La resistenza bielorussa raccontata dalla leader Tikhanovskaya

Abbiamo incontrato Svetlana Tikhanovskaya, leader dell’opposizione bielorussa e moglie del blogger Sergei Tikhanovsky, incarcerato l’anno scorso a causa delle sue attività contro il regime di Lukashenko. Giunta in Italia per sensibilizzare sulla questione bielorussa, Svetlana Tikhanovskaya ci ha raccontato cosa vuol dire fare opposizione nell’ultima dittatura d’Europa, confessando il sogno di una Bielorussia plurale e a trazione femminile.
Intervista di Tatjana Đorđević Simic

Svetlana Tikhanovskaya è un’ex insegnante di inglese e traduttrice, madre di due figli e moglie del noto blogger e attivista Sergei Tikhanovsky, attualmente in prigione. Trentotto anni, l’anno scorso è diventata il simbolo delle proteste contro la dittatura in Bielorussia, partecipando alle elezioni presidenziali. Le manifestazioni a sostegno di Tikhanovskaya e contro il presidente Alexander Lukashenko sono state le più grandi nella storia dell’ex repubblica sovietica.

Tikhanovskaya ha perso le elezioni che, sostiene, sarebbero state illegittime e truccate. L’80 per cento dei voti sono andati all’attuale presidente, che con questa vittoria ha confermato la sua leadership per il sesto mandato, essendo al potere in Bielorussia dal 1994.

Il sostegno di un’opposizione debole

Tikhanovskaya aveva presentato la sua candidatura indipendente alla presidenza dopo l’arresto del marito, avvenuto nel maggio 2020 a causa della sua campagna “Stop the Cockroach” (“fermate lo scarafaggio”) contro Lukashenko, ultimo dittatore europeo.

Ben presto aveva ottenuto il sostegno di molti partiti di opposizione in Bielorussia. Tra i suoi sostenitori ci sono stati anche l’ex candidato alla presidenza alle elezioni del 2010 Mikola Statkevich, così come Valery Tsepkalo e Viktor Babarik, i due leader dell’opposizione a cui le autorità avevano vietato di partecipare alle recenti elezioni (in seguito il primo è stato arrestato e il secondo è fuggito dal paese).

“Molti politici e attivisti dell’opposizione sono stati arrestati prima delle elezioni, compreso mio marito. Migliaia di uomini sono stati arrestati e, per questo motivo, sono state le donne a porsi in prima linea durante le proteste”, ci ha spiegato Tikhanovskaya.

Svetlana Tikhanovskaya con Veronika Tsepkalo e Maria Kolesnikova [Associated Press]

La rivoluzione delle donne, simbolo di un cambiamento possibile

Avere delle donne come leader politici è molto insolito per la Bielorussia. Il sistema multipartitico nato dopo il crollo dell’Unione Sovietica ha continuato a subire la forte influenza dell’eredità comunista dominata da un unico uomo, Alexander Lukashenko. Durante la campagna elettorale, il presidente ha affermato che il suo paese non è pronto per una donna presidente, definendo Tikhanovskaya “una povera ragazza manipolata”.

D’altra parte la foto simbolo delle proteste è quella che ritrae Svetlana Tikhanovskaya con Veronika Tsepkalo – moglie di Valerij Tsepkalo – e con Maria Kolesnikova, anche lei importante esponente dell’opposizione e attualmente in prigione. I media internazionali le hanno definite il trio che ha trasformato la scena politica bielorussa, tradizionalmente dominata dagli uomini.

“Le donne hanno sostituito gli uomini in questa lotta. Questo è un cambiamento radicale. Molti dei nostri leader e attivisti maschi dell’opposizione erano già in prigione prima delle elezioni, quindi noi donne ci siamo unite per lottare per il futuro dei nostri figli”.

“Questa è una rivoluzione dei contrasti. La bellezza delle donne contro il totalitarismo del regime, i fiori contro le armi. Le donne bielorusse hanno mostrato la loro forza al momento giusto”, sottolinea Tikhanovskaya, che a causa della situazione difficile successiva alle elezioni ha chiesto asilo politico in Lituania, dove vive attualmente.

In una intervista rilasciata alla BBC l’anno scorso, Tikhanovskaya ha affermato di non essere una leader per natura, ma piuttosto un simbolo del cambiamento e che i bielorussi hanno votato per il cambiamento.

Le abbiamo chiesto se pensa che sia giunto il momento in cui la Bielorussia possa avere una donna presidente. Lei ci ha risposto che le donne bielorusse hanno dimostrato la loro vera forza, che possono combattere, portare la vittoria e persino guidare il Paese.

“Spero che in futuro si tengano elezioni eque e democratiche e che ci possa essere una donna al potere—non necessariamente io. Sono un simbolo di cambiamento, non il prossimo presidente della Bielorussia”.

Alla ricerca di un sostegno concreto dalla comunità internazionale

Dopo aver visitato la Svizzera all’inizio di marzo di quest’anno e aver incontrato i leader politici del paese e i rappresentanti delle Nazioni Unite, Tikhanovskaya ha espresso preoccupazione per la lenta risposta degli stati democratici nel fornire sostegno concreto alle battaglie che sta conducendo, in particolare quelle per i diritti delle donne e per i diritti umani, sotto minaccia in Bielorussia.

La sua recente visita in Italia, paese che reputa da sempre amico del popolo bielorusso e la cui vicinanza è emersa soprattutto dopo il disastro di Chernobyl, ha avuto l’obiettivo di trovare soluzioni concrete per superare la crisi in Bielorussia.

