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di Diego Huerta
Nel 2011 ho fotografato più di 31mila persone tra il Messico e gli Sati Uniti per bilanciare le 31mila vittime a causa della guerra alla droga. Il mio obiettivo principale era di creare un impatto positivo sulla società.
Per farlo ho realizzato centinaia di ritratti nelle città maggiormente colpite da violenza, a simboleggiare il recupero degli spazi pubblici persi a causa del conflitto.
Grazie a questo progetto, che ho chiamato “31K Portraits for Peace”, ho scoperto una nuova nazione: la nazione dei Nativi.
Sto cercando di preservare la grandezza di queste culture attraverso un libro fotografico. È ora di riconoscerla e di dare loro i meriti che hanno. È ora di comprendere da dove veniamo.
Quando si parla del Messico la maggior parte delle persone si concentra sull’economia, sulla questione immigrazione e su mete turistiche quali Puerto Vallarta, Cabo San Lucas, Acapulco e la Riviera Maya. Ma ciò che molti ignorano è che oltre le masse umane di grandi città come Città del Messico, Puebla, Monterrey e Guadalajara, ci sono numerose comunità indigene. Circa 500 anni fa gli spagnoli hanno cacciato queste persone dalle loro pianure, spingendole verso le montagne.
Alcune delle loro città non esistono più. Si possono trovare alcune informazioni e statistiche su molti di questi gruppi, ma non è stato fatto un vero lavoro di documentazione. Non c’è nessuno che si stia impegnando ad aiutarli a mantenere e proteggere i propri usi e costumi.
Visiterò i loro villaggi tra valli, montagne, deserti e giungle, documentando ogni dettaglio del mio lungo viaggio.
“A volte bisogna attraversare montagne e laghi, camminando notte e giorno. Ci sono momenti in cui bisogna spendere tutta la propria energia per un solo ritratto. Ma alla fine, ne vale decisamente la pena”.
Se la campagna di crowdfunding ha successo, il libro immortalerà un pezzo di Storia, con fotografie e aneddoti. Manterrà viva la storia dei gruppi indigeni del Messico.
Se riuscirò nel mio intento, farò una mostre itinerante in ognuno dei villaggi rappresentati. Il libro verrà utilizzato come documento storico sull’eredità culturale dei nativi messicani.
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