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Le bugie più diffuse sulla “questione palestinese”

La fondazione dello Stato d'Israele ha provocato, nella popolazione araba, massacri, terre confiscate, proprietà devastate e centinaia di migliaia di profughi. Una ferita che continua a sanguinare da oltre 60 anni, mostrando la "questione palestinese" come senza soluzione. È effettivamente difficile vedere uno spiraglio di luce nelle tenebre che attanagliano l'area; di certo nessuna speranza può diventare realtà se continuano a essere diffuse menzogne propagandistiche. Storici e opinionisti hanno scritto chilometri di saggi e studi a tal proposito; noi ci siamo limitati a decostruire alcuni miti che vengono tramandati di generazione in generazione. 1) Tra Israele e Palestina è in corso una guerra. Nulla di più falso. Non esiste una guerra israelo-palestinese, così come non esistono due eserciti. Esiste un'occupazione militare riconosciuta come tale anche dalla Corte Internazionale di Giustizia. (continua…
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Bugia n.3: “I governi arabi sono – sempre e comunque – con i palestinesi”

È ora che cada anche questo mito. In molti paesi arabi i palestinesi (arrivati come rifugiati dopo la Nakba) non possono diventare cittadini - coerentemente con la risoluzione 1547/1959 della Lega Araba, per "preservare l'identità palestinese" - e neanche i bambini nati da genitori palestinesi  possono avere la cittadinanza, violando l'art.7 della Convenzione dei diritti del fanciullo. Se da un lato Israele nega ai profughi palestinesi il diritto al ritorno (garantito dalla risoluzione 194/1948 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite), dall'altro molti paesi arabi hanno adottato una politica di intransigenza nei confronti della questione. Lasciando i palestinesi in condizioni spesso disumane e in totale dipendenza dalle erogazioni assistenziali delle agenzie ONU. - Giordania 1967: I gazawi immigrati dopo la Guerra dei Sei Giorni non possono diventare cittadini giordani. Ancora oggi circa 165mila persone non…
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La resistenza delle donne, Gaza negli occhi di Shahd Abusalama

Shahd Abusalama è nata nel 1991 nel campo profughi di Jabalia, ma la sua famiglia è originaria del villaggio di Beit Jirja. I nonni hanno subito la pulizia etnica nel 1948; il padre invece, unitosi alla resistenza, ha speso 15 anni della sua vita in una cella. Laureata in Letteratura inglese, Shahd è una brillante blogger, disegnatrice e pittrice. Un concentrato di energia ed eleganza che porta avanti la causa del suo popolo con grande determinazione e sensibilità. Anche per motivi famigliari, quello dei prigionieri in Israele è un tema che senti molto. Ce ne vuoi parlare? Mio padre è solo un esempio. Da quando i sionisti hanno occupato le nostre terre sono stati centinaia di migliaia i cittadini palestinesi rinchiusi - e persino morti - nelle prigioni israeliane. Per…
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Cisgiordania, la vita nei campi profughi e l’incubo di Balata

«I rifugiati palestinesi sono persone il cui normale luogo di residenza era la Palestina tra il giugno 1946 e il maggio 1948, che hanno perso tanto le loro abitazioni quanto i loro mezzi di sussistenza come risultato della Guerra arabo-israeliana del 1948» UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente) Quando si arriva in Cisgiordania e si conosce la realtà dei campi profughi si capisce che, al contrario di campi nati da poco (ad esempio Za’atari in Giordania), quelle che erano una volta tendopoli sono ora sobborghi trascurati alle periferie della città, quartieri spesso malandati e con poche strutture essenziali (sanitarie, scolastiche e di fornitura di beni di prima necessità), che mantengono lo status di campo profughi e aiuti da parte di…
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Le poesie più belle di Mahmoud Darwish

POETA STRANIERO IN TERRA PROPRIA - Mahmoud Darwish, scrittore palestinese considerato tra i maggiori poeti del mondo arabo, ha raccontato l'orrore della guerra, dell'oppressione, dell'esilio (al-Birwa, suo villaggio natale, è stato distrutto dalle truppe israeliane durante la Nakba e ora non esiste più, né fisicamente né sulle cartine geografiche). Fuggito in Libano con la famiglia, per scampare alle persecuzioni sioniste, tornò in patria (divenuta terra dello Stato d'Israele) da clandestino, non potendo fare altrimenti. La sua condizione di "alieno" e di "ospite illegale" nel suo stesso paese rappresenterà uno dei capisaldi della sua produzione artistica. ARRESTI ED ESILIO - Arrestato svariate volte per la sua condizione di illegalità e per aver recitato poesie in pubblico, Mahmoud - che esercitò anche la professione di giornalista - vagò a lungo, non avendo il…
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