Quel filo rosso che collega Gezi Park ai curdi dell’Hdp

Nelle elezioni in Turchia del 7 giugno l’affluenza alle urne ha sfiorato il 90% dei 54 milioni aventi diritto al voto. L’Akp di Recep Tayyip Erdogan perde la maggioranza assoluta con 258 seggi (ben al di sotto dei 276 necessari per formare un governo monocolore), le opposizioni ottengono 292 scranni, così suddivisi: al Chp 132 seggi, all’Mhp 82 e ai filo curdi dell’Hdp, capaci di superare la soglia di sbarramento del 10%, 78. Pubblichiamo dall’Hdp un comunicato che sottolinea e ribadisce il mantenimento degli ideali di libertà, lavoro e democrazia dalle proteste di Gezi Park agli impegni presi durante l’intensa campagna elettorale, in cui il Partito democratico dei popoli ha promesso di essere “il partito di armeni, islamisti, aleviti, lavoratori, donne, ambientalisti e attivisti LGBT, di essere rappresentativo di tutti i gruppi oppressi”.


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Questo è il secondo anniversario della resistenza di Gezi, iniziata come reazione allo sradicamento di alberi nel parco pubblico di Gezi – per permettere la costruzione di un centro commerciale – e ai violenti attacchi della polizia sulle persone che, due anni fa, esercitavano il proprio democratico diritto di protesta. Il governo, alla disperata ricerca di maggiori profitti, ha scelto di sopprimere le obiezioni di quelli che cercavano di difendere la propria città e il bene comune. Durante la resistenza – iniziata come pubblica indignazione – otto giovani sono stati uccisi, 11 cittadini hanno perso i propri occhi, innumerevoli i feriti, i traumi e gli arresti.

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Da allora, l’approccio del governo è stato indirizzato verso la legittimazione della polizia e non ci sono stati miglioramenti nell’atteggiamento dello stato nei confronti dei propri cittadini. Inoltre il pacchetto sicurezza ha aumentato l’autorità della polizia, persistendo nello stesso errore.

È un futile tentativo di inimicarsi le proteste popolari esplose a Gezi Park e la volontà del popolo di pretendere lavoro, parchi, alberi, fiumi, acqua, l’aria che respirano, le loro vite, i loro diritti. I discorsi del governo contro la resistenza di Gezi e i tentativi di polarizzare la questione serve solo a svelare il proprio corrotto meccanismo di potere. I nostri concittadini scoprono sempre più questa rete fatta di corruzione, favoreggiamento, discriminazione, discorsi d’odio e propaganda, e la legittimazione di questa struttura è erosa giorno dopo giorno.

La resistenza di Gezi è stata una reazione contro la svendita dei beni comuni – attuata dal governo verso ristrette cerchie capitaliste – contro la distruzione dell’equilibrio ecologico, contro le trasformazioni urbane basate sul profitto. La resistenza di Gezi è stata una chiamata democratica con un enfasi sulla democrazia locale. Mostrando le diverse anime dell’opposizione, ha aperto una pagina di orgoglio nella nostra storia sociale, urbana e democratica. Ha dato a milioni di cittadini speranza per il futuro.

Ciò che è successo durante e dopo i fatti di Gezi Park è stata la rappresentazione storica della violenza di stato contro la società. La resistenza di Gezi continuerà a emanare luce per tutti i settori della società nella loro strada per costruire un futuro democratico e condiviso.

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Non dimenticheremo mai – e non permetteremo che siano dimenticate – le vite che abbiamo perso nella lotta per il lavoro, per la libertà e per la democrazia a Gezi, nel Rojova, a Roboski, nelle miniere, nei cantieri e nelle fabbriche.


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