Addio Fidel. Twitter annuncia la morte del Líder máximo tramite il profilo del Presidente dell'UE Olli Rehn (ripreso a suo volta da Mario Monti) che dichiara di averne ricevuto conferma dal Governo Cubano. Castro sarebbe morto a L'Avana questa notte intorno alle 2, per cause ignote. La notizia, che non ha ancora ricevuto conferme ufficiali, non è la prima riguardo la morte di Fidel, annunciata già diverse volte proprio sui vari social network.
Sono bastati tre giorni di silenzio "ufficiale" per scatenare le indiscrezioni sul «grave» stato di salute di Hugo Chavez, ricoverato a Cuba da venerdì per un intervento chirurgico nella zona pelvica, proprio dove nel giugno scorso gli era stato estratto un tumore. Nel pomeriggio Elias Jaua, vicepresidente esecutivo, ha fatto sapere che l'operazione è avvenuta ieri, è stata soddisfacente e Chavez è in «buone condizioni fisiche». La voce del governo venezuelano arriva nel bel mezzo di un vortice di notizie ormai fuori controllo, che rimbalzano da varie parti del mondo. Il leader bolivariano saebbe in condizioni disperate, con metastasi che dalla prostata e dal colon si sarebbero propagate ai gangli linfatici e al midollo della colonna vertebrale, lasciandogli ormai solo pochi mesi di vita. Insomma l'annuncio del governo è ben diverso da…
di Rosanna Columella Le numerose guerre che oggi si combattono in diverse aree del mondo in nome della libertà linguistica, culturale e religiosa ci inducono ad escludere una possibile e pacifica convivenza sullo stesso territorio di gruppi etnici diversi. Tuttavia, esistono valide prove ed esempi che ci invitano ad una prospettiva più ottimistica circa la diversità culturale, etnica e religiosa che abita i confini di uno stesso territorio. Uno di questi, è senz’altro l’Antakya Civilizations Choral Society (Antakya Medeniyetler Korosu), un gruppo di persone di etnie e religione diverse, unite dalla passione per la musica. Il gruppo è composto da Aleviti, Sunniti, Ebrei, Siriani ortodossi e cattolici e nella sua varietà etnica e religiosa riflette pienamente la diversità culturale di Antachia, l'antica cittadina ellenica, a metà tra la foce del Mediterraneo…
di Emilio Garofalo Sessantacinque anni, first lady tradita e dignitosamente tornata alla ribalta con eleganza e credibilità, avvocato, senatrice e poi ministro e scrittrice. E ancora, nei giorni nostri, centravanti di sfondamento della squadra tirata su da Obama per fronteggiare la multiforme crisi che, a partire dal tardo Duemila, ha attanagliato l’America. Hillary Clinton ha solcato i cieli di tutto il pianeta per affrontare questioni delicatissime: dal terrorismo, alla crisi economica, passando per il riordino sociale dello Stato, improntato al riequilibrio dei poteri forti e alla lotta alle lobbies, sino alla gestione delle campagne militari in Libia e Medio Oriente. LIBERAL CON RISERVA Con il sorgere del nuovo millennio, nel corso di dieci lunghi anni, la Clinton si è prodigata incessantemente per definire un profilo personale di “stampo democratico”: libero mercato,…
di Valentina Severin Tute arancione e scarpe bianche, mani legate e catene ai piedi, incappucciati, bendati e disorientati. I primi ospiti del carcere di massima sicurezza di Guantánamo arrivarono a Cuba l’11 gennaio 2002 a bordo di un aereo cargo americano C-141, che li aveva caricati in parte alla base di Bagram, vicino a Kabul, e in parte a Kandahar. È iniziata così a una delle pagine più controverse della lotta al terrorismo statunitense. UN CARCERE UMANO MA NON CONFORTEVOLE - Il campo di prigionia aprì i battenti proprio quello 11 gennaio 2002, sotto l’amministrazione Bush che, nell’ambito della sua strenua caccia ai terroristi, aveva deciso di riservare ai pericolosissimi combattenti afgani un carcere di massima sicurezza tutto loro. La prigione, conosciuta anche con il nome di Camp Delta o Camp…