di Şahin Keskin
Sono passati circa 50 anni da quando la Turchia ha avviato il suo processo di adesione all’UE. Come è noto, il processo è ampiamente dibattuto sia in Turchia che in Europa. Ci sono molti argomenti controversi che giocano un ruolo importante sul processo di adesione, tra cui geografia, politica, economia, storia, cultura e religione. Argomenti che continueranno ad essere barriere per un lungo periodo di tempo. E le recentissime crisi interne e internazionali della Turchia hanno reso i paesi membri ulteriormente pessimisti su una reale adesione futura. Ma le barriere potrebbero perdurare anche oltre le crisi contemporanee. In questo studio ne abbiamo individuate di quattro tipi principali.
Barriere geografiche
La geografia è uno dei fattori base che determinano l’identità dei paesi in ambito internazionale. L’Europa è geograficamente molto importante per la Turchia, ma è un dato di fatto che la maggior parte della Turchia sia in Asia. Infatti, il termine “Eurasia” spiega molto bene la posizione della Turchia, così come del resto quello della Russia. E si aggiungano Kazakistan, Azerbaigian e Georgia, che hanno strette relazioni politiche ed economiche (la loro adesione alla UEFA può essere considerata come un esempio emblematico). Pertanto, si può dire che la Turchia appartenga ad un contesto geopolitico che va da Capo Verde ad Astana.
Inoltre, come è noto, la domanda di adesione del Marocco alla Comunità economica europea del 1987 è stata rifiutata perché non il paese non è stato considerato europeo. Quindi, i criteri di adesione sono regolati solo per i paesi europei. Pertanto, si deve ancora una volta ribadire che l’adesione della Turchia avrebbe effetti geopolitici inediti.
La Turchia può essere considerata come un paese del Medio Oriente. Ha frontiere comuni con importanti paesi del Medio Oriente come Siria e Iraq. Le guerre civili in Iraq e la Siria, i gruppi terroristici come ISIS e l’instabilità del territorio danno all’UE buone ragioni per evitare di estendere i suoi confini. Del resto le mura che Ungheria, Bulgaria e Grecia hanno innalzato o innalzeranno nelle frontiere orientali contro i migranti rivela intenzioni profonde. Il flusso di rifugiati e richiedenti asilo che da Africa e Medio Oriente arrivano in nord Europa attraverso Italia, Grecia e Bulgaria rende sempre più ansiosi i membri UE. Con buona pace di Maastricht, Amsterdam, accordi di Lisbona, Aia e programma di Stoccolma. Pertanto, l’ingresso della Turchia è visto come un aumento dei problemi. I 2 milioni di siriani accolti non sono molto attraenti per Bruxelles.
Barriere politiche
La democrazia è una questione molto problematica. Colpi di stato militari e violazioni dei diritti umani in Turchia possono essere considerati alcuni esempi, come evidenzia il rapporto UE del 2014. E se la stagione dei colpi di stato militari sembra essere finita, le nuove norme come legge sulla sicurezza interna hanno molti punti non democratici. Inoltre, la tradizionale lotta tra laici e islamisti persiste e i fatti di Gezi del 2013 contro il governo conservatore dell’AKP vanno inseriti in questo contesto. Del resto le riforme che avviate subito dopo che l’AKP è salito al potere nel 2002, apprezzate dall’UE, si sono perse per strada. Violazioni dei diritti umani, giornalisti arrestati, tortura nelle carceri, sentenze ingiuste e diritti delle donne negati sono in ogni relazione di Amnesty International sulla Turchia.
Ci sono poi la questione curda e Cipro. Inizialmente era un problema regionale con la Grecia; dopo che Cipro ha acquisito lo status di membro nel 2004 è diventato un problema con l’UE. E difficilmente Grecia e Cipro voteranno mai a favore del suo ingresso.
