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Il massacro dei curdi di Halabja è un monito all’odio di oggi

Il 16 marzo 1988, durante la guerra Iran-Iraq, l’esercito iracheno uccise circa 5000 curdi di Halabja attraverso armi chimiche. Una rappresaglia contro la popolazione curda che non aveva frapposto sufficiente resistenza al nemico iraniano. Ad oggi l’attacco contro i curdi di Halabja è il più grande massacro condotto attraverso armi chimiche nella storia dell’uomo. Un museo e un’associazione di cittadini di Halabja ci spiegano che la memoria di ieri può essere antidoto all’odio di oggi. di Martino Pedrazzini “Ci sono colline verdissime e panorami che ricordano l’Irlanda!” E ancora: “Le montagne sono innevate e sembra di stare tra le Alpi!” Così dicevano... I quasi cinquanta gradi dell’ora di pranzo, le immense distese di erba ingiallita dal sole e i rarissimi alberelli solitari paiono descrivere una realtà ben diversa. I miei amici…
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Quando turchi, curdi e siriani diventano comunità

Quasi casualmente, a Izmir è nato un centro sociale in cui migranti e locali hanno la stessa dignità e lavorano insieme per risolvere i problemi della città e per proporre nuove forme di socialità che sostituiscano lo sfruttamento dei minori e il razzismo, ormai imperante nella città turca. Abbiamo intervistato Ömer Selvi, uno dei fondatori di Kapılar, la cui storia è raccontata anche dal documentario Chasing the stars. Come è iniziato il progetto? Dal nulla (sorride). È stata semplicemente la decisione di due pazzi mentre pulivano una casa piena di immondizia, nel 2015. Era un locale sotto al laboratorio di un nostro amico che ha lavorato nella pelletteria per più di venti ann. Era anche a capo di un'associazione che si occupava dei lavoratori non regolamentati. Da lì è nata l'idea. E…
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Scacco matto ai curdi

di Valeria Ferraro e Joshua Evangelista Bloccare tutte le proprie attività all'interno del parlamento turco. Alla fine l'HDP (Halkların Demokratik Partisi) ha dato a Erdoğan l'unica risposta possibile, dopo che dodici dei suoi deputati, tra cui i due co-presidenti, sono stati arrestati. Questo significa che la terza forza del parlamento, con 59 seggi occupati, non parteciperà ai lavori plenari e delle singole commissioni. "Il gruppo parlamentare e l'esecutivo del partito hanno preso la decisione di interrompere il nostro lavoro negli organi legislativi, di fronte a questo grave attacco globale", si legge in un comunicato del partito. Non sederanno nelle comode poltroncine del meclis di Ankara, bensì andranno di "casa in casa, di villaggio in villaggio, di distretto in distretto" per incontrare il popolo. È l'ultimo capitolo di una lunga campagna condotta con…
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Quel filo rosso che collega Gezi Park ai curdi dell’Hdp

Nelle elezioni in Turchia del 7 giugno l'affluenza alle urne ha sfiorato il 90% dei 54 milioni aventi diritto al voto. L'Akp di Recep Tayyip Erdogan perde la maggioranza assoluta con 258 seggi (ben al di sotto dei 276 necessari per formare un governo monocolore), le opposizioni ottengono 292 scranni, così suddivisi: al Chp 132 seggi, all'Mhp 82 e ai filo curdi dell'Hdp, capaci di superare la soglia di sbarramento del 10%, 78. Pubblichiamo dall'Hdp un comunicato che sottolinea e ribadisce il mantenimento degli ideali di libertà, lavoro e democrazia dalle proteste di Gezi Park agli impegni presi durante l'intensa campagna elettorale, in cui il Partito democratico dei popoli ha promesso di essere "il partito di armeni, islamisti, aleviti, lavoratori, donne, ambientalisti e attivisti LGBT, di essere rappresentativo di tutti i gruppi oppressi". LEGGI ANCHE: Guida alle elezioni in…
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Makhmur, dove i curdi resistono da 16 anni

Un anno fa Joshua Evangelista e Marta Corradi presentavano al Babel Film Festival di Cagliari "Makhmur", un documentario sulla vita nel campo profughi curdo in quello che era il terreno conteso tra gli arabi e i curdi d'Iraq e occupato da undicimila curdi di Turchia in fuga dalla persecuzione per le loro idee politiche e per l'appoggio dichiarato al Pkk. Un campo profughi trasformato in un laboratorio ideologico basato sui precetti socialisti di Abdullah Ocalan. Questo è Makhmur, un villaggio di undicimila curdi nel bel mezzo del deserto iracheno costruito sulle ceneri di una fuga disumana dalla persecuzione del governo turco. Un parlamento, due camere, un'associazione per le donne e un enorme memoriale dei martiri nella guerra pluridecennale tra il Pkk e il governo di Ankara, meta di pellegrini da…
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