Nella patria della poesia estemporanea

 di Stefano Pacini

C’era una volta, e c’è ancora, una terra selvaggia non ancora doma dove risuonano i canti di poeti pastori, che si sfidano tra loro su un tema a contrasto, usando l’ottava rima e le sue regole.

L’ottava è una strofa composta da otto endecasillabi rimati che seguono lo schema ABABABCC quindi i primi sei endecasillabi sono a rima alternata, e gli ultimi due a rima baciata ma diversi dai versi precedenti e uguali a quella del primo verso dell’ottava successiva. Il tutto fatto al momento, seguendo il tema, andando avanti per molto tempo se il contrasto è tra due poeti forti che non accennano a chiudere ma continuano a duellare.

Nella sala un uomo con un cappello passa tra la folla e raccoglie bigliettini scritti: sono i temi del contrasto, natura e progresso, amore e denaro, Renzi e Berlusconi, e tanti altri, e saranno tirati a sorte e abbinati alla coppia di poeti che dovranno sfidarsi con le ottave, dando vita a duelli epici come quelli tra Niccolino Grassi e Emilio Meliani.

Non è un sogno di un Arcadia perduta, né una terra lontana, è qui, vicino, è in Maremma. A Ribolla, ex villaggio minerario, tristemente noto per l’esplosione della miniera di carbone che il 4 maggio 1954 provocò 43 morti, e il dolente libro di Bianciardi e Cassola  “I minatori di Maremma”, e l’emigrazione di Luciano Bianciardi a Milano, dove scrisse “La vita agra” e rimpianse fino alla morte la Maremma perduta. A Ribolla nella pianura che guarda Montemassi il castello ritratto dal Guidoriccio, ogni seconda domenica d’aprile convergono i poeti estemporanei da Toscana, Lazio, Abruzzo, rinnovando la magia di una poesia popolare che dopo sette secoli si pensava perduta sul finire degli anni ’80 con la scomparsa della civiltà contadina.

Poesia che è ancora praticata in Corsica e Sardegna e, con lievi differenze, nel nord Africa, a Cuba e in Venezuela. Spesso ignorata e snobbata dai critici, ultimamente è al centro di un interesse rinnovato che la mette al centro di festival e progetti culturali. Numerosi comuni toscani hanno costituito l’associazione ottava rima per meglio coordinarsi.

Sempre in Maremma, a Pianizzoli, nei dintorni di Massa Marittima, nel podere che fu del leggendario poeta Lio Banchi, è nata una scuola di poesia estemporanea, e le ottave non sono più praticate solo da anziani bardi, ma diversi giovani frequentano la scuola e vivacizzano l’incontro nazionale di Ribolla. Sono forse il punto di raccordo tra la tradizione più antica e le strofe rap di tanti loro coetanei. Qualcosa di nuovo sta nascendo, la poesia contadina continua a germogliare.

Questa che segue è parte di un contrasto improvvisato a quattro sul tema della memoria e dei poeti del passato.

La cosa che vi ho detto è tutta vera
Dio m’accechi se ho detto una bugia
in cinquant’anni della mia carriera
passati tutti son da casa mia.

Si cantava e si faceva tarda sera
portavano davvero l’armonia
con i suo’ modi e i suo’ sistemi
gente che era pronta a tutti i temi (Grassi)
io bene non conosco quei sistemi
ma porto onore agli scomparsi vati
e ognuno d’oggi nel pensare tremi
ai loro dolci versi improvvisati.
Oggi intrapresi tra i tanti problemi
certe persone ormai dimenticati
onore ai vati della terra vostra
che li misero i versi in bella mostra (De Acutis)
anche noi si fa parte di una giostra
ci si conosce tutti un po’ per fama
e l’amicizia e il canto lo dimostra
ognuno col suo fil tesse e ricama.
E che si ama il canto si dimostra
bello ricordar quel panorama
gente cantava, e dedita al lavoro
il ricordo per noi è un gran tesoro (Meliani)
e il ricordo fatto con decoro
al pensier vostro aggiungo quello mio
e un peccato sarebbe non ricordar loro
ma è la tentazione dell’oblio.
A ricordarli allora m’accaloro
ora che stanno tutti in braccio a Dio
ma questa ottava allor a dire vale
che ogni poeta in fondo è un po’ immortale (Giamogante)

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