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I minori non accompagnati e l’inferno bulgaro

di Maria Cheresheva - dvenik.bg "Non c'è vita per noi - né a Bagdad, né altrove. Lo Stato islamico stupra le ragazze e le costringe a convertirsi all'islam. Hanno già preso più di 500 ragazze. Era diventato insopportabile. Ho abbandonato la scuola e sono fuggita". Inizia così la storia della 17enne irachena Asma*, della minoranza yazida. Asma è stata sistematicamente perseguitata dall'ISIS in Iraq e in Siria. La storia continua in stile cinematografico: la ragazza, insieme alla sorellina minorenne, attraversa illegalmente i confini turchi, bulgari e serbi. Viene rinchiusa per quattro giorni dai trafficanti vicino al confine bulgaro-turco, teme di essere abusata sessualmente. Viene respinta dalla Serbia verso la Bulgaria, poi dalla Bulgaria alla Turchia. All'inizio del 2016 finisce in un centro di detenzione per gli stranieri in Bulgaria. Asma è uno dei tanti minori non accompagnati che il team del…
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Ajdabiya, la bilancia libica

di Alessandro Pagano Dritto - @paganodritto   Ora che la battaglia contro lo Stato Islamico a Sirte sembra potersi risolvere a favore della coalizione guidata da Misurata e dalla Capitale e Tobruk sembra poter vincere contro il Consiglio dei Rivoluzionari della Shura di Bengasi grazie al Generale Khalifa Hafter, i più delicati equilibri politici libici potrebbero giocarsi in una terza, meno nota città: Ajdabiya, feudo di Ibrahim Jathran.   Quando si parla di Libia, l'attenzione internazionale è probabilmente puntata oggi quasi totalmente sulla città costiera di Sirte, dove dal maggio 2016 le truppe leali al Consiglio Presidenziale di Fayez Serraj hanno mosso guerra allo Stato Islamico. L'attenzione è certo giustificata. Da un punto di vista geopolitico è difficile credere infatti che gli autori della sconfitta - che parrebbe imminente, secondo…
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Brexit con gli occhi dei migranti

di Sarah Lazare* “Questa mattina mi sono svegliata e ho pensato 'cosa è successo a casa mia?'. Carolina Gottardo, direttrice del Latin-American Women's Rights Service, con sede a Londra, ha così commentato i risultati del referendum. "Mio figlio di 8 anni mi ha detto 'Mamma, quando dobbiamo tornare in Colombia?'. I miei figli sono britannici, hanno passaporto britannico ma l'esito del referendum li ha lasciati terrorizzati. Li ha lasciati con dei sentimenti negativi, col senso di non appartenenza. Non hanno capito perché il posto che considerano casa ha fatto qualcosa del genere". Gottardo è soltanto una degli innumerevoli rifugiati e migranti che vivono nel Regno Unito a sentirsi annaspare per la vittoria dell'estrema destra. La campagna per uscire dall'Unione Europea si è focalizzata sul razzismo, sulla xenofobia e sull'islamofobia. Non bisogna dimenticare il poster…
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Muhammad Ali, alla ricerca dell’uomo dietro al mito

Martire o traditore, spaccone antisportivo o speranza delle masse, musulmano icona dei diritti dei neri o fanatico anti-integrazione, avido o generoso, odiato e amato: ritratto dell'uomo dietro alla più grande leggenda nella storia dello sport mondiale di Ellis Cashmore Il 2 ottobre del 1980, Muhammad Ali, 38enne, e Larry Holmes, campione mondiale dei pesi massimi, entrarono in un'arena temporanea costruita presso il Caesar's Palace di Las Vegas. Un pubblico di quasi 25.000 persone aveva pagato 5.766.125 dollari, un record per quei giorni. "Non è stata una lotta; è stata una esecuzione", scrisse il biografo di Ali, Thomas Hauser. Dopo dieci giri disgustosamente unilaterali, l'allenatore di Ali, Angelo Dundee ne chiese il ritiro. L'aiutante e confidente di Ali, Bundini Brown supplicò: "Un altro giro". Ma, Dundee gli urlò: "Vaffanculo! No! La partita è finita". In…
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 La voce delle donne sufi in Senegal

di Ali Colleen Neff, antropologa Dakar è una città florida. Dalla soglia del mio appartamento nella Medina, riesco a sentire la vita della città pulsare dalle sue alte mura di mattoni di fango, elevarsi dalle sue strade, propagarsi dai suoi altoparlanti. Le cinque chiamate quotidiane alla preghiera, pronunciate da centinaia di muezzin locali durante le ore sante, si fondono con i vibranti suoni dei mercati all'aperto. Questa città trabocca di voci. Ogni interazione nella cultura Senegambiana, soprattutto nell'affollato contesto urbano, richiede una speciale "danza comunicativa": un saluto ai parenti, una trattativa, una formalità, un commento spiritoso, una risata, un elogio, una benedizione. Le attività fonografiche qui a Dakar sono intrecciate ancora di più nella musica e nel canto che, in questa città di suoni, si sovrappongono tra loro in ogni angolo, poliritmicamente. Vivendo e lavorando qui, riesco a distinguere…
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