Centomila persone, in marcia da Porta Venezia a piazza Cannone. Questa è la stima dei partecipanti alla manifestazione “20 maggio senza muri”, promossa dall’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino e dalla rete “Nessuna persona è illegale”, composta da associazioni e altre realtà impegnate nel sociale. Alta la partecipazione delle varie comunità etniche presenti sul territorio, arrivate al parco del Castello con i loro abiti tradizionali, mostrando la diversità culturale che, ad oggi, è una componente essenziale della città e il territorio lombardo.
Concepita sul modello della manifestazione in favore dell’accoglienza svoltasi lo scorso febbraio a Barcellona, la marcia pro-migranti di Milano cade a ridosso delle polemiche per l’accoltellamento di un agente della Polfer e due militari alla Stazione Centrale ad opera di un italiano, con cognome maghrebino. L’episodio è stato prontamente utilizzato dalla Lega che aveva già richiesto l’annullamento della manifestazione, definita da Salvini come “una pagliacciata che rende contenti solo gli scafisti e certe cooperative”.
A dispetto delle parole di Salvini e della strumentalizzazione politica del dibattito sull’accoglienza dei migranti, il sindaco Giuseppe Sala e Majorino hanno confermato l’iniziativa. Come ha affermato l’assessore: “Lo spirito di questa giornata è molto semplice: la società multietnica non è un problema, è una grande opportunità, non bisogna aver paura”. L’assessore ha glissato sulle recenti polemiche, portando l’attenzione sulla necessità di politiche d’integrazione condivise.
“La contestazione politica”, ha spiegato un membro del centro Macao, “di sicuro non cambia lo stato d’animo e non lo condiziona, è un tipo di strumentalizzazione che tutto sommato ci aspettiamo. Che dire, è vera la pochezza d’animo di chi la mette in atto. Sostanzialmente, non ci interessa, siamo qui per parlare d’altro, siamo qui per ribaltare un concetto che ci domina in Italia, quello che i migranti siano un problema e una questione d’ordine pubblico e, invece, noi siamo qui per incontrare delle persone che hanno i nostri bisogni e i loro bisogni e desideri, che stanno cercando un loro posto nel mondo come persone e, oltretutto, credo davvero che siano l’unica soluzione e una delle pochissime possibilità di cambiamento della società in cui viviamo, una società che si avvia alla terza età, con tutto ciò che questo comporta in termini di cambiamento culturale e capacità di innovare. Abbiamo bisogno dei migranti per non morire, per cui siamo qui per affermare un ribaltamento completo della logica dominante”.
Opinioni simili si ascoltano tra gli operatori di altre associazioni e fondazioni, ma come evidenzia Alberto Sinigallia, presidente della fondazione Arca, onlus impegnata nelle operazioni d’accoglienza, la questione dei migranti a Milano è “un problema di legislazione”, una questione ancora oggetto di discussione, soprattutto dopo l’approvazione del contestato decreto Minniti-Orlando, in materia di sicurezza urbana e apertura di centri per il rimpatrio sul territorio.
La presenza del Sindaco, alla testa del corteo con il presidente del Senato Piero Grasso e l’ex ministra Emma Bonino, stata contestata dai membri di alcuni centri sociali, che hanno richiesto l’allontanamento dell’assessore alla Sicurezza Carmela Rozza. Ma tra i partecipanti c’è chi difende l’amministrazione Sala. Come ha affermato una signore sulla sessantina: “Sono nato a Milano, ma vivo poco fuori. Per me, Sala sta facendo qualcosa per i migranti, l’hanno attaccato per la storia dei rastrellamenti in stazione. Non saprei dire, in fondo un po’ di sicurezza la deve mantenere anche lui”. Per uno studente ventenne, il sindaco ha il merito di “fare qualcosa” per i migranti, anche se “non basta, perché c’è bisogno di azioni più mirate”.
Sicurezza e necessità di una maggiore attenzione normativa, soprattutto per quanto concerne il lavoro e la concessione del permesso di soggiorno lavoro, sono stati alcuni dei temi più discussi nel corso della giornata. Come ha raccontato un signore egiziano: “E’ importante essere qui oggi. Sono da vent’anni in Italia, ho il permesso di residenza e non ho problemi. Ma per quelli che arrivano oggi sui barconi è diverso, loro non hanno le stesse possibilità”. Come spiega un ragazzo proveniente dalla Nigeria, arrivato in Italia da pochi mesi: “Mi trovo bene in Italia, mi sento accettato”. Un altro ragazzo presente, però, aggiunge che, per migliorare la condizione degli stranieri presenti sul territorio, andrebbero create delle opportunità di lavoro, poiché “senza lavoro non si ha possibilità di costruirsi una vita. Molti di noi sono giovani, siamo forti, non vogliamo stare a dormire tutto il giorno o essere lasciati in una struttura, vogliamo lavorare e crearci un futuro. A queste condizioni è possibile anche per noi una vita in Italia”.
Profilo dell'autore
- Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.
Dello stesso autore
- Europa3 Marzo 2024La maglia multicolore che unì basket, musica e TV per la Lituania libera dall’URSS
- Universali3 Marzo 2024Il vero significato di Bambi (e perché Hitler ne era ossessionato)
- Universali29 Febbraio 2024Hedy Lamarr, la diva di Hollywood che “concepì” Wi-Fi e Bluetooth
- Europa28 Febbraio 2024La tregua di Natale del 1914, quando la guerra si fermò per una notte