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Vito Fiorino, pescatore eroe contro la mattanza dell’indifferenza

Il 3 ottobre 2013 Vito Fiorino salva 47 migranti con il suo peschereccio, mettendo a rischio la sua stessa vita. È la notte della "mattanza": muoiono 368 persone, una delle peggiori stragi del Mediterraneo. Sei anni dopo, Vito continua la sua battaglia contro chi ha permesso e permette le morti in mare. Senza guardare in faccia a nessuno. Nella notte tra sabato 5 e domenica 6 ottobre, a sei miglia da Lampedusa, sono state recuperate le salme di 13 persone, tutte donne, alcune incinte. Appena tre giorni prima nell'isola si ricordava la strage del 3 ottobre 2013, in cui avevamo perso la vita 368 migranti. Politici, istituzioni, gente comune e addetti ai lavori dicevano all'unisono "mai più morti in mare". Parole evidentemente buttate al vento. Nel consueto cacofonico chiacchiericcio post…
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Afro-Napoli United: un goal per l’integrazione

Nasce nel 2009 la società dilettantistica che unisce sport, inclusione sociale, solidarietà e antirazzismo. La prima squadra è composta da ragazzi napoletani e molti ragazzi africani. Ripercorriamo storia e successi con il vicepresidente Francesco Fasano. Lo sport da sempre rappresenta un fiore all'occhiello dell'inclusione sociale. Tramite gli sport sono nate molte storie di integrazione, di solidarietà e di amicizia. Lo sport è sinonimo di unione, di famiglia e da sempre combatte il razzismo (e quei pochi imbecilli che troppo spesso finiscono sulle pagine della cronaca). Da otto anni, in Campania, una società interpreta al meglio questi fondamenti. Parliamo di calcio, parliamo dell'Afro-Napoli United, una società dilettantistica fondata nel 2009 grazie all'idea dell'attuale presidente Antonio Gargiulo e del vicepresidente Francesco Fasano, che ci ha dato la possibilità di raccontarne la storia.…
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Shaheen, vita di un giovane (ex) talebano

Shaheen è un giovane richiedente asilo arrivato in Svezia dall'Afghanistan. Sin da bambino è stato addestrato in Pakistan per diventare un soldato talebano, vivendo recluso in una madrasa. Ora rischia di essere espulso. In Afghanistan c'è una taglia su di lui, lo aspetta morte certa. i chiamo Shaheen e sono stato addestrato in Pakistan per diventare un soldato talebano. Quando avevo 15 anni mi è stato detto che ero pronto per uccidere i nemici: soldati americani, europei e afgani. Ma non volevo, così sono scappato. Questa è la mia storia.   Quando avevo dieci anni sono stato costretto ad unirmi ai talebani. Mio padre era morto e suo fratello - mio zio - mi ha obbligato a lasciare la città afgana di Jalalabad, dove ero nato e cresciuto, per essere istruito…
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“Mio padre è condannato a morte perché è un giornalista indipendente”

Il caso di Yahya Abdul Raqeeb Al-Jubaihi è un pericoloso spartiacque. Per la prima volta un giornalista indipendente yemenita è stato condannato a morte dai ribelli houthi, che controllano la capitale Sana'a. È accusato di essere al soldo dei sauditi, che da marzo 2015 bombardano il paese. "Una menzogna totale". La figlia Bushra non ha dubbi: contro il padre c'è un disegno ben preciso che mira a sradicare il giornalismo indipendente dalla città. "La verità è che mio padre ha rifiutato di lavorare per gli houthi, sotto dettatura, come avrebbero voluto. Al contrario, ha scritto molti articoli critici, per giornali locali e internazionali, sul modo in cui le forze rivoluzionarie governano la città e sulla fame di potere di alcuni di loro". Bushra non parla con il padre dal primo settembre…
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Alla ricerca di Arlecchino

La storia e i misteri della celebre maschera di Arlecchino si intersecano con la tradizione della famiglia Sartori in un percorso di ricerca tra scultura e storia della maschera teatrale. Amleto Sartori (1915-1962), mio padre, scultore ritenuto non a torto il novello reinventore della maschera dei tempi moderni, visse tra le due guerre. Antifascista, la sua compagna Miranda Ancona era di origine ebraico-ortodossa, subì le conseguenze razziali e appartenne ai movimenti di liberazione. Subito dopo la seconda guerra, durante il momento di recupero socio-culturale post-bellico, venne chiamato dal teatro dell’università di Padova, diretto dal regista Gianfranco De Bosio, per studiare e realizzare il recupero della maschera nel teatro, scomparsa da oltre due secoli. Qui avvenne una serie straordinaria di coincidenze storiche: la prima è che quasi contemporaneamente alla fine dell’incubo bellico…
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