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Dichiarazione Balfour, i 100 anni del documento coloniale più discusso di sempre

Le radici del conflitto Israelo-palestinese hanno origini remote; alcune correnti storiografiche contemporanee vorrebbero ricondurle al 1948 (per Israele anno della liberazione nazionale; per i Palestinesi della Nakba, tragedia) eludendo le responsabilità esterne. La situazione che, infatti, permise la crescita e lo sviluppo di tale conflitto, va ricercata a molti chilometri di distanza, lontano dai paesaggi desertici del Negev e dalla cittadella fortificata di Gerusalemme. Il 2 novembre 1917 in una ridente isola europea, tra i salotti della Camera dei Lords, un giovane e promettente nobile inglese, Lord J. Balfour, tenne un discorso che sarebbe passato alla storia come scintilla primordiale del secolare focolare bellico. Tale documento, che impegnava pubblicamente la corona britannica nella ricostruzione della casa nazionale ebraica in Palestina, lungi dal rappresentare un mero appoggio diplomatico, celava intenzioni e…
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I cristiani stanno davvero abbandonando il Medio Oriente?

Nelle settimane scorse si è parlato molto, sui social media, di un articolo scritto da Maria Abi-Habib per il Wall Street Journal, dal titolo “Christians, in an Epochal Shift, Are Leaving the Middle East”. Qui potete leggerlo integralmente. Il pezzo tratta numerosi problemi, ma la sua tesi centrale può essere sostanzialmente riassunta nel titolo. Non intendo criticare il messaggio in sé. È chiaro che la percentuale di cristiani in Medio Oriente sia infatti in calo. È una affermazione palese, ma cosa aggiunge concretamente? Non molto. Non mi concentrerò dunque sull'articolo in sé, perché ciò che mi ha più allarmato è stato il seguente grafico. Penso che concordiamo tutti sul fatto che i lettori tendino a ricordare le immagini più del testo. Questo articolo ha ricevuto gran parte del proprio traffico grazie a commenti del genere:…
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Amore e identità in Fadwa Tuqan

Le sue poesie politiche sono lame taglienti, infiammate dalla rabbia, un grido che diventa collettivo e rappresentativo di un intero popolo di Francesca Trognoni* Hanno tracciato la rotta verso la vita l’hanno intarsiata di corallo, di agata e di giovane forza hanno innalzato i loro cuori sui palmi di carbone, di brace e di pietra E con questi hanno lapidato la bestia del cammino Questo è il tempo di essere forti, sii forte La loro voce è rimbombata alle orecchie del mondo e il suo eco si è dispiegato fino ai confini del mondo Questo è il tempo di essere forti E loro sono diventati forti… E sono morti in piedi Illuminando il cammino scintillanti come le stelle baciando le labbra della vita. È il 1991 quando Fadwa Tuqan, 74 anni,…
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Souf Camp, dove le donne palestinesi costruiscono il futuro

Il campo profughi di Souf si trova a pochi chilometri di distanza dalle rovine romane di Jerash, secondo polo d’attrazione turistica in Giordania dopo Petra, verso cui si dirigono ogni giorno centinaia e centinaia di visitatori. Eppure, la quasi totalità di questi ultimi ne ignora completamente l’esistenza. Dei 59 campi-profughi palestinesi riconosciuti dall’UNRWA fra Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania e Striscia di Gaza, pochi sono noti al resto del mondo, e per lo più per circostanze tragiche, come ad esempio quelle del massacro di Sabra e Shatila o del più recente dramma di Yarmouk. Tuttavia, ve ne sono altri, invece, che non hanno subito lo stesso destino di distruzione e che hanno continuato a svilupparsi, fino a diventare delle vere e proprie “città nelle città”. Il Souf camp rientra tra questi.…
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“La nostra Palestina ora è l’Europa”

di Stefano Fogliata “Sono palestinese di Haifa, nata in Siria nel campo di Yarmouk due anni dopo la Nakba”. Esordisce così Etaf Al Shora, presentandosi come figlia della “catastrofe” palestinese nel 1948 conseguente alla creazione di Israele. L’anziana donna è una dei circa 540.000 palestinesi che abitavano in Siria prima dello scoppio della guerra civile; il campo di Yarmouk, 8 km a sud di Damasco, ne ospitava circa 200.000 ed era considerato il centro politico e culturale nel paese dei rifugiati nel paese. “Nonostante le difficoltà iniziali dopo la fuga nel 1948 - prosegue Etaf-  siamo riusciti a costruirci una nuova vita in esilio. Per più di 60 anni abbiamo continuamente costruito abitazioni sopra le precedenti per poter ospitare le nuove generazioni. Tutti i mie sette figli si sono sposati…
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