“Ai politici italiani ho chiesto in che modo l’Italia e l’Unione Europea possono aiutarci. Abbiamo bisogno di mediatori che possano negoziare con Lukashenko. Ma anche di mediatori disposti a interloquire con altre personalità del mio paese, così da trovare una via d’uscita dalla crisi attuale e porre fine alla repressione da parte del regime”.

Svetlana Tikhanovskaya in Italia [stampaestera.org]

La situazione nelle carceri è preoccupante

Da quando Svetlana Tikhanovskaya ha lasciato la Bielorussia nell’agosto dello scorso anno, le proteste di massa hanno cessato di svolgersi per le strade di Minsk e di altre città. Tuttavia, come sottolinea lei stessa, ciò non significa che le proteste non esistano, semplicemente si svolgono in una forma diversa.

“La polizia è riuscita a reprimere le proteste di massa. Però la gente non ha perso la voglia di scendere in piazza. Nessuna repressione può sopprimere il desiderio di cambiamento. Ci sono modi alternativi di protestare, e ora i raduni sono più tranquilli e significativi, perché non vogliamo nuove vittime né nuovi arresti”.

Tuttavia, gli oppositori del regime, i leader dell’opposizione, gli attivisti, ma anche la gente comune, vengono inevitabilmente fermati per le strade e spesso interrogati o arrestati.

Attualmente nelle carceri bielorusse si trovano centinaia di oppositori del presidente. Per Tikhanovskaya la situazione è disumana e preoccupante.

“Mio marito è in prigione da dieci mesi e dovrà rispondere di accuse prive di fondamento. Lui è solo uno dei tanti bielorussi che non sostengono il presidente illegittimamente eletto”, dice Tikhanovskaya, aggiungendo che i detenuti stanno morendo di fame e che subiscono abusi sessuali e torture.

“Per questo motivo faccio appello ai membri dell’Unione Europea affinché prestino maggiore attenzione a quanto sta accadendo nel mio Paese e aumentino la pressione sull’attuale governo”.

“La situazione è insopportabile. Vorrei sottolineare che questa dittatura sta avendo luogo nel cuore dell’Europa. La Bielorussia fa parte dell’Europa”, ha aggiunto Tikhanovskaya.

I segnali di vacillamento del regime di Lukashenko

Nella struttura del regime c’è fermento, qualcosa sta cambiando. La forza del governo non è più come quella di prima, sostiene Tikhanovskaya, nonostante esso stia facendo di tutto per far sembrare che tutto sia sotto controllo.

“Abbiamo contatti con alcuni funzionari all’interno del governo. La documentazione che ci inviano mostra che le cose non funzionano più bene. Persino al vertice del potere ci sono politici che vorrebbero un cambiamento; sebbene abbiano paura di esporsi in pubblico, sappiamo che vogliono aiutare l’opposizione così come il popolo bielorusso”, aggiunge.

La leader dell’opposizione bielorussa si aspetta un sostegno maggiore sostegno dagli Stati Uniti d’America, in particolare dal presidente Joe Biden. Le abbiamo chiesto se intende visitare presto Washington ed incontrare i rappresentanti dell’amministrazione Biden e lei ci ha risposto di essere stata in contatto con alcuni politici del Partito Democratico persino prima dell’elezione di Biden.

“Siamo in costante contatto con Washington e ho intenzione di andarci il più presto possibile, cosa che non è accaduta finora a causa della pandemia e della situazione epidemiologica”.

È fondamentale, sottolinea Svetlana, che nei paesi democratici si parli di più della situazione in Bielorussia, si organizzino manifestazioni per sostenere il suo popolo e, soprattutto, si fornisca sostegno ai detenuti politici e agli attivisti.

“Abbiamo anche bisogno di supporto tecnico e logistico, soprattutto da parte di organizzazioni non governative che possono darci istruzioni utili per guidare meglio la società civile”, dice Tikhanovskaya.

Rapporti di buon vicinato con la Russia

Svetlana Tikhanovskaya è consapevole del fatto che il presidente russo Vladimir Putin si sia mostrato pronto a fornire al regime di Lukashenko assistenza militare per far rispettare la legge. Tuttavia, è anche convinta che i russi “non vogliono e non hanno motivi di aiutare il regime in quel modo”.

“Il problema è dentro il nostro paese, non al di fuori di esso. Apprezziamo le opinioni di altri leader, come l’opinione del presidente Putin, ma crediamo che lui non possa risolvere il nostro conflitto”.

 “La Russia è nostra vicina e vogliamo mantenere buoni rapporti con i russi, affinché siano migliori di quelli attuali e più trasparenti”, sottolinea.

Alla domanda su cosa si aspetta entro la fine dell’anno e quali possano essere gli sviluppi della situazione, lei risponde che desidera soprattutto che suo marito e i loro figli tornino a una vita normale e vivano di nuovo insieme.

“Spero che i miei figli ed io potremo presto tornare nel Paese. Più avanti, quando si creeranno le condizioni, costruiremo una Bielorussia nuova, migliore e democratica”, conclude Tikhanovskaya.


Profilo dell'autore

Tatjana Đorđević Simic
Tatjana Đorđević Simic
Corrispondente dall'Italia per vari media della Serbia degli altri paesi dell'ex Jugoslavia, vive in Italia dal 2006 e da allora ha collaborato con molte riviste di geopolitica italiane e internazionali. Attualmente scrive per Al Jazeera Balkans e per la versione in serbo della BBC. È membro dell'International Federation of Journalist e dal marzo 2020 è il Consigliere Delegato dell'Associazione Stampa Estera Milano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Potresti apprezzare anche

No widgets found. Go to Widget page and add the widget in Offcanvas Sidebar Widget Area.