Mercoledì 26 ottobre alle ore 18.30 inaugura a Napoli presso Magazzini fotografici la personale della fotografa ungaro statunitense Sylvia Plachy dal titolo Looking back while going forward. Curata da Roberta Fuorvia e Yvonne De Rosa, la mostra presenta – per la prima volta in Italia – un’accurata selezione di 29 immagini a colori e b/n selezionate ad hoc per la realizzazione della mostra, unica data italiana dell’autrice.
Sylvia Plachy nel 1956 fugge da Budapest a cause della rivoluzione che colpì l’Ungheria. Dopo la fuga va a vivere a New York con la sua famiglia e sarà suo padre a regalarle la prima macchina fotografica: un modo per farla sentire meno sola dato il recente sconvolgimento della sua vita per la fuga dal paese natale. Così Sylvia comincia a fotografare per ritrovare sé stessa, facendosi subito notare da nomi del calibro di André Kertész.
Considerazioni curatoriali di Roberta Fuorvia
Varcare la soglia della mera immagine fotografica e esplorare uno spazio immaginifico.
Questo l’incontro artistico ed inaspettato con Sylvia Plachy durante un viaggio a Budapest nel febbraio 2015, che fu per me come una rivelazione.
Fin dal primo momento fui colpita dall’intimità di ogni singola immagine, frutto probabilmente di una comfort zone ricreata dall’autrice per offuscare il ricordo di una gioventù segnata a causa della fuga dal suo Paese (la rivoluzione in Ungheria del ’56), prima di trasferirsi a New York dove la sua carriera ebbe inizio.
Affascinante la spontaneità con cui l’artista affronta il mondo circostante senza preoccuparsi della tecnica, ma concentrando il lavoro su quel quid che va oltre la pulizia dell’immagine e che anzi cade piacevolmente nell’ “errore” e nelle sporcature.
La mostra Looking back while going forward , composta da 29 ritratti, è un viaggio attraverso questo linguaggio e i volti che l’autrice ha incontrato durante il suo cammino artistico e personale. Lo spettatore avrà la possibilità di rivivere il fervore artistico dagli inizi degli anni ’70 ad oggi e dei personaggi che ne hanno fatto la storia.
I ritratti selezionati per la mostra, sono l’altro volto degli interpreti cinematografici e degli artisti che la fotografia di Sylvia Plachy custodisce e preserva nel tempo.
Michelangelo Antonioni, Pedro Almodovar, Tom Waitts diventano figure eteree, rappresentazione intima in una conversazione a tu per tu con l’autrice.
La femminilità, la pacatezza e l’inquietudine di Andy Warhol, lo sguardo ipnotico di Tilda Swinton, la tenerezza dell’amore tra Dario Fo e Franca Rame, la sicurezza e la fragilità di Giancarlo Giannini, la familiarità e vulnerabilità di Alicia Neel mentre pettina i suoi capelli lunghi, bianchi e materni, diventano dei must nell’antologia della fotografa ungaro-statunitense.
E’ questa la forza di Plachy, un misto di consapevolezza e conservazione fanciullesca, una narrazione visiva spontanea e senza filtri.
Sylvia Plachy
Sylvia Plachy è nata a Budapest nel 1943. Da giovane fuggì dall’ Ungheria con i suoi genitori dopo che la rivoluzione colpì il suo Paese nel 1956. Si stabilì, poi, negli Stati Uniti nel 1958. Dopo aver ottenuto un BFA al Pratt Institute, ha iniziato a lavorare come fotografa e qualche volta anche come photo editor. Ha fotografato in tutto il mondo e le sue immagini sono apparse su riviste e libri come Jubilee, New York Magazine, Time, Newsweek, Metropolis e il New Yorker. Tra il 1974 e il 2004 è stata fotografa per il Village Voice di New York City. Il suo primo libro dal titolo Unguided Tour, ha vinto il premio per il miglior Infinity Award nel 1990 e il suo libro di memorie fotografiche dell’ Europa orientale, Self Portrait with Cows Going Home, ha vinto il premio Golden Light 2004. Ricordiamo anche le sue altre pubblicazioni: Red Light, Goings on About Town, Out of the Corner of My Eye and Signs and Relics. Tra gli altri premi Page One Award nella sezione giornalismo della Columbia University, un Guggenheim Fellowship, Lucie, e il Dr. Erich Salomon Preis. La sua mostra, When Will It Be Tomorrow è stata allestita a Mai Mano a Budapest nel 2015 e anche nel Sepsiszentgyorgy in Romania nel 2016. La sua prossima mostra sarà al Raton Museum of Art di Boca a ottobre 2016. Nel corso degli anni Sylvia Plachy ha insegnato in molti workshop in Messico, Budapest e al Anderson Ranch in Colorado, a Santa Fe, nel Maine, a Woodstock NY, Los Angeles, e conduce annualmente un workshop a ICP di New York. Le sue fotografie fanno parte di collezioni private e in musei come il MOMA di New York, il San Francisco Museum of Art, The High Museum, il Philadelphia Museum, il Museo di Houston e la Bibliothèque Nazionale.
Magazzini fotografici
Magazzini Fotografici nasce negli spazi di un ex fabbrica di borse, il borsettificio Ines, situato nell’antico Palazzo Caracciolo D’Avellino. La location, composta da 3 ampi ambienti comunicanti, ospita un bar con un ingresso espositivo dedicato al format spazioFOTOcopia, una seconda sala che accoglie le mostre di esponenti del mondo della fotografia provenienti da tutto il mondo, una terza sala adibita per proiezioni, presentazioni di libri e conferenze, per un totale di 200 m2. Magazzini Fotografici ha come obiettivo la condivisione dell’arte della fotografia come occasione di scambio culturale e di arricchimento ed e’ un ottimo luogo dove organizzare eventi o semplicemente poter bere un buon caffè, consultare libri, proporre idee ed incontrare persone. Magazzini Fotografici è dove la cena diventa artistica ed una semplice festa si trasforma in un party esclusivo.
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