
Nella valutazione della specialista Sara Oviedo il massacro di bambini in Brasile non è una novità. “Ma abbiamo ricevuto informazioni concrete sul fatto che adesso si tratta di un modo di “rifarsi il trucco” per ospitare gli eventi internazionali”, ha detto.
L’ONU si è detta “seriamente preoccupata per il fatto che lo stato presenta uno dei maggiori indici di omicidi di bambini nel mondo, e che le vittime sono in maggioranza afro-brasiliani”.
Un allarme speciale fa riferimento alla violenza della polizia. L’organizzazione chiede che siano realizzate indagini “effettive” su tutte le morti di bambini, comprese quelle che vengono definite “autos de resistencia“.
Secondo l’ONU, le pene per i responsabili dovrebbero aumentare, proprio perché si tratta di professionisti responsabili della sicurezza pubblica. L’Organizzazione raccomanda che i responsabili vengano effettivamente allontanati dalle loro funzioni e che ci sia un sistema indipendente che valuti le operazioni di polizia nelle favelas.
Secondo l’ONU, esiste una “violenza generalizzata” da parte della Polizia Militare, delle UPP (Unità di Polizia Pacificatrice) e del BOPE (Batalhão de Operações Policiais Especiais) contro i bambini di strada e di quelli che vivono nelle favelas.
Il Comitato denuncia “l’elevato numero di esecuzioni extragiudiziali di bambini da parte della Polizia Militare, di milizie paramilitari e della Polizia Civile”, così come “un’impunità generalizzata” dei responsabili.
L’organizzazione accusa anche le forze di polizia di essere responsabili della scomparsa di minori durante le loro operazioni, di arresti arbitrari, torture nelle auto della polizia e nei commissariati, oltre all’omissione di soccorso medico e legale.
La situazione dei bambini di strada è stata oggetto di un avvertimento speciale da parte dell’ONU. “Il Comitato è profondamente preoccupato per il grande numero di bambini di strada che sono soggetti vulnerabili di esecuzioni sommarie, tortura e sparizioni forzate, o reclutate da gruppi criminali, abuso di droghe e sfruttamento sessuale”, ha sottolineato. Nella relazione si chiede che il governo brasiliano vari immediatamente leggi che proibiscano l’arresto arbitrario dei bambini di strada. L’Organizzazione suggerisce anche la costruzione di centri di accoglienza ed assistenza adeguati.
Secondo il Comitato, la vulnerabilità di questi minori e anche di quelli che vivono nelle famiglie più povere sta permettendo un ampliamento del numero di bambini coinvolti nella criminalità organizzata. “Siamo profondamente preoccupati”, si legge nel rapporto. “Esiste una violenza generalizzata da parte o contro questi bambini”.
Per evitare questo reclutamento, l’Organizzazione si appella al Brasile affinché sviluppi strategie che portino ad un reinserimento di questi giovani nella società. Per impedire il reclutamento, è necessario affrontare questioni come la povertà, la marginalità e la bassa qualità dell’istruzione. Nella valutazione del Comitato, il governo deve anche creare una campagna che metta in guardia sui rischi derivanti dal coinvolgimento con la criminalità organizzata.
L’ONU si dice anche “molto preoccupata” dall’approvazione alla Camera dei Deputati di una legge che prevede la riduzione della maggiore età per la responsabilità penale dai 18 ai 16 anni e dalla proposta di aumentare da tre a dieci anni la detenzione, misure che non costituiscono la risposta giusta alla crisi nell’ambito della sicurezza pubblica.
Secondo il rapporto, le pene alternative “ancora non sono applicate in maniera effettiva” e “molti adolescenti vengono reclusi per reati minori che non giustificano la privazione della libertà”.
Anche le condizioni di detenzione dei giovani sono oggetto di critiche, a fronte della situazione igienico-sanitaria e del sovraffollamento. La relazione punta il dito anche sull’aumento delle violenze sessuali contro i minori, reclusi nelle stesse strutture degli adulti.
L’ALTRO LATO. Attraverso una nota, la Segreteria di Sicurezza ha argomentato che lo stato di Rio de Janeiro è al secondo posto quanto a riduzione dell’indice di omicidi di bambini e adolescenti (da 0 a 19 anni) tra il 2000 e il 2013, secondo la “Mappa della Violenza del 2015”, studio commissionato dal governo federale. “Tra gli adolescenti in età compresa tra i 16 ed i 17 anni, lo studio evidenzia una riduzione della percentuale di omicidi del 73%, la più grande del paese, in comparazione con il 2003”, si legge nella nota.
La Segreteria ha fatto sapere anche che le Unità di Polizia Pacificatrice (UPP) sono state indicate come “esempi di buone pratiche” dall’International Narcotics Control Board (INCB) delle Nazioni Unite (ONU). Le UPP, secondo la nota, avrebbero contribuito ad una riduzione dell’85% degli omicidi a seguito di intervento della polizia (autos de resistencia), nel raffronto tra il 2014 ed il 2008 (anno in cui è partito il progetto di pacificazione delle favelas).
“Nel programma delle UPP, i poliziotti sono protagonisti di innumerevoli progetti sociali. La Segreteria di Sicurezza Pubblica è costantemente alla ricerca di collaborazioni con organizzazioni dei diritti umani e di assistenza sociale per l’effettivo compimento dell’ECA (Estatuto da Criança e do Adolescente – Statuto del Bambino e dell’Adolescente)”, ha concluso la nota.
Fonte di questo articolo: http://noticias.uol.com.br
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