I deputati francesi hanno votato la proposta di legge (presentata dalla parlamentare Valerie Boyet) che stabilisce pene fino a un anno di carcere e 45 mila euro di ammenda per il negazionismo sui genocidi che sono legalmente sanciti come tali dallo Stato francese: l'Olocausto e il massacro degli armeni da parte degli ottomani. Fino ad adesso soltanto la negazione della Shoah è reato. Il provvedimento in questione passerà all'esame del Senato dopo la pausa per le feste di fine anno. La Turchia ha reagito con estrema durezza. Il premier Erdogan ha accusato Parigi di attuare "una politica fondata sul razzismo, la discriminazione e la xenofobia", richiamando in patria l’ambasciatore e avvisando che "simili ferite si rimargineranno molto difficilmente".
Nel 1915, dopo aver resistito strenuamente per mesi alle forze turche sul Musa Dagh, oltre 4000 armeni sono fuggiti a bordo di navi da guerra francesi in quella che viene considerata la prima operazione di soccorso civile mai registrata. Il loro sbarco a Port Said ha segnato un punto di svolta nella ricca e complessa storia della comunità armena in Egitto (la cui presenza risale al VI sec.). Le migliaia di rifugiati in fuga dal Genocidio hanno avuto un forte impatto nella cultura egiziana, raccontato dal regista Waheed Sobhy nel nuovo documentario "We Are Egyptian Armenians". "È un messaggio di tolleranza e accettazione", ha dichiarato a Frontiere la ricercatrice Hanan Ezzat, produttrice esecutiva del film. "L'Egitto ha aperto le porte a genti da tutto il mondo, permettendo una straordinaria simbiosi…
di Joshua Evangelista La notte del 24 aprile 1915 il Governo ottomano arrestò ed imprigionò circa 250 intellettuali armeni. Iniziò quello che tutti noi conosciamo come Genocidio degli armeni. Tra la primavera e l'estate del 1915, in tutte le aree non coinvolte direttamente nella guerra, gli armeni furono deportati dalle proprie abitazioni. Gruppi composti da decine di migliaia di persone tra cui donne e bambini furono guidati, per centinaia di chilometri, verso il deserto siriano. Ufficialmente si chiamava “programma di reinsediamento”. Le testimonianze dei sopravvissuti sono colme di racconti sul trattamento brutale dei deportati. Delle vere e proprie marce della morte, fatte, come ha raccontato qualcuno, “con precisione chirurgica”: l'enorme numero di persone fu allontanato dalle proprie abitazioni senza la necessità di distruggere gli immobili, spesso promessi dall'esercito ai mercenari…
di Joshua Evangelista Pur riconoscendo la portata storica della questione armena del 1915, la comunità storiografica turca, appoggiata dal governo di Ankara, ritiene che non si trattò di genocidio, confutando la tesi occidentali in base a valori semiotici, numerici e legati alle fonti storiche prese in considerazione per lo studio della questione. Va detto che a monte della posizione turca c'è l'intento di separare i rapporti diplomatici tra gli Stati dall'analisi storiografica: l'ormai celebre frase Lasciamo la storia agli storici accompagna tutti i discorsi pubblici del premier Erdogan sull'argomento. Il tanto chiacchierato discorso del "sultano" a due giorni dalle parole del papa, quindi, ricalcano semplicemente una linea di pensiero e di comunicazione rigida e assimilata da lungo tempo. Entrando nel merito, il governo turco riconosce che durante la Prima Guerra Mondiale persero…
Con la sua Masseria delle allodole ha fatto conoscere al mondo intero, tramite la storia della sua famiglia, la crudezza del più dimenticato tra i genocidi. Antonia Arslan, professoressa di Letteratura italiana all'Università di Padova, una vita dedicata allo studio e alla memoria del massacro degli armeni, ci racconta cosa spinse nel 1915 il governo dei Giovani Turchi a intraprendere la strada della cancellazione di un'intera minoranza e perché ancora oggi quella del genocidio è una storia "scomoda". Professoressa Arslan, analizziamo insieme alcuni dei punti attraverso i quali i negazionisti sostengono che quanto accaduto nel 1915 agli armeni di Turchia non è considerabile genocidio. Gli storici turchi affermano, ad esempio, che non esiste alcun documento governativo in cui è evidente una strategia di sterminio. Nessun perpetratore di genocidi avverte delle sue…