di Sofia Bianchini
Gli agricoltori vietnamiti bruciano milioni di tonnellate di paglia di riso ogni anno per preparare i campi al raccolto della stagione successiva, aumentando in questo modo le emissioni di gas a effetto serra e privandosi di una potenziale fonte di reddito. Trang Tran ha trovato un modo per utilizzare questo materiale, una volta considerato rifiuto, per la coltivazione di funghi commestibili.
Tran è la fondatrice di Fargreen, un’impresa sociale che mira a sviluppare tecniche di coltivazione più sostenibili e redditizie in Vietnam. La giovane imprenditrice ha osservato gli effetti negativi della combustione della paglia di riso per anni.
“Quando la paglia viene bruciata, si crea molto smog, ed è difficile respirare”, spiega in un’intervista. “Inoltre, il fumo blocca la visibilità. Molti incidenti stradali accadono durante la stagione del raccolto”.
Non c’è da sorprendersi se, in un paese con un consumo pro capite annuo di riso di quasi duecento chili, dove il riso viene coltivato su un 75-85 per cento del terreno coltivabile, la combustione della paglia di riso aggravi i danni alla salute, all’ambiente e all’economia locale.
Le comunità rurali subiscono gli effetti più negativi di questa consuetudine, dato che la combustione della biomassa emette grandi quantità di agenti inquinanti e gas tossici, compromettendo la salute delle vie respiratorie. Inoltre, la nocività dello smog emesso è aumentata dai pesticidi utilizzati per incrementare la produzione di riso. Anche se il compostaggio sembrerebbe il metodo più sano per disfarsi della paglia di riso in eccesso, questa tecnica sarebbe troppo costosa per i contadini e richiederebbe troppo tempo.
I costi a lungo termine della combustione della paglia, tuttavia, sono di gran lunga superiori ai risparmi immediati degli agricoltori vietnamiti. La combustione aggrava il riscaldamento globale, che ha ripercussioni tangibili in Vietnam. Le forti piogge e inondazioni causate dal cambio climatico hanno comportato la riduzione del terreno coltivabile, minacciando ulteriormente la già debole economia vietnamita.
Infatti, anche senza contare gli effetti del riscaldamento globale, la povertà è molto diffusa tra gli agricoltori. Sebbene sia una delle professioni più comuni in Vietnam, la coltivazione del riso non è ben remunerata. Nel 2013, il reddito medio di una famiglia che lavorava nel settore risicolo nel delta del Mekong, centro principale per la risicoltura in Vietnam, era di circa € 24 al mese, all’epoca pressappoco la metà del salario minimo del paese.
Notando l’alto numero di problemi sanitari, ambientali ed economici che hanno un effetto negativo sulla vita dei coltivatori di riso, Tran ha pensato a una soluzione che potesse affrontarli tutti, simultaneamente.
Attraverso Fargreen, ha istituito una rete di agricoltori che raccolgono paglia di riso dai loro campi e la riutilizzano come substrato per la coltivazione sostenibile di funghi commestibili. Grazie al clima caldo e umido del Vietnam, la coltivazione di funghi è abbastanza semplice: la paglia deve semplicemente essere mantenuta umida per favorire la crescita dei funghi. Inoltre, l’intero processo è privo di sprechi, dato che il materiale residuo è usato come fertilizzante per nutrire il terreno.
Oltre a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, migliorare la qualità dell’aria e ridurre i rischi per la salute, il progetto di Tran risulta economicamente vantaggioso per i coltivatori di riso. Secondo Fargreen, dal suo inizio nel 2014 ogni partecipante al progetto ha guadagnato approssimativamente € 2 in più al giorno, un importo notevole considerando che il reddito giornaliero medio è inferiore a € 5.
In futuro, Fargreen spera di espandere la propria rete così da includere un maggior numero di agricoltori. L’idea potrebbe facilmente diffondersi ad altri paesi asiatici coltivatori di riso, che hanno non solo problemi simili, ma anche condizioni del terreno comparabili.
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