C’è poi la questione della popolazione. E’ un punto molto importante, perché la Turchia è un paese molto grande ed è abitato da 77 milioni di persone. Si prevede che nel 2050 diventeranno 94 milioni. Come si può facilmente prevedere, l’appartenenza della Turchia influenzerebbe in modo significativo la suddivisione dei seggi nel parlamento europeo, visto che i posti sono ripartiti in base al numero di abitanti dei paesi. Come la prenderebbero paesi come Germania e Francia?
Barriere economiche
Nonostante qualche picco, la crescita economica non è stabile ed è ancora basata su finanziamenti esterni. Il reddito pro capite è di circa 10.000 dollari, un numero inferiore rispetto a molti stati membri dell’UE. E nell’epoca delle grandi crisi in Portogallo, Spagna, Irlanda e Grecia, nuovi problemi economici non sono desiderabili. “Che cosa può fornirci la Turchia con la sua economia non sviluppata?” sembra essere la domanda alla base di tanto scetticismo. Del resto povertà e disoccupazione sono enormi problemi condivisi da Turchia ed Europa. La paura di una nuova migrazione di massa dalla Turchia all’Europa occidentale è molto sentita.
Inoltre, la Turchia deve prima aderire ai criteri di Copenaghen. Si chiede un’economia di mercato funzionante che possa far fronte alla concorrenza e alle forze di mercato presenti nell’UE. Ci sono molti altri criteri che la Turchia deve rispettare. Ad esempio, secondo i criteri di Maastricht, la Turchia dovrebbe avere un tasso di inflazione di 1,5 punti superiore a quelle dei tre membri dell’Unione Europea che hanno il tasso di inflazione più basso. Secondo l’OCSE, le tariffe economiche della Turchia sono in declino e non si vedono grossi cambiamenti nel breve termine.
Infine, sebbene l’UE consideri la Turchia un paese di transito molto importante per il trasferimento di energia ciò non sembra essere un motivo valido per l’ingresso. Si prenda ad esempio la candidatura dell’Ucraina.
Barriere storiche e culturali
La Turchia è fondata sul patrimonio ottomano. Le sue battaglie politiche e militari contro l’Occidente per lungo tempo sono state viste come una barriera che ne impedisce l’europeizzazione. Del resto, saltati Rinascimento e Illuminismo, nei secoli si è cercato di costruire un proprio modello anti-Europa. Questo influisce anche per il futuro. Ad esempio, la Turchia fa fatica ad accettare le minoranze musulmane, curde; e greci, ebrei e armeni sono de-facto cittadini di seconda classe, a causa di alcune restrizioni non ufficiali, radicate nel sistema tradizionale ottomano dei millet.
La storia ottomana influisce anche nei rapporti con alcuni paesi post-ottomani, come la Grecia, che hanno guadagnato la loro indipendenza dopo una lunga lotta.
Poi c’è la religione. La Turchia è un paese di musulmani per il 99% della popolazione, compresi gli aleviti. Sarebbe il primo paese musulmano d’Europa. Un argomento tanto dibattuto e strumentalizzato. Del resto, i turchi in Germania – circa 3 milioni – sono ancora visti come un problema. Nonostante si tratti di una migrazione iniziata 50 anni fa e non vi siano tendenze al fondamentalismo religioso o nazionalista tra le terze generazioni di turchi tedeschi. Eppure malgrado le politiche di integrazione della Germania, i turchi tedeschi hanno ancora il livello di istruzione più basso e i tassi di disoccupazione più elevati. Le donne turche in Germania spesso vivono vite molto isolate e la comunità generalmente vive ancora nei ghetti. Nel frattempo è aumentata l’islamofobia e i movimenti radicali islamici in Africa e Medio Oriente, oltre al terrorismo europeo, fanno da catalizzatori.
Infine, l’annosa questione del genocidio armeno, punto imprescindibile per il Parlamento europeo. Anche se l’Armenia non è un membro.
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