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Roma, induisti e musulmani uniti contro le violenze settarie in Bangladesh

Nella metà di ottobre, in oltre trenta distretti del Bangladesh dei gruppi islamici hanno attuato raid punitivi contro la minoranza indù, accusata di blasfemia. Sarebbero oltre 315 i templi induisti saccheggiati. Questa violenza religiosa ha scatenato l’indignazione della comunità induista bangladese di Roma, che si è data appuntamento il 9 novembre alle spalle della Basilica di Santa Maria Maggiore, all'Esqulino, per un sit-in di protesta. Organizzato dall'Hindu Puja Udjapon Parisad, Rome-Italy, con il supporto dell'Associazione islamica Dhuumcatu, il sit-in si è svolto in modo pacifico, radunando una cinquantina di persone, con interventi in lingua italiana e bangladese, denunciando le violenze subite e richiedendo una protezione sia dal governo in Bangladesh quanto un interesse da parte dei media e dalla società italiana. Durante il sit-in sono intervenuti, in diretta attraverso le…
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Arrivederci Roma, io torno in Bangladesh

di Francesco Conte Abbiamo conosciuto Bikash al Karawan fest di Torpignattara, un festival di cinema migrante a Roma, dove, oltre a fare il barista, Bikash si è dedicato alla fotografia. A Torpignattara mostrava alcune sue foto, all'interno del collettivo fotografico fondato da Mohamed Keita, che della fotografia ha fatto il suo lavoro, e dell'integrazione un risultato raggiunto. È una storia che viene da lontano insomma, da una serie di incontri e conoscenze, di collaborazioni e sinergie con chi a Roma e in Italia si batte per una società più giusta e aperta, come Frontiere News. TerminiTv raccoglie queste storie, e dà appuntamento a Termini a chiunque voglia raccontare la propria testimonianza di vita, di sofferenza, di impegno. https://player.vimeo.com/video/208496206 “L’ostacolo più grande qui è la burocrazia, ma mi mancherà Roma, è…
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L’Isis è entrato subdolamente nel mio Bangladesh, ma lo respingeremo

di Ziaur Rahman - Dhaka Tribune Il 1 luglio entrerà nella storia del Bangladesh come un giorno di tenebre e disperazione. L'Isis ha rivendicato la strage, affermando di aver messo piede in Bangladesh da diverso tempo, nonostante il governo abbia smentito categoricamente. Piangiamo le uccisioni senza senso dei nostri concittadini, delle nostre unità di polizia e dei "nostri" cittadini stranieri, ma dobbiamo renderci conto che al momento siamo in guerra con esseri umani deliranti, che pretendono di esercitare il sacro potere di Dio e recitano il Corano come se fosse un grido di guerra. Negano il fatto che l'Islam sia una religione di pace e che in effetti tutte le grandi religioni del mondo promuovono l'amore, la pace, l'armonia, e la misericordia. I libri celesti promuovono sollievo e conforto, predicano felicità e mettono al primo…
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I colori del capodanno del Bangladesh a Roma

Il 14 aprile ha avuto inizio il Capodanno del Bangladesh. Il Capodanno bengalese è conosciuto come Pôhela Boishakh e corrisponde al primo giorno secondo il Bengali Calendar celebrato in tutto il Bangladesh e nel Bengala occidentale, sino alle comunità in Assam, Tripura, Odisha ed in Kolkata. Il giorno di inizio è solitamente il 14 aprile, in accordo con il calendario ufficiale della Bangla Academy. Stiamo parlando di una tradizione che rimanda al calendario solare hindu. Questo che sta per cominciare è l’anno 1421. In Bangladesh è un giorno importantissimo. È l’inizio di tutte le attività legate al commercio, perché considerato di buon auspicio, e ciò vale anche per i matrimoni. Il nuovo anno è strettamente collegato alla vita rurale nel Bengala. Perciò la mattina ci si alza presto, si pulisce la…
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Bangladesh: crollo palazzina, immagine incastra Benetton

Lo scorso mercoledì il crollo del palazzo di otto piani in Bangladesh ha causato la morte di 381 operai e molti altri dispersi. Oggi iniziano ad emergere le prime verità. Dalle macerie del Rana Plaza è stata rinvenuta una camicia di colore scuro, sporca di polvere, con su un’etichetta verde inconfondibile: “United Colors of Benetton”, recita la scritta. Le fabbriche tessili che avevano sede nel palazzo, dunque, producevano capi di abbigliamento per conto di multinazionali occidentali, tra cui Benetton, incastrata da una fotografia. L’azienda veneta, dopo un primo tentativo di negazione di rapporti con i laboratori venuti giù nel crollo, ha ammesso: “Il Gruppo Benetton intende chiarire che nessuna delle società coinvolte è fornitrice di Benetton Group o uno qualsiasi dei suoi marchi. Oltre a ciò, un ordine è stato…
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