"In nome di Dio, il clemente, il misericordioso". Inizia così la dichiarazione con cui al-Nusra condanna a morte undici soldati dell'esercito regolare siriano. "Il tribunale della sharia della regione di Deir ez-Zor ha condannato a morte questi soldati apostati che hanno commesso massacri contro i nostri fratelli e le nostre famiglie in Siria". I militanti della formazione legata ad al-Qaeda esultano in un "Dio è il più grande" dopo ogni colpo partito dalla pistola del boia. Una volta che i corpi sono a terra, l'uomo svuota il caricatore per assicurarsi che i soldati siano effettivamente morti. ATTENZIONE - LE IMMAGINI POTREBBERO TURBARE
OBAMA: "L'OPPOSIZIONE RAPPRESENTA I SIRIANI". "Abbiamo deciso che la Coalizione dell'Opposizione Siriana è ora sufficientemente inclusiva e rappresentativa del popolo siriano che si batte contro il regime di Assad". Sono queste le parole di Barack Obama nel corso di un'intervista di qualche giorno fa rilasciata all'emittente Abc. Un grande passo, parafrasando il presidente degli Stati Uniti, che si allinea con le decisioni prese in precedenza da Gran Bretagna e Unione Europea che avevano già riconosciuto formalmente i gruppi dell'opposizione siriana come rappresentanti legittimi del Paese. Ovviamente, è un riconoscimento che porta delle responsabilità, "vigileremo che si organizzino in modo efficace, che rappresentino tutti i partiti e si impegnino a portare avanti una transizione politica che rispetti i diritti delle donne e delle minoranze". LEGGI ANCHE: Siria, Amnesty: “L’opposizione rilasci la giornalista ucraina…
Nati e cresciuti da esuli, non si sentono rappresentati e sono disposti a tutto per raggiungere l'Europa Rama è una ragazza palestinese che vive in un campo profughi del Libano e sogna di diventare una giornalista. È allieva di Luca Steinmann, che alla Scuola del giornalismo per i giovani palestinesi del Libano sostenuta da Lebanon Support e Majed Abu Sharar Foundation insegna fotogiornalismo e film-making. Rama sa che dentro un campo profughi non potrà mai essere una giornalista professionista. Ma lei sogna l’Europa. Nei suoi racconti spesso parla della Palestina e del desiderio di tornare in quella che sente essere la sua terra, pur non avendola mai vista. Migrando in Europa, dice, un giorno potrebbe ottenere un passaporto europeo con il quale recarsi in Israele, cosa che oggi le viene impedito. In Europa, dice, otterrebbe i diritti…
di Hamid Abdullah Incontro Mohammad mentre sto pranzando a Stoccolma con degli amici. Introducendolo, mi dicono che per un periodo è stato in Siria a combattere contro l'Isis. E' arrivato da poco e, come tutti, e vive le difficoltà di essere un posto nuovo dove non conosce nessuno e non capisce la lingua locale. In più, rischia di essere mandato in Afghanistan. Un paese che non ha mai visto, essendo nato e cresciuto da rifugiato in Iran. Dove, dopo torture e il carcere, è stato costretto ad arruolarsi per combattere in Siria, a fianco del regime. La sua storia mi incuriosisce. Il modo in cui è arrivato in Svezia è incredibile e ci permette di conoscere la quotidianità degli afghani d'Iran obbligati a combattere. Partiamo dalla fine. Sei contento di vivere in Svezia? Non posso…
di Anna Reumert, antropologa alla Columbia University* Sono sempre di più i rifugiati afgani che si uniscono alle Guardie Rivoluzionarie iraniane a sostegno del regime di Assad in Siria. A gennaio un report di Human Rights Watch (HRW) ha mostrato che migliaia di rifugiati afgani in Iran – tra cui molti minori – sono stati costretti a combattere in Siria. A diversi di loro è stata minacciata la deportazione, e l'arresto per i famigliari, in caso di rifiuto. HRW ed Al Jazeera sostengono che le forze iraniane abbiano persino reclutato rifugiati afgani in carcere, offrendo loro un'amnistia o uno sconto della pena come ricompensa. Lo stipendio promesso per questi soldati arriva fino a 1000 $ al mese e prevede anche l'ottenimento della residenza una volta tornati in Iran. Ben pochi…