Come raccontare un terremoto evitando bufale e falsi allarmismi

“Quando un terremoto di magnitudo 8,1 colpì la regione settentrionale dell’India, si diffuse rapidamente la voce che il crollo di 4.000 edifici in una città colpita aveva causato “innumerevoli morti”. Secondo altre testimonianze, erano crollati perfino l’edificio centrale di un college e quello del tribunale regionale”. Si trattava di voci infondate, erano tutte illazioni. Come per il terremoto in India, ogni grande calamità, naturale o non, è accompagnata da un infinito numero di voci non verificate che finiscono per diventare notizie e addirittura titoli in prima pagina, anche nei in molti giornali autorevoli.

VerificationHandbook

Per questo motivo l’European Journalism Centre ha pubblicato il Verification handbook, un manuale di verifica in più lingue per giornalisti e soccorritori che fornisce le linee guida per utilizzare i contenuti generati dagli utenti durante le emergenze in maniera intelligente.

Lo abbiamo visto anche con l’ultimo terremoto in centro Italia. I social network sono sovraccarichi di aggiornamenti, richieste di soccorso, segnalazioni. Pubblicare può essere una questione di vita o di morte, l’essenza del servizio pubblico.

Ma è necessario essere preparati alle calamità, sapere filtrare, verificare e capire come usare queste informazioni. E la cosa interessante è che il manuale (gratuito, creative commons) è utile anche per i fruitori delle notizie. Il cui ruolo di generatori e publishers di informazione è ormai importante quanto quello dei professionisti nelle redazioni.

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Il manuale è pratico e completo. Suddiviso in dieci capitoli, fornisce strumenti di verifica e casi di studio interessanti. Curato da Craig Silverman (The Poynter Institute), è stato tradotto in italiano grazie all’associazione Slow News e ai suoi abbonati.

Da far leggere in ogni redazione. Perché le calamità non si possono evitare, la diffusione di informazione falsa quasi sempre.


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