Dal 2009 Tomas Rafa documenta le nuove derive nazionaliste e neofasciste dell’Europa e dal 2015 monitora le politiche europee verso l’emergenza migranti. Nei suoi ritratti la distanza che ognuno di noi cerca di mantenere verso il flusso di notizie si dissolve. Chi guarda i suoi lavori, a metà tra la documentazione giornalistica e la narrazione artistica visuale, viene risucchiato in un turbine di rabbia, insoddisfazione e odio verso le minoranze. Contemporaneamente i suoi video mostrano il panico e la disperazione dei rifugiati, frontiera dopo frontiera, quando esausti si ritrovano, ancora una volta, dentro un nuovo recinto.
Come raccontare queste spinte così diverse, eppure così intersecate, che insieme definiscono l’Europa di oggi? Con una forma molto elegante di attivismo artistico-politico, con il quale Rafa tenta dichiaratamente la via della vitalità informativa pur nutrendo ambizioni didattiche e terapeutiche. Così come si evince da Walls of Sport, l’opera dell’autore ambientato tra gli alti muri eretti dai legislatori locali in varie comunità della provincia slovacca per “proteggere” i cittadini dalle comunità rom. Grazie a un’incredibile collaborazione tra l’artista, l’associazionismo e le comunità locali, i muri della segregazione sono stati trasformati in monumentali murales. Un urlo al mondo per far conoscere la disperazione dei segregati e allo stesso tempo un modo per rendere più vivibile, e perché no, bello, la coercizione delle alte colate di cemento. All’interno dello stesso progetto Rafa ha inserito workshop artistici per i bimbi rom, che attraverso danze, musica e pittura possono così rielaborare ed esorcizzare le violenze subite dalla polizia slovacca.
I tre principali lavori dell’artista, nato nel 1979 a Zilina, sono attualmente in esposizione al Moderna Museet di Stoccolma, all’interno della mostra The New Human. Oltre al già citato Walls of Sport, il museo svedese propone New Nationalism in The Heart of Europe e Their way to Western Europe.
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