“Quo vadis”, l’epopea dei migranti diventa una rock opera

“L’umanità intera sta vivendo un momento storico epocale”, spiegano i trentini della Blood rockers band, “un punto di non ritorno globale per la sopravvivenza dell’essere uomo, dei suoi valori fondanti e dello stesso senso della vita”.

Da qui l’idea di una rock opera per raccontare le migrazioni di oggi, che se per certi versi sono “analoghe a tutte le migrazioni del passato, ma anche diverse da esse perché oggi questa è tragedia di tutti: di chi uccide, di chi lucra, di chi fugge, di chi accoglie e di chi respinge. E soprattutto è sotto gli occhi di tutti”.
Quo vadis – Storie di migranti è l’ultimo lavoro della band trentina, abile finora a intersecare i classici del rock e del folk americano a originali composizioni in lingua ladina. Che, spiegano, hanno scelto il proprio nome per una motivazione non certo vicina all’idea di sangue tipica dell’immaginario rock. L’ensemble ha infatti lo scopo di sostenere il volontariato, nella fattispecie la donazione del sangue. Da qui il motivo del blood.

Con Quo vadis l’epopea della migrazione verso l’ignoto si interseca con le dinamiche del concept album, che pur non seguendo un rigido schema cronologico può essere distinta in 3 parti:

• un secondo gruppo si riferiscono al viaggio senza fine lungo le frontiere d’Europa;

• l’ultimo gruppo comprende alcuni brani che affrontano il tema controverso dell’accoglienza.

L’opera, che verrà ufficialmente presentata a marzo (ma i rough demos sono già fruibili online), intende essere un percorso artistico a 360 gradi in cui la musica si interseca con la cura della parte visiva della performance grazie ai lavori della pittrice Cristina Zanella, utilizzati nella realizzazione dei video, che seguiranno il tour dei concerti.
E se gli apprezzamenti per l’opera già sono molti, uno emoziona particolarmente i membri della band: Abdullah Kurdi, il papà del piccolo Alan, ha postato sul suo sito la canzone che i Rockers hanno dedicato al figlio, ormai simbolo di tutti i bambini scomparsi per arrivare in Europa.